A poche ore dalla scadenza termini l’Avvocatura dello Stato di Brescia ha depositato, come riporta l’Agi, il ricorso in Cassazione contro l’esclusione dello Stato come parte civile nel processo per la strage di Piazza della Loggia. L’esclusione della Presidenza del Consiglio era motivata dal fatto che fosse stata presentata in ritardo e perché non ci sarebbe prova che Palazzo Chigi e ministero dell’Interno rappresentino lo Stato e che quindi non possano essere considerate inequivocabilmente parti offese ma solo danneggiate. Un passaggio a cui veniva aggiunto che la legge prevede che “solo alla parte offesa e non anche alla parte danneggiata spetta l’avviso di fissazione dell’udienza”.

Oggi la difesa ha contestato l’ammissibilità di gran parte dell’indagine perché tardiva rispetto al termine biennale perché ci sarebbero state più proroghe autorizzate dalla prima iscrizione di Roberto Zorzi nel registro indagati e ha contestato l’impianto accusatorio perché, secondo la difesa, non sufficientemente provato. Il 15 giugno sono previste le repliche.

Il caso della (mancata) costituzione di parte civile della presidenza del Consiglio era stato oggetto di una polemica a marzo. E l’11 maggio il ritardo con cui il governo aveva deciso di essere presente era costata l’esclusione. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nei giorni precedenti, aveva fatto sapere che non era stato notificato nessun avviso, ma per la giudice Francesca Grassani il procedimento era un “fatto notorio”. La reazione era stata immediata: “Sorprende la decisione del gup di Brescia di negare la costituzione di parte civile proposta dall’Avvocatura dello Stato per la Presidenza del Consiglio”, a cui “è stato così impedito l’esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime” ed era stato spiegato che l’Avvocatura era “stata incaricata di proporre ricorso in Cassazione contro un provvedimento così palesemente abnorme“.

Quello in corso è nuovo filone d’inchiesta per la Strage di Piazza della Loggia per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi, ritenuto l’esecutore materiale e accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilita’ all’esecuzione dell’attentato e comunque – recita il capo di imputazione – rafforzando il proposito dei correi”. Nato a Merano, ma cresciuto nel Veronese, oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato ‘Il Littorio’. Tramonte, l’ex Fonte Tritone dei sevizi, è stato condannato all’ergastolo per l’eccidio con il medico veneziano Carlo Maria Maggi, ex ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, deceduto negli anni scorsi. Lo scorso ottobre la Corte d’appello di Brescia aveva rigettato l’istanza di revisione del processo avanzata da Tramonte e negli stessi giorni la Procura dei minori e quella ordinaria avevano chiesto il rinvio a giudizio per Marco Toffaloni, all’epoca 17enne, e Roberto Zorzi, che aveva 20 anni nel 1974.Toffaloni, 65 anni compiuti a giugno vive in Svizzera ed è cittadino elvetico”. Per gli inquirenti Toffaloni – rinviato a giudizio dal gup per i minori lo scorso 5 aprile – era in piazza il giorno della strage, mentre Zorzi è accusato di “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità’ all’esecuzione e comunque rafforzando il proposito dei correi”.

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