Cinema

Nanni Moretti, il messaggio “in ginocchio” al produttore Procacci per integrare quattro volte la scena della parata finale del Sol dell’Avvenire

di Anna Maria Pasetti

Ottavo film in gara al Festival di Cannes. Consecutivamente. Un veterano. “Ma l’emozione c’è sempre, intatta”. Nanni Moretti non può prescindere dall’essere protagonista, davanti, dietro e “a latere” dello schermo. Laddove per latere s’intendono gli incontri con la stampa. Mai banali. Soddisfatto delle oltre 500mila presenze in sala per il suo Il sol dell’avvenire uscito il 20 aprile e stasera in premiere ufficiale al concorso sulla Croisette, Moretti irrompe con delle scuse e relativi saluti “Silvio Orlando non c’è, è a Ventotene che gira con Virzì, vi saluta”. Fine del messaggio, ove non è difficile trovare il sottotesto ironico (“ha preferito rimanere a Ventotene con Virzì che a Cannes con me!”). Ma è chiaro si tratti di interpretazioni. Rilassato e visibilmente felice, in costante duetto con Margherita Buy che invece vorrebbe nascondersi (già lo fa sotto scuri occhiali da sole) e che evita di parlare del suo esordio da regista con Volare, il Nanni nazionale coglie l’occasione per sciorinare ricordi, aneddoti, riflessioni in ordine sparso. Insieme a lui oltre a Buy, anche Barbora Bobulova e Mathieu Amalric.

“Sapevo che il Sol dell’avvenire era un film in cui mi mettevo a nudo, un film pieno di cose, seppur corto. Mi ha fatto molto piacere sapere che ci sono stati alcuni registi giovani a cui questo mio film ha dato energia, fiducia in quello che si può fare con il cinema, e questa è una cosa che mi ha colpito molto. Perché succede anche a me, da spettatore, quando un film mi colpisce mi vien voglia di lavorare, di scrivere una scena, un personaggio, inventare una storia nuova”. E tale energia rinnovata si concretizzerà per Moretti proprio al compimento del suo 70° compleanno il prossimo agosto “farò il mio primo spettacolo teatrale, torno esordiente”.

Amatissimo in Francia, con la conferma benedicente di Amalric (“Nanni ha contribuito alla mia costruzione come essere umano prima di tutto. Ha avuto la capacità di filtrare la sua filosofia attraverso il cinema da oltre 15 anni, grazie al suo cinema ho capito il mio posto nel mondo, mi sono sentito meno solo in questo mondo violento in cui viviamo, comprendendo che c’è un modo più tenero a condizione sia raccontata con molto umorismo. E questo è Moretti. Ed è parte di tutto il grandissimo amore che la Francia porta verso di lui”), Moretti ricorda il suo lungo percorso a Cannes dove venne la prima volta con Ecce Bombo nel 1978 (“Avevo una giacca gialla a quadretti presa in un negozio dell’usato. La proiezione si tenne sul lungomare dalla parte degli alberghi, nel vecchio palazzo. Ma non c’erano obblighi di dress code, ero io con qualche attore. Eravamo totalmente inconsapevoli”).

“Poi la consapevolezza è arrivata con Caro Diario, il mio primo premio ottenuto qui” continua il cineasta. “Quell’anno c’era Clint Eastwood presidente di giuria, ho scoperto si ricorda ancora della mia vespetta! E poi chiaramente La stanza del figlio”. Ma Nanni non è mai completamente soddisfatto, “guai, se lo fossi. Ogni tappa è provvisoria”. Con un film così centrale per la persona/personaggio-Moretti, il regista ricorda anche l’importanza dell’utopia, “ce n’è sempre bisogno, serve guardare avanti, altrimenti è finita”. E per lui, che è inconsapevolmente entrato nel lessico popolare d’Italia (“Non è che quando le scrivo penso che le mie frasi resteranno scolpite nelle generazioni. Più passa il tempo e più fatico a teorizzare sulle mie scelte di lavoro”) a contare sono sempre gli aneddoti, il sale della vita. Così sciorina “alla Moretti” il racconto di come è nato il finale del film: “In sceneggiatura avevano scritto la parata finale nella mescolanza tra una circense e una manifestazione, il tutto in costumi anni ’50. La parata si doveva tenere in via dei Fori Imperiali. I produttori, che ringrazio, prendono sul serio, mi bloccano la location, giriamo per due giorni una scena non semplicissima con persone ed elefanti, ne esco contento. Passa il tempo, mi vengono altre idee per la parata finale. Chiamo Procacci perché volevo inserirvi anche gli altri attori del Sol dell’Avvenire. “Ah, ma dobbiamo tornare lì?” Reagisce Domenico, che acconsente. Mettiamo la scena in coda alle riprese lunedì 21 giugno: convoco tutti quanti, e lì mi è venuto in mente di salutare in macchina. Comincio a montare, durante l’estate. “Bella questa scena. – penso – però perché ci sono solo questi attori? Perché non anche gli attori dei altri miei film?” Richiamo Procacci. “Perché non inseriamo anche gli altri?” “Ah, emozionante! Ma dobbiamo tornare lì?” Replica lui. “Sì”, dico io. Allora monto il film con tanti dei miei ex attori. Torno a casa contento, tutto fatto, ringrazio ancora. E lui mi richiama “Abbiamo finito?” “Sì”, rispondo. A un certo punto mi accorgo che mancava Giulia Lazzarini. Ma porca miseria perché non ho chiamato Giulia Lazzarini? Dopo due giorni, scrivo un messaggio a Procacci in ginocchio e chiedo la possibilità di integrare il finale. Dopo un minuto mi arriva un suo sms “Ti confesso per un attimo c’ero cascato!” “Ma non è uno scherzo”, dico io. Lui dopo 7 ore mi riscrive, “Davvero non scherzi?”. E così sono tornato a girare e si sono aggiunti anche gli altri”. Ecce Nanni Moretti.

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