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Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: ‘Voto sulla commissione d’inchiesta fermo al Senato? Forse c’è chi non vuole rovinare rapporti col Vaticano’. A La7

Dopo l’approvazione unanime della Camera lo scorso 23 marzo, a distanza di due mesi l’iter sulla istituzione di una commissione d’inchiesta in merito alla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori è ancora arenato al Senato. Tutto parte da un emendamento del senatore di Fratelli d’Italia Costanzo Della Porta, finalizzato a ridurre a due anni la durata del nuovo organismo parlamentare d’indagine, anziché per tutta la legislatura. Sempre tra le file di Fratelli d’Italia si è poi distinto il senatore Marco Lisei, che lo scorso 16 maggio, a seguito della riapertura del fascicolo sul caso Orlandi da parte della Procura di Roma, ha chiesto “audizioni informali”.
Ed è infatti notizia di oggi, mercoledì 24 maggio, che il Senato, prima di procedere al voto sull’istituzione della Commissione, ha accolto la proposta di Lisei e convocherà alla commissione Affari Costituzionali per il prossimo 6 giugno l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, la legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, il promotore di giustizia in Vaticano Alessandro Diddi, il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi e il giornalista de La7 Andrea Purgatori.

Sul rallentamento del via all’organismo di indagine, martedì sera è intervenuto a Dimartedì (La7) Pietro Orlandi, che così ha commentato: “Alla Camera c’è stato quel grande entusiasmo e rapidamente la proposta è stata votata all’unanimità. Mi hanno addirittura detto che al Senato sarebbero stati ancora più veloci. E invece non è stato così. La richiesta delle audizioni sinceramente non l’ho capita”.

È surreale – ha sottolineato Andrea Purgatori – Praticamente con queste convocazioni bisognerebbe fare un’istruttoria finalizzata a capire se effettivamente la commissione d’inchiesta ha un senso oppure no. Una roba che non si è mai vista“.

Pietro Orlandi ha aggiunto: “Alla Camera Fratelli d’Italia e altri esponenti della maggioranza avevano espresso la volontà dell’istituzione di questa commissione. Per questo motivo resto stupito del fatto che il Parlamento voglia chiedere chiarimenti alla Procura. Se quindi la Procura prende una strada, vuol dire che il Parlamento si fa da parte? Secondo me, Procura e Parlamento sono due soggetti completamente indipendenti. Prima avevo totale fiducia nel fatto che il Parlamento – spiega – alla fine potesse andare a indagare sulla scomparsa di Emanuela, tanto è vero che ho detto più volte: ‘Non vedo più nei confronti del Vaticano quella sudditanza psicologica che c’era sempre stata’. In questo momento mi sembra che quella sudditanza sia un po’ tornata“.

Orlandi accenna all’incontro mancato con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che lo aveva convocato per il 26 aprile in occasione del sit-in previsto a Piazza del Campidoglio per il quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela. Ma quell’incontro non c’è mai stato, a causa delle polemiche esplose per le dichiarazioni di Orlandi a Dimartedì.

Pietro Orlandi conclude amaramente: “Non so se c’è qualcuno che non vuole rovinare i rapporti con la Santa Sede. Questo non lo so“.