Sarebbe stata la fidanzata a spingerlo violentemente contro la porta a vetri al culmine di una lite: sarebbe morto così il 16 aprile del 2020, Giorgio Simone, 28 anni, nella sua abitazione vicino a Rivergaro, in provincia di Piacenza. Inizialmente la vicenda sembrava essere stata una tragica fatalità, destinata a chiudersi senza un colpevole. Ma la famiglia della vittima – un operatore socio sanitario originario di Montesano Salentino – ha presentato una denuncia e una perizia tecnica a cura della criminologa Isabel Martina, nel tentativo di ricostruire l’accaduto. All’inizio dell’inchiesta sembrava che la morte del giovane fosse stata causata da un incidente, con il salentino che avrebbe tirato un calcio alla porta durante una lite con la fidanzata, finendo per tagliarsi accidentalmente.

Ma secondo l’accusa, sarebbe stata invece la fidanzata a spintonare il 28enne con violenza durante il litigio, facendolo cadere contro la porta a vetri, che, andata in frantumi, gli recise l’arteria poplitea, dietro l’articolazione del ginocchio, provocandone la morte per dissanguamento (secondo le ricostruzioni il salentino in quel momento indossava soltanto un paio di calzini e la superficie del pavimento era molto scivolosa). A questo si sarebbe aggiunto – sempre secondo i pm piacentini – il ritardo nei soccorsi, intervenuti con lentezza. A detta dell’accusa non sarebbero state nemmeno praticate tutte le procedure salvavita richieste dall’occasione e in particolare le prescrizioni del protocollo Ares del 118, che prevede di esercitare la compressione sulla zona di emorragia, evitando la fuoriuscita di sangue.

La Procura di Piacenza ha iscritto dunque nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale quella che all’epoca era la compagna e convivente del28enne, un’infermiera piacentina, e per omicidio colposo e lesioni colpose anche cinque sanitari del 118 intervenuti durante i soccorsi.

Foto tratta dal profilo Facebook ufficiale di Giorgio Simone

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