La strategia prevede maggiori investimenti nelle energie rinnovabili e il rafforzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 per le sue operazioni. Una risoluzione con obiettivi ambientali più ambiziosi, presentata da una coalizione di azionisti attivisti, è stata però respinta, raccogliendo il 30,4% dei voti. Il sito di inchieste Mediapart ha rivelato oggi come la compagnia fosse consapevole degli effetti sul clima delle emissioni nocive fin dal 1971, ciò nonostante ha continuato ad operare come se nulla fosse. Analoghe rivelazioni hanno peraltro riguardato nei mesi scorsi altri colossi del petrolio, a cominciare dalla statunitense Exxon.
La prima ministra Elisabeth Borne ha sottolineato come “attivisti per il clima abbiano il diritto di lanciare allarmi e richiamare la compagnie ad adottare politiche ambientali più incisive”. “Questo è anche quello che sta facendo il governo: dobbiamo accelerare sulla transizione ecologica” , ha aggiunto Borne. In mattinata anche il ministro per la Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, ha sollecitato un maggior impegno di Total nella transizione verso le rinnovabili. Non ha aiutato a rasserenare gli animi la decisione dell’assemblea di aumentare del 10% lo stipendio dell’amministratore delegato del gruppo Patrick Pouyanné che nel 2022 ha guadagnato uno stipendio base di 4,3 milioni di euro (a cui si sommano stock options sul titolo). Come tutte le compagnie petrolifere anche Total ha chiuso un bilancio da record grazie all’aumento dei prezzi di petrolio e gas favorito anche dalla guerra in Ucraina. I profitti hanno superato i 19 miliardi di euro (+ 28% sul 2021) e gli azionisti riceveranno dividendi per 17 miliardi di euro.