L’attuazione del Pnrr dell’Italia sconta “crescenti rischi di ritardi“. La conferma arriva dalla Commissione europea, che nelle raccomandazioni specifiche per l’Italia pubblicate mercoledì sottolinea come sia necessario “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano”. Per il resto, Bruxelles mette nel mirino l’andamento dei conti pubblici (Italia, Francia e Finlandia non soddisfano il criterio del debito), la delega fiscale che non prevede la riforma del catasto, indispensabile per la Ue, e la scarsa crescita della capacità produttiva da energie rinnovabili mentre “la quota dei combustibili fossili nel mix energetico resta significativa”. Il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni presentando le raccomandazioni ha gettato acqua sul fuoco dicendo che “stiamo ultimando la nostra valutazione sulla terza rata ma questo non significa che il piano in sé sia in ritardo”. Quindi tutto bene? No, perché Roma come è noto non ha ancora presentato l’attesa proposta di modifica del Piano. Dovrebbe farlo “entro fine giugno, se non vuole che le rate dei pagamenti previsti quest’anno slittino”, ha avvertito Gentiloni.
“La realtà ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione nel mese di giugno e una quinta nel mese di dicembre”, ha ricordato il commissario. “E’ chiaro che per mantenere questo ritmo, bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifica avvenga il prima possibile, perché è difficile farla dopo giugno, se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilite”. Ovviamente “sono decisioni che prenderà il governo italiano e che non hanno minimamente dei profili di illegittimità formale” ma “è un problema sostanziale, per una sfida importantissima a cui la Commissione tiene molto”. Il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto ha dato tempo fino a oggi ai ministeri per inviare le proprie idee. “Stiamo sottolineando l’importanza che i Paesi rivedano i piani con il capitolo del RePowerEu e possono adeguare i piani alle circostanze, soprattutto quella dell’inflazione”, ha aggiunto il vice presidente Valdis Dombrovskis.
Gli squilibri – L’Italia soffre di “squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, sebbene vi siano stati alcuni miglioramenti, persistono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze nei mercati finanziari, che hanno rilevanza transfrontaliera”, ribadisce la Commissione. “Le vulnerabilità di lunga data dell’Italia si sono leggermente attenuate negli ultimi anni ma rimangono significative e non si prevede che si risolveranno rapidamente. La persistente bassa crescita della produttività è stata un fattore chiave alla base della prolungata debole crescita economica dell’Italia, che rallenta la riduzione dell’indebitamento pubblico, intacca le opportunità di lavoro e incide sui bilanci delle banche”. Sono stati fatti “alcuni progressi” nelle politiche mirate a correggere gli squilibri, osserva l’esecutivo Ue, ma “sono necessari sforzi sostenuti e l’attuazione del Pnrr resta la priorità fondamentale, dato che contiene ampie riforme e investimenti significativi“.
Il Pnrr – L’attuazione del Pnrr dell’Italia è “in corso”, ma “con crescenti rischi di ritardi”, sottolinea la Commissione. Finora il nostro Paese ha ricevuto 42 miliardi di euro per le prime due rate, mentre la terza richiesta è tuttora oggetto di valutazione. Il piano ha “natura temporanea” e scade nel 2026, quindi l’Italia dovrebbe “rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale”. Resta “cruciale identificare potenziali ritardi” e problemi di attuazione in tempo, in modo da poterli “affrontare” in tempo utile. La Commissione Ue raccomanda all’Italia di “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano per la ripresa e la resilienza”. Al Paese chiede quindi di “completare rapidamente il capitolo RePowerEu al fine di avviarne rapidamente l’attuazione” – tutti gli altri maggiori Stati l’hanno fatto – e di “procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione”.
Il fisco – Attuando la riforma del fisco, che dovrebbe affrontare “fragilità di lunga data” abbassando il carico sul lavoro, è “cruciale preservare la progressività del sistema, ridurne la complessità, aumentare gli incentivi per il lavoro, rafforzare la tax compliance e assicurare che sia neutrale per il bilancio”, sottolinea la Commissione. Inoltre “importante” affrontare alcune “sfide” per l’Italia che “non sono incluse” negli attuali progetti di riforma, “in particolare gli estimi catastali che sono largamente superati e che servono come base per calcolare le imposte sugli immobili”.
I conti pubblici – Per la Commissione Ue il criterio del deficit non è soddisfatto dall’Italia e da altri 13 Paesi, tra i quali anche Germania e Francia. Il criterio del debito non è soddisfatto da Francia, Italia e Finlandia. La Commissione “proporrà al Consiglio di avviare procedure per disavanzo eccessivo nella primavera del 2024 sulla base dei dati di consuntivo per il 2023″. L’Italia “dovrebbe tenerne conto nell’esecuzione del suo bilancio 2023 e nella preparazione del documento programmatico di bilancio per il 2024”, scrive la Commissione. Il disavanzo è sceso dal 9% del pil nel 2021 all’8% nel 2022, mentre il debito è sceso dal 149,9% del pil alla fine del 2021 al 144,4% alla fine del 2022. Per mettere il debito su un percorso “saldamente” in calo occorre un approccio “multiplo”, che si basi su politiche di bilancio “prudenti”, con “adeguati avanzi primari”, riforme ed investimenti “favorevoli alla crescita”, una maggiore compliance fiscale, oltre ad un “uso efficiente” delle risorse nazionali e Ue. Il costo del sostegno di emergenza agli alluvionati dell’Emilia Romagna “sarà preso in considerazione nelle prossime valutazioni di conformità e sarà in linea di principio considerato una misura una tantum e temporanea“.
La dipendenza da energie fossili – La Commissione europea raccomanda all’Italia di “ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Snellire le procedure autorizzative per accelerare la produzione di energia rinnovabile aggiuntiva e sviluppare le interconnessioni elettriche per assorbirla“. All’Italia l’esecutivo chiede poi di “aumentare la capacità di trasporto interno del gas per diversificare le importazioni di energia e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento”, oltre ad “aumentare l’efficienza energetica nei settori residenziale e aziendale, anche attraverso regimi di incentivi più mirati, rivolti in particolare alle famiglie più vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori”. La Ue raccomanda quindi all’Italia di “promuovere la mobilità sostenibile, anche eliminando le sovvenzioni dannose per l’ambiente e accelerando l’installazione delle stazioni di ricarica”.