C’erano Emma Stone e Cate Blanchett, ma anche i “Ferragnez”, Jennifer Lynn Connelly e Catherine Deneuve. Per non parlare di Oprah Winfrey, e dei padroni di casa, la famiglia Borromeo, e un côté di imprenditori che andava da John Elkann, a Loro Piana, Marco De Benedetti e Diego Della Valle, per un totale di 800 ospiti tra vip, influencer, buyers e giornalisti. Un parterre selezionatissimo a cui anche noi ambivamo di far parte, sperando fino all’ultimo che arrivasse il fatidico invito, il prezioso cartoncino (ma anche una mail sarebbe andata benissimo), a casa, in redazione. Ma non è arrivato nulla. Avremmo proprio voluto far parte dell’inner circle dei privilegiati che hanno potuto assistere alla sfilata delle meraviglie, ammirando personalmente le creazioni d’alta moda di Nicolas Ghesquière. Tanto più che ad amplificarne la bellezza c’erano i sontuosi saloni e i giardini incantati di Villa Borromeo, la più bella del reame, dimora storica della aristocratica famiglia Borromeo sull’Isola Bella, nel Lago Maggiore.
Ci siamo comunque consolate seguendola in streaming (modalità ormai sdoganatissima post-pandemia), con la regia che enfatizzava l’allure delle modelle, un po’ fate e un po’ guerriere urbane, come vuole lo spirito della maison. In passerella hanno sfilato le più belle creazioni della collezione Cruise 2024 di Louis Vuitton, la griffe numero uno al mondo in termini di fatturato, con una crescita del 23%. Un record per il colosso francese del lusso LVMH, Moët Hennessy Louis Vuitton che ha registrato ricavi 79,2 miliardi di dollari nel 2022 e profitti da operazioni ricorrenti per 21,1 miliardi. L’Isola Bella, incorniciata dal Lago Maggiore è uno scrigno d’arte barocca sospeso sul lago ed è proprio in questo palazzo sull’acqua, dove misteriosi giardini sbocciano in un foliage infinito, che Ghesquière ha avuto la folgorazione e ne ha tratto l’ispirazione per i suoi capi.
Una Cruise botanica, un paradosso gioioso che suscita interpretazioni stilistiche/oniriche ispirate alle creature mitologiche del lago. Sulle note mixate di arie liriche, abiti pionieri del trasformismo, a cavallo tra il barocco e il futurismo. Con questa collezione, il direttore creativo Ghesquière ha voluto lavorare sul concetto della trasformazione, con figure sartoriali che si rinnovano, l’una a contatto con l’altra. Uno scambio continuo tra il familiare e il singolare, l’ordinario e lo straordinario; ma anche un gioco di silhouette e volumi tipico dello stilista, capace di confezionare look moderni ed affascinanti ma, al contempo, carichi di storia e significati. Focus sui dettagli (oltre che sugli accessori, baluardo della griffe), come i maxi copricapi piumati ma anche rouges e paillettes, per donne che sembravano delle vere ninfe appena sbucate dalle acque del lago. E neanche la pioggia è riuscita a smorzare lo show.