Susanna Tamaro contro Giovanni Verga. E sui giornali un’opinione personale, e vivaddio sincera, finisce in rissa. In un incontro tenutosi giovedì 18 maggio, quasi una settimana fa, nel giorno di apertura al Salone del Libro di Torino 2023, la 65enne scrittrice triestina ha partecipato ad un panel intitolato Avventure com’erano una volta, uno degli incontri dedicati agli under 18. Con lei sul palco per presentare il proprio libro per ragazzi Tutti abbiamo una stella (Piemme) erano presenti Eros Miari e Andrea Polesini. Ad un certo punto, durante l’incontro, mentre si parlava della passione che i ragazzi hanno – più o meno – nel leggere, Tamaro ha affermato: “Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro. Cose moderne, contemporanee o no ma che sono adatte per i ragazzi. Non si può far leggere Verga, lo odiavo già io alle medie. Basta”. Insomma, alzi la mano chi tra medie e superiori non ha avuto la propria bestia nera (o bestie). Padron ‘Ntoni e Bastianazzo a parte, abbiamo visto gente fuggire al solo frusciare di suole di Renzo e Lucia, oppure chiedere impellente uso del bagno appena percepito il galoppo del cavallo di Goffredo di Buglione.
A questo punto nel sorprendente silenzio generale (di solito c’è una levata di scudi istituzionali che qui non è partita) prima hanno cominciato a girare virgolettati alquanto balzani – “sostituiamo i Malavoglia con Và dove ti porta il cuore” – di cui non si trova alcuna fonte verificabile, è intervenuta la Fondazione Verga. “Le letture ‘amene’ come il libro più famoso della signora Tamaro possono far evadere dalla cruda realtà, ma non forniscono ai ragazzi quella sensazione di rispecchiamento che gli psicologi additano come passaggio fondamentale per la crescita dell’io”, hanno scritto gli studiosi Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro, presidente e vicepresidente del consiglio scientifico intitolata all’autore siculo.
“La logica del mercato del libro, e dei suoi interessi economici, non può pensare di imporre senza alcun ritegno le sue scelte al canone letterario del nostro Paese – hanno continuato – l’insegnamento della letteratura a scuola va certamente adeguato ai tempi, dedicando maggiore spazio alla letteratura contemporanea, senza però rinunciare ai grandi classici e alle domande di senso che da essi possono scaturire. Il piacere che deriva dalla lettura dei grandi libri ha un’intensità, un valore più duraturo, più profondo della superficiale contingente ‘piacevolezza’ che si sottrae alle domande di senso, anche se queste possono apparire ‘difficili’. I giovani hanno tendenzialmente bisogno di ‘comprendere’. A tale bisogno può rispondere soprattutto la grande letteratura, mediata dall’insegnamento all’interno di quella comunità interpretante che è ogni classe scolastica”. Infine una domanda diretta: “Vorremmo chiedere alla scrittrice: è più formativo per mettere in guardia dal bullismo il ‘brutto e cattivo’ Rosso Malpelo o la letteratura alla melassa?”. Il dibattito, ad ogni modo, continua.