La Lega dice che non c’è alcun veto, nessuno sostiene di volersi mettere di traverso. Eppure i dubbi sulla nomina di Stefano Bonaccini a commissario alla ricostruzione post-alluvione in Emilia-Romagna sono sempre lì. Di più: il centrodestra ripete che di non nutrire “no” a prescindere eppure in consiglio regionale ha votato contro una mozione del Pd, approvata con i voti della maggioranza e del M5s, nella quale si chiedeva al governo di nominarlo. Dopo l’intervento del presidente in aula, sono arrivati, infatti, i voti contrari di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Rete civica. Se non una mossa che ha fatto venire allo scoperto le reali intenzioni della coalizione che dovrà scegliere l’uomo incaricato di rimettere in sesto le zone alluvionate, poco ci manca.

Dopo i primi 2 miliardi di euro stanziati, la prossima partita sarà proprio questa scelta. Mercoledì ha preso quota l’ipotesi di un tecnico ‘esterno’, anche se resta ancora sul tavolo la candidatura di Bonaccini. Sul quale, però, peserebbero le perplessità della Lega, seppur smentite dal Carroccio, ma anche quelle di Fratelli d’Italia. “La Lega, a tutti i livelli, è impegnata per risolvere i problemi e auspica che la nomina avvenga al più presto”, sostengono dal Carroccio. Eppure continua il tergiversare. La nomina, come hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi, non finirà neanche sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri dedicato all’alluvione e in programma giovedì dopo la visita della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che sarà accompagnata dalla premier Giorgia Meloni nelle aree più colpite.

Il ‘no’ a Bonaccini, spiegano fonti all’Adnkronos, sarebbe legato a questioni soprattutto tecniche: “Siamo di fronte a fenomeni atmosferici che si stanno estendendo. Le tempeste non conoscono confini geografici e vanno a colpire anche altre Regioni come Marche e Toscana: come si fa a nominare Bonaccini commissario, a quel punto?”, l’interrogativo che rimbalza all’interno del governo che si appresta, proprio giovedì, a varare aiuti anche in favore delle Marche governate dal meloniano Francesco Acquaroli. E appare remota anche la possibilità di nominare tre commissari diversi, uno per ogni Regione interessata dall’emergenza.

Si era fatto il nome di Galeazzo Bignami, sottosegretario di Fdi alle Infrastrutture, ma – secondo quanto si apprende – sarebbe lo stesso Bignami a non apparire convinto di questa soluzione. Il ragionamento che si fa all’interno di Fdi e di una parte della maggioranza esclude l’ipotesi di un commissario ‘politico’: “Non si può imporre un nome di partito che stia bene sia ad Acquaroli che a Giani”. Escluso il nome politico, bocciata l’ipotesi dei tre commissari, la soluzione che, allo stato attuale, appare come la più probabile è quella del tecnico ‘esterno’. Nomi sul tavolo per ora non ci sono: “Serve una persona con capacità amministrativa e ottima gestione della burocrazia, dotata di problem solving. Che abbia conoscenza dei fenomeni idrogeologici e degli eventi alluvionali”. L’identikit è chiaro, ma sul nome la maggioranza di Giorgia Meloni per ora naviga ancora a vista.

Anche se Bonaccini, proprio in Consiglio regionale, ha subito messo in chiaro la sua idea: “Come commissario in genere viene nominato un presidente di Regione, come dicono colleghi del centrodestra come Zaia, Occhiuto, Toti. Della polemica politica non me ne frega nulla, io voglio che vengano aiutate le persone che hanno subito danni devastanti, il prima possibile. Chi ha la responsabilità di rifondare lo faccia per dare mano a gente disperata. Il problema non è Stefano Bonaccini. Bisogna occuparsi della Romagna, non degli equilibri politici delle nomine”. E ha avvisato: “Servono risorse nell’immediato per ricostruire le strade, bloccare le frane, ripristinare gli argini. Bisogna fare queste cose prima dell’autunno, altrimenti non un evento straordinario ma uno ordinario ci metterà nei guai. Con questi tempi e questi livelli di dettaglio è possibile che queste opere possano essere progettate, appaltate e realizzate da un commissario a Roma?”.

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