Per gentile concessione dell’editore (Compagnia editoriale Aliberti), pubblichiamo un’anticipazione in esclusiva
Per gentile concessione dell’editore (Compagnia editoriale Aliberti), pubblichiamo un’anticipazione in esclusiva.
LA CORSA: UN MITO DA SFATARE
La corsa, mie care e miei cari, è il primo sport perché lo sport, checché se ne dica, è la grande metafora che incombe sopra di noi come incombeva, sopra Sua Altezza Reale il ragioner Ugo Fantozzi, la mitica nuvola dell’impiegato. La grande e sempiterna metafora dello sticazzi! «Sticazzi la vita fatta di stenti e di raccolta!», ci ammonisce il nostro caro avo troglodita, «Io me la batto via! Sticazzi moglie, prole e ammennicoli familiari! Io me ne vado una caverna un po’ più in là, dove sono tutti incensurati e tutte illibate!»
La corsa come epitome dello sport, e lo sport visto come la più grande forma di vigliaccheria e fuga dalle responsabilità, per incontrare infine sé stessi. Questo è quanto, e dal momento che so come voi siete dure e duri di comprendonio, ora sprofondate sulla vostra poltrona più morbida e lisa, o dovunque siate comodi, così vi spiego per bene tutto il grande abbaglio che c’è intorno allo sport senza dimenticare, e anzi passando attraverso il, wellness! Perché diciamocela tutta e subito, così ci caviamo il dente: a nessuno di noi piace faticare per stare in forma. Gli sport sono nati per caso, e sotto effetto di sostanze dopanti, ricreative, e niente hanno a che vedere con colesterolo, ossigenazione del sangue, girovita, sistole, diastole ed extrasistoli. A noi piace vederci bene, essere visti bene, non stare bene. Sticazzi le diete cheto e a zona! Sticazzi il sudore strizzato via da una panciera, e sti gran cazzi il plank! Lontano parente della Vergine di Norimberga.
Anche tutta quella storia che c’è dietro la maratona, con il povero soldato che corre più di quaranta chilometri dall’omonimo luogo dello scontro e della vittoria degli Ateniesi, contro i Persiani di Dario, fino ad arrivare ad Atene solo per poter dire: «Ehi, abbiamo vinto!» e stramazzare morto a terra. Ma chi ci hai mai creduto? Io me lo immagino Filippide, questo era forse il nome del soldato, sbattersene di Atene, Dario, la gloria e la vittoria e andarsene via correndo prima ancora che la battaglia fosse finita. «Sticazzi la patria! Quel Dario non me la conta giusta, e gli Ateniesi sono messi davvero male, io me la batto!» e allora via di corsa verso l’appena vituperata e disertata patria a trovare rifugio. E già che c’era, mentre correva ha pensato: «Sticazzi come sono andate le cose! Io dico che ha vinto Atene, anche con lo zampino di Sparta, e li accontento! Così qualche onore lo danno anche a me per l’annuncio, e di certo mi lavano e rifocillano.»
Solo che Filippide ha tirato troppo la corda e appena data la notizia a chi di dovere, ci ha lasciato le penne. Per carità, ci ha guadagnato gloria imperitura ma così su due piedi, appena morto, non è che puoi goderti la gloria che ti sarà tributata. Sei morto, sticazzi la gloria. Ma la situazione non si sposta più di tanto. Correre è la disciplina più antica al mondo, non ci piove. E tutti hanno corso per darsela a gambe e fuggire dalle proprie responsabilità, sticazzi famiglia e patria.