Gli imbrattamenti degli edifici e i blocchi stradali valgono ancora il carcere o multe salatissime? Con il diffondersi in Europa di pratiche di disobbedienza civile non violenta, rese popolari dalla Rete A22 (che comprende anche Just Stop Oil e Ultima Generazione), si sono moltiplicati anche i processi agli attivisti climatici. Il tema è caldo anche in Italia: il 12 maggio 2023, è iniziato quello contro i tre ambientalisti che, all’inizio dell’anno, hanno imbrattato la facciata di Palazzo Madama, a Roma. Mentre i governi, da quello britannico di Rishi Sunak a quello di Giorgia Meloni, stanno inasprendo le pene, nei tribunali sempre più spesso la lotta contro la crisi ecologica diventa un’attenuante.
QUANDO LA LOTTA PER IL CLIMA NON CONTAVA – Non è sempre stato così. Nel 2019, agli albori di Extinction Rebellion, tre attivisti sono stati dichiarati colpevoli di ostruzione criminale per essersi incollati al vagone di un treno a Londra. La loro difesa, basata sulla necessità di attirare l’attenzione sulla gravità della crisi climatica, è stata respinta. È stata la prima nel quale il movimento è stato ascoltato da una giuria. A occuparsene era il giudice Silas Read, recentemente al centro di un’altra causa controversa, terminata con la condanna di alcuni membri del gruppo Insulate Britain per oltraggio alla corte, che hanno citato in aula la crisi climatica. Anche nel caso di XR, Read ha invitato i giurati a concentrarsi sulle azioni degli imputati. Il timore era che ammettere una difesa basata sulla “necessità” ambientale, avrebbe creato un precedente.
Una decisione simile è stata presa nel 2020 dal Tribunale federale svizzero per 12 attivisti per il clima, che aveva inscenato un’esibizione di tennis davanti a una filiale di Credit Suisse a Losanna. L’organo, lo stesso anno, ha condannato tre giovani di XR. Poi ha ribaltato la sentenza di assoluzione, emanata da un tribunale locale, per un esponente di Breakfree Switzerland, accusato dell’imbrattamento della facciata di una filiale della banca a Ginevra con impronte di mani rosse, per denunciarne gli investimenti fossili. Secondo i giudici, l’emergenza climatica non poteva essere utilizzata come giustificazione, dal momento che non si trattava di una emergenza imminente. Il Tribunale federale ha anche affermato che il manifestante non poteva rivendicare il diritto alla libertà di espressione e di riunione, in quanto attivista per il clima. A segnalare un cambio di passo è stato il caso dell’attivista britannico Rowan Tilly. Nonostante la condanna nel 2021 per ostruzione di un’autostrada, il giudice ha elogiato la sua lotta, paragonandola a quella dei movimenti per i diritti civili e anti-apartheid.
LE PRIME ASSOLUZIONI – Nello stesso anno è arrivata una delle prime assoluzione per la disobbedienza civile nonviolenta. Una giuria ha assolto sei manifestanti dall’accusa di danneggiamento alla sede londinese di Shell. I sei, che avevano imbrattato la facciata di nero, si erano incollati alle finestre e arrampicati sul tetto, hanno hanno definito la loro azione come una risposta “necessaria” e “proporzionata” ai danni causati dal gigante del petrolio. Per il giudice Gregory Perrins, anche se la protesta era “moralmente giustificata”, non rappresentava una giustificazione legale ai loro crimini. I giurati però, dopo un confronto di sette ore, hanno deciso che fosse inutile riferirsi solo ai canoni di applicazione della legge. È stato così anche nella causa per l’imbrattamento con il gesso del King’s College di Londra, avvenuto nel 2017. In quel caso non solo Roger Hallam, fondatore di Extinction Rebellion, e il sup coimputato David Durant sono stati giudicati non colpevoli con verdetto unanime dalla corte della Corona, ma hanno ottenuto anche un importante risultato.
È CAMBIATO IL SENTIRE DEI GIUDICI – Il prestigioso istituto ha eliminato 14 milioni di sterline di investimenti in combustibili fossili da tutti i combustibili fossili e si è impegnato a raggiungere la neutralità climatica entro il 2025. A salvare gli ecologisti non è solo la lungimiranza dei giurati popolari. Quest’anno, il giudice Alexander Milne Kc ha paragonato le imputate per l’assalto alla vetrina della Barclays Bank, nella capitale britannica, alle suffragette, e ha sospeso il loro obbligo di risarcimento. “Sono rimasto impressionato dall’integrità e dalla razionalità delle loro convinzioni … le loro prove sono state molto commoventi”, ha detto invece quello che, nel 2022, ha assolto sette Doctors for Extinction Rebellion. “I manifestanti nutrivano preoccupazioni sincere e reali per il cambiamento climatico e queste sono questioni molto importanti”, ha dichiarato invece il suo omologo presso il tribunale della corona di Southwark su un altro caso. Per difendersi dalle accuse per l’azione sulla facciata della Royal Society di Londra, Mike Lynch-White e Tim Hewlett, tra i fondatori di Scientist Rebellion, si sono appellati al “consenso”. Secondo loro, gli scienziati della prestigiosa associazione di ricerca erano d’accordo con la necessità di agire in maniera urgente contro l’emergenza ecologica e, di conseguenza, anche con le loro proteste. L’ultimo esito favorevole agli ecologisti, in ordine di tempo, è la riduzione delle pene (che avrebbero potuto toccare multe fino a 22 mila dollari australiani) ai manifestanti di Blockade Australia, a Sydney lo scorso giugno. In Italia il caso più eclatante è quello di Simone Ficicchia di Ultima Generazione, che ha evitato la Sorveglianza speciale, secondo il Codice antimafia, dopo un’udienza al Tribunale di Milano. Anche se sono numerose i processi che il movimento dovrà affrontare: a Padova, il mese scorso, il gruppo è indagato addirittura per associazione a delinquere.
I GOVERNI NON LA PENSANO COSI’ – In direzione opposta e contraria a quella dei giudici vanno i governi. Due i casi più eclatanti. In Italia il partito della premier Giorgia Meloni a inizio aprile ha presentato un disegno di legge che rafforza le misure in materia di tutela del decoro, nonché le sanzioni previste dal codice penale per chi danneggia beni culturali o ambientali. Come? Per chi ha riportato una o più denunce o è stato condannato – anche con sentenza non definitiva – per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, il provvedimento prevede il divieto, per un minino di sei mesi ad un massimo di un anno, di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela. La trasgressione del divieto comporta una multa che va dai 500 ai 1.000 euro. Il disegno di legge inoltre punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni anche chi deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali. Una iniziativa di legge che in pratica “raddoppia” e aggrava le proposte della Lega, già criticate dai movimenti ambientalisti. Non va meglio in Inghilterra, dove a gennaio il premier Rishi Sunak ha proposto un emendamento alla legge sull’ordine pubblico, che, in caso di approvazione, autorizzerebbe la polizia a fermare o arrestare i manifestanti, prima dell’inizio di cortei, marce lente o blocchi stradali. L’intento è colpire i gruppi che utilizzano la disobbedienza civile non violenta per denunciare la crisi climatica. Una forma di attivismo che, però, i giudici iniziano ad apprezzare. Non poco.