“Non vogliamo che l’istruzione sia legata alle aziende del fossile, che ci fanno vedere un solo futuro possibile”, afferma Marzio Chirico, portavoce nazionale di Fridays for Future. Dal 24 maggio, il gruppo Extinction Rebellion e altri movimenti ambientalisti e studenteschi hanno occupato pacificamente l’aula di Geologia dell’Università Sapienza, a Roma, con il motto “End fossil: Occupy”. In Italia, nelle settimane precedenti, studenti e attivisti hanno preso possesso pacificamente anche dell’università Campus Luigi Einaudi a Torino e del Cortile della ghiacciaia alla Statale di Milano. Tra l’Europa e l’Africa sono però ormai più di venti gli atenei che hanno visto l’adesione alla campagna globale, che chiede di interrompere le collaborazioni didattiche con chi estrae e vende gas, petrolio e carbone. “Si tratta di un segno di quanto sia pervasiva la preoccupazione per il collasso ecologico – afferma Clara Mariagilda Ruzzi, attivista di Extinction Rebellion Torino – Non è un capriccio degli studenti, ma una questione di sopravvivenza e l’esigenza di un sapere libero. Spero che sempre più istituti si uniscano alla nostra lotta”.

“Ci siamo riappropriati di spazi di discussione e analisi sulla crisi climatica, alternativi rispetto alla retorica e hai programmi ordinari delle università”, spiega Marzio Chirico. Da due giorni dorme in tenda fuori dalle aule della Sapienza, insieme a una settantina di altri manifestanti, e partecipa “a discussioni, proiezioni di documentari, congressi con professori, eventi musicali e molto altro”. La scelta è ricaduta sull’Aula di Geologia, “perché Eni finanzia un corso” in questa facoltà. “Pensiamo si debba raccontare davvero quali sono gli interessi di questa azienda, in modo che, una volta ottenuta questa trasparenza da parte del nostro Ateneo, si possa interrompere ogni collaborazione dannosa” afferma l’attivista, che ha studiato proprio alla Sapienza. “Vogliamo proporre un metodo e un ruolo dell’istruzione diverso” sui temi ambientali e “un modello culturale e di sviluppo diverso”.

L’occupazione a Torino invece si è tenuta dal 17 al 18 maggio alla sede della Scuola di Scienze Giuridiche, Politiche ed Economico-Sociali. Nel parco del Campus sono stati appesi gli striscioni della campagna End Fossil, insieme a uno che recitava un invito per gli studenti: “Siate parte della soluzione, non del problema“. “Durante le due giornate abbiamo organizzato attività che rompessero la normale fruizione degli spazi dell’università – spiega Clara Mariagilda Ruzzi – Abbiamo prodotto insieme materiali, informato la popolazione studentesca spiegando le motivazioni dell’occupazione all’interno delle aule e organizzato laboratori e offrendo servizi, come una ciclofficina”. Non ci sono stati scontri o contrarietà particolari, probabilmente perché l’iniziativa “è stata annunciata e discussa ben prima e quindi ha avuto un’accoglienza diversa”.

Quella che sta attraversando l’Italia è la seconda ondata di occupazioni, in pochi mesi, della campagna End Fossil: Occupy. Tra settembre e dicembre 2022 più di cinquanta scuole e università in tutta Europa sono state sgombrate dalla polizia antisommossa. Alcuni risultati, secondo gli organizzatori, sono già stati raggiunti: l’università di Barcellona ha previsto un modulo obbligatorio sull’emergenza climatica per tutti gli studenti. All’inizio di maggio i movimenti ambientalisti hanno però deciso di ritornare in azione. In Germania, hanno preso possesso degli atenei di Wolfenbüttel, Magdeburgo, Münster, Bielefeld, Regensburg, Brema e Berlino. In Spagna, la protagonista è stata ancora l’Università autonoma di Barcellona, con lezioni sulla crisi ecologica. In Belgio, 40 studenti hanno occupato l’Università di Gand, nel Regno Unito quelle di Leeds, Exeter e Falmout. Nella Repubblica Ceca, circa 100 studenti hanno scelto invece di accamparsi davanti al Ministero del Commercio e dell’Industria. A Lisbona gli allievi della facoltà di scienze umane si sono barricati nell’ufficio del Rettore. In tutto hanno occupato sette scuole e due università, mettendo in atto anche dei blocchi stradali per le strade della capitale. Dall’Università tecnica di Eindhoven, nei Paesi Bassi, sono circolati su Twitter i video dei manifestanti trascinati via dalle forze dell’ordine.

La speranza degli organizzatori è ricreare un clima simile a quello dell’ondata di proteste radicali del maggio 1968. “Iniziamo come studenti che occupano scuole e università, ma abbiamo bisogno che tutta la società agisca radicalmente con noi per porre fine ai [combustibili] fossili”, si legge nella campagna. “Solo con un movimento di massa che coinvolga tutta la società e che si assuma la responsabilità di fermare l’era dei combustibili fossili potremo davvero cambiare il sistema”, si legge sul sito di End Fossil: occupy. “Chiunque, da qualsiasi parte del mondo, voglia organizzare occupazioni locali di scuole o università è il benvenuto, a patto che accetti di partecipare per realizzare la nostra richiesta fondamentale e di seguire i nostri tre principi: occupazione guidata dai giovani, quadro di giustizia climatica per le richieste, e occupare fino a vincere“.

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