Mafie

Non mi importa chi presiede la commissione Antimafia, conta che funzioni (non come ora)

Dopo una tranquilla e sana gestazione di otto mesi, è nata la Commissione parlamentare antimafia, e, quindi, possiamo dire habemus l’antimafia di Stato, proprio dal 23 maggio. Si è scelto il 23 maggio, un giorno funesto per gli italiani onesti, in ricordo della strage di Capaci, ma non capisco il motivo di questa scelta. E mi vien da dire, visto che il decreto sul lavoro è stato emanato il primo maggio, poi il 23 maggio per far nascere la Commissione antimafia, cosa succederà il 19 luglio, anniversario della strage di via D’Amelio? Il governo ha qualche decreto in vista?

A me interessa poco chi farà parte o chi sarà il presidente della Commissione, possono anche eleggere Dell’Utri o Cuffaro; ho scritto tante volte e lo ribadisco, la Commissione parlamentare antimafia non serve a nulla, lo considero un carrozzone del tipo usato dai calciatori per omaggiare i tifosi. Da sempre nutro scarsa considerazione per la Commissione, tal che la ritengo inutile e improduttiva.

Il fallimento della Commissione in ordine all’incisività della lotta alle mafie è sotto gli occhi di tutti. Basta ricordare che nacque nel 1962 e da allora in Italia si son verificati una decina di attentati con l’utilizzo di autobombe ad opera della mafia. E vogliamo parlare anche della conquista manu militare dell’intera Sicilia, da parte del “peri incritato” o come preferite “viddanu” Totò Riina e company? Dov’era la Commissione antimafia, quando a Palermo negli anni 81/83, noi poliziotti e carabinieri eravamo soli, soli e soli a combattere Cosa nostra?

L’arresto di Matteo Messina Denaro, di certo ha sancito la fine del clan dei corleonesi, ma ora mi auguro che taluno non si convinca che la mafia siciliana sia stata vinta; sarebbe un madornale errore. Cosa nostra – come in passato – sta attraversando un periodo di pax mafiosa; devono riorganizzarsi, devono eleggere capi e sottocapi. Ed è proprio adesso che lo Stato dovrebbe approfittarsene per impedire che la Piovra allunghi i tentacoli; dobbiamo impedire che condizionamenti mafiosi regolino la vita della società civile. E’ anche vero, che in questo momento Cosa nostra appare “camorrizzata” nel senso che manca quella struttura verticistica, che fece conquistare il potere sul territorio, diventando stragista.

Le stagioni che vanno dagli anni 60, sino ad arrivare gli anni 90, sono distanti da Cosa nostra di oggi; ormai è un ricordo del passato. Possiamo ben dire, che quel giurassico mondo mafioso non esiste più. Io penso, che se la Commissione parlamentare antimafia, fosse una cosa seria, – ma ahimè non lo è – per prima cosa dovrebbe analizzare i motivi che diedero luogo la conquista del territorio da parte di Cosa nostra a partire degli anni 60.

Dovrebbero spiegare agli italiani, come è stato possibile che in un Paese europeo, vi siano stati migliaia di morti ammazzati dalle mafie? Com’è stato possibile che in un Paese democratico come il nostro, sia stato possibile assassinare dieci appartenenti ad un ufficio investigativo come la Squadra mobile di Palermo? Sto parlando dell’Italia, non del Messico o di un paese latino. Senza contare, poi, altri poliziotti, carabinieri, magistrati, bambini e cittadini inermi, assassinati dalle mafie. Palermo era come Beirut e i signori politici che sedevano sugli scranni degli ambulacri del potere romano dov’erano? Nessuno di loro sentì la necessità di dimettersi dal proprio incarico. Tutti rimasero nei loro posti, nonostante la nube puzzolente degli esplosi copriva i cieli di Palermo, Milano Firenze e Roma. Ed io dovrei aver fiducia nella Commissione antimafia? No! Mi spiace.

La Commissione parlamentare antimafia dovrebbe guardare innanzitutto dentro se stessa, eppoi analizzare comportamenti di contiguità alle organizzazioni criminose, sia da parte di certa classe politica, che dagli stessi soggetti dell’antimafia, che si son succeduti nel corso degli anni. Auspico, che questa nuova Commissione non persegua la vulgata della trattativa Stato-mafia, ma che si occupi a tempo pieno di analizzare la strage di Via D’Amelio e le stragi del 93. Nello specifico di via D’Amelio, occorrerebbe approfondire le indagini sul filone “mafia-appalti”, con riferimento al famoso rapporto del Ros.

Spero davvero che la si smetta di buttarla in caciara, quando taluni ancora oggi fanno riferimento al processo trattativa Stato-mafia, nonostante la sentenza passata in giudicato. E’ ovvio che tutti abbiamo il diritto di esprimere la propria opinione, si può non essere d’accordo su una sentenza, sia di colpevolezza che di assoluzione, ma vivaddio alla fine quel che conta è la sentenza definitiva, ovvero la verità giudiziaria. Spessissimo, le sentenze dei Tribunali ci consegnano le verità giudiziarie e noi a quelle dobbiamo far riferimento. E, quindi, sarebbe auspicabile nell’interesse primario di quella verità, che la smettessimo di pescare nel torbido. Ed è proprio questo che dovrebbe fare la Commissione parlamentare antimafia, ricercare la verità costi quel che costi.

E ribadisco, che a me non interessa chi sia il presidente. Vorrei vedere fatti, e non chiacchiere; è dal 1962 che faccio il notaio del nulla, solo produzione a iosa di documenti sterili e proclami ad uso e consumo mediatico. La Commissione antimafia, non ascolti le sirene di coloro che rimangono ancorati al teorema del nulla, privilegiando più che elementi fattuali, semplici teorie complottistiche.

Non sono un gran esperto di cose di mafia, epperò posso ben dire di aver conosciuto la mafia sin da quando avevo i calzoni corti. Sono cresciuto accanto a mafiosi: ne ho conosciuto tanti. Le mie reminiscenze non provengono soltanto dalla mia crescita giovanile, ma anche e soprattutto, dalla mia attività di poliziotto della Mobile palermitana e poi della DIA. Oggi, non conosco l’evoluzione della mafia palermitana.

In questi giorni mi ha incuriosito un post pubblicato sui social dall’ex presidente antimafia Nicola Morra, che cito testualmente: “Chi fa veramente antimafia sa che il potere è mafioso. Chi fa veramente antimafia rispetta le persone, anche quelle appartenenti alle organizzazioni mafiose. E non le dileggia, non le umilia, non schiaccia sotto il giogo facile del disprezzo”. Io non so a chi si riferisca l’ex presidente, ma mi farebbe piacere saperlo, ovvero in quali circostanze sia avvenuto l’assunto riportato. Io non ho mai assistito in tanti anni di attività investigativa a episodi citati da Morra. In mia presenza nessuno ha dileggiato, disprezzato o umiliato mafiosi, anche verso coloro che avevano ucciso magistrati, poliziotti e carabinieri. E, mai e poi mai ho sentito esprimere disprezzo o umiliazioni, verso killer o pentiti di Cosa nostra.

Concludo augurandomi che la nuova Commissione antimafia non abbia intenzione di cambiare tutto per non cambiare nulla e ciò in ossequio al pensiero gattopardesco di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.