“Qualcuno il 22 in questura ci ha detto che la Fondazione Falcone ha la patria potestà sulla manifestazione, nelle sedi opportune, risponderemo, se dovremo rispondere, con nomi e cognomi”, Jamil El Sadi, di Our Voice, lo dice puntando dritto nell’obiettivo della telecamera, a margine della conferenza stampa indetta dal coordinamento “Non siete Stato voi ma siete Stati voi”, riunitosi oggi ai piedi dell’albero Falcone, lì cioè dove, lo scorso 23 maggio, è stato impedito al corteo alternativo promosso dalla Cgil, da alcune associazioni antimafia e dalle sigle studentesche di arrivare.

Una conferenza stampa per rispondere al comunicato della questura che ha parlato di corteo non autorizzato e della presenza di un gruppo di antagonisti. Così, il coordinamento di associazioni assieme alla Cgil di Palermo hanno convocato pubblico e stampa per chiarire la loro versione dei fatti: “Quanto ricostruito nel comunicato della questura è oltremodo tendenzioso e forzato – sottolinea El Sadi -. Abbiamo dimostrato che non vi è nulla di più falso di affermare che il corteo non era autorizzato. Il dispositivo della questura posto di contenere l’ordine ha creato disordine pubblico… La violenza in divisa non è un caso sporadico ma un fatto sistemico”. Una risposta anche alle dichiarazioni del sindaco di Palermo Roberto Lagalla che in un’intervista sulle pagine locali di Repubblica, ha voluto chiarire: “Non obbedisco a Cuffaro e Dell’Utri”. Una frase ripresa da El Sadi nell’incontro pubblico ai piedi dell’albero Falcone, giovedì 25 maggio: “Ai perbenisti dell’antimafia di serie A e serie B, delle commemorazioni da palcoscenico, dei red carpet e delle patenti con cui legittimare chi può fare antimafia, dico che è ridicolo, vergognoso e scandaloso il loro silenzio, spesso grandi associazioni o fondazioni che per non schierarsi tacciono rendendosi ugualmente complici della violenza. All’illustrissimo sindaco Lagalla che oggi su Repubblica ha preso ancora una volta l’occasione di prendere veramente le distanze da Cuffaro e Dell’Utri, dicendo solo che non ubbidisce loro, dico che tra stare con i silenti e gli omertosi e stare con gli ayatollah, sapendo a chi allude, dico che preferisco questi ultimi, che sono persone integerrime che hanno avuto il coraggio di schierarsi contro mafia e compromissioni”.

Se c’è da denunciare qualcuno mi denuncino pure”, ha invece detto Rosario Rappa, responsabile legalità della Cgil Palermo, intervenuto dopo El Sadi. Rappa ha spiegato: “C’hanno posto due condizioni, una era di abbassare la musica e l’altra di fermare il fiorino. Abbiamo fatto entrambe le cose. Abbiamo trovato lo stesso lo sbarramento antisommossa. Io ero alla testa del corteo, quel corteo che hanno detto fosse partecipato da antagonisti. A me hanno chiesto se ero uno della Cisl, a questo punto siamo arrivati…Se io a 67 anni sono diventato giovane antagonista, va bene così”. Oggi come 31 anni fa? Sì, secondo Rappa, che ha raccontato: “Io c’ero quando ai funerali di Falcone fu blindata la Cattedrale perché il popolo doveva essere tenuto fuori perché dentro c’erano le istituzioni, noi – all’epoca ero segretario della Fiom – scavalcammo perché volevamo rendere omaggio a Giovanni Falcone mentre dentro c’era quel pezzo di Stato che lo aveva avversato e isolato. Ho rivissuto la stessa scena. Un corteo pacifico fatto da associazioni che in questi anni hanno sempre manifestato contro la mafia”.

A due giorni dagli scontri del 23 maggio, non si placano quindi le polemiche. Anzi, a spalleggiare i manifestanti anche una lettera firmata di 80 professori delle scuole palermitane: “Siamo docenti che fanno attività educativa antimafia nel contesto del No Mafia Memorial e in molti altri ambiti. Giornalmente ci battiamo affinché i nostri giovani maturino un pensiero critico e autonomo ed esercitino la libertà di espressione nel rispetto della diversità di opinioni. Esprimiamo il nostro totale sdegno e disappunto per il maldestro tentativo politico che ha costretto le forze di polizia ad intervenire contro gruppi e associazioni che in maniera pacifica, e con semplici creazioni satiriche hanno provato a far riflettere su alcuni comportamenti politici”. Una lettera molto dura quella dei docenti palermitani: “Questo tipo di censura esercitata ieri, 23 maggio 2023, decostruisce la partecipazione e lo stesso senso della cittadinanza che la scuola italiana coltiva seguendo la Costituzione, e immagina una comunità divisa in tifosi di chi governa ‘contro’ tifosi di chi ha idee diverse, spaccando in due una società civile che deve concorrere allo stesso obiettivo: combattere la mafia e chi l’accetta direttamente o indirettamente nelle sue forme culturali, politiche, produttive, valoriali. Da educatori chiediamo alle autorità che ieri si sono assunte la responsabilità di inviare le forze di polizia contro i manifestanti antimafia invece che contro i delinquenti reali, di riflettere su quanto accaduto, evitando, in ogni modo e per amore del nostro Paese, che i fatti di ieri divengano l’inizio di una nuova fase in cui il diritto a manifestare il proprio pensiero sia solo riservato ad una parte”. Dura anche la chiosa di Mario Ridulfo, segretario generale della Cgil Palermo: “Chi ci vuole omologare nella celebrazione della lotta alla mafia che si esaurisce con la posa delle corone di fiori non ci interessa. Le corone di fiori dopo qualche giorno cominciano a puzzare. E qui in Sicilia sono 31 anni che deponiamo corone di fiori”.

Articolo Precedente

Leggi antimafia d’avanguardia ma antiriciclaggio in ritardo: all’Italia serve il registro dei titolari

next
Articolo Successivo

Strage di via Georgofili, Danielle Mosca: “Non dimenticherò mai quel giorno. Salvata da un carabiniere, intorno a me 5 morti”

next