In quella che un tempo era considerata la “sacrestia d’Italia”, con effetti conseguenti in politica in chiave democristiana, è una corsa forsennata a raccattare pezzetti di elettorato pur di comporre una maggioranza che vinca il ballottaggio per la poltrona di sindaco di Vicenza. Ed è un affannarsi che – con l’unica eccezione del Movimento Cinque Stelle – punta a rastrellare voti in un elettorato di centrodestra, al punto da assistere a piroette da parte di ex appartenenti alla giunta del sindaco uscente Francesco Rucco (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia uniti) a favore dell’uno o dell’altro contendente. Così la proposta dello sfidante Giacomo Possamai, capogruppo del Pd in consiglio regionale, si scolora nel gioco delle alleanze andando a pescare nel bacino elettorale dell’avversario Rucco, mentre quest’ultimo manda giù qualche rospo pur di ritrovare l’appoggio dell’ex assessore Claudio Cicero.

Per capire queste alchimie, bisogna partire dai risultati del primo turno. Al primo posto, un po’ inaspettatamente, è arrivato Possamai, 33 anni, con il sostegno del Pd, del Terzo Polo (Azione e Italia Viva), nonché di tre civiche, tra cui quella di Matteo Tosetto, di Forza Italia, che era stato nientemeno che vicesindaco di Rucco. Per Possamai un bottino di 21.896 voti, equivalenti al 46,23 per cento, effetto anche della scelta di non volere big di partito in passerella a Vicenza, così da allontanare ogni identificazione strettamente politica e rendere più convincente una proposta sulle cose da fare, rispetto a quelle che non sarebbero state fatte dal sindaco in carica.

Rucco si è fermato a 20.867 voti, pari al 44,06%, anche per effetto dello sbrindellamento della sua vecchia maggioranza. Tra i partiti che appoggiano Rucco, la Lega ha ottenuto un modestissimo 6,43 per cento, un’autentica debacle rappresentata in modo eloquente dalle appena 85 preferenze del presidente del consiglio regionale in carica, Roberto Ciambetti. Non a caso ha ritrovato alleato con Possamai il suo ex Tosetto, mentre ha dovuto confrontarsi con due suoi ex assessori che si sono candidati al primo turno per fare il sindaco. Claudio Cicero ha ottenuto 1.217 voti, pari al 2,57 per cento, mentre Lucio Zoppello ne ha presi 1.181 (2,49 per cento). Il pentastellato Edoardo Bortolotto, con l’1.69 per cento e 802 voti è arrivato addirittura sesto su sette candidati.

In vista del ballottaggio però neanche un voto va scartato, considerando che la differenza tra Possamai e Rucco è di appena 1.029 voti. Così Rucco ha raggiunto un accordo formale con Cicero, un vero apparentamento che, in caso di vittoria, consegnerà a quest’ultimo l’assessorato che si occuperà di opere pubbliche e della Tav, il progetto di attraversamento ferroviario ad alta velocità di Vicenza. L’intesa non è piaciuta ad alcuni esponenti della lista Cicero, che con Rucco se ne sono dette di tutti i colori in campagna elettorale e che credevano alla solenne promessa dell’ex assessore: “Con Rucco mai”.

La politica è l’arte del compromesso e così Possamai è corso ai ripari per ottenere l’appoggio della lista di Zoppello, che sicuramente non può definirsi un uomo di centrosinistra. Non c’è apparentamento formale, ma l’impegno a dare a Zoppello una “cabina di regia” per riformare il progetto Tav. Un’intesa più o meno simile, ma sul tema dell’ambiente, riguarda l’accordo con l’avvocato Bortolotto dei Cinque Stelle. Sarà lui, in caso di vittoria, ha detto Possamai, ad assumere “il coordinamento di un osservatorio sui temi ambientali che toccano la città: l’obiettivo è di tenere insieme associazioni e mondi che si occupano di questi temi, sempre più importanti anche per Vicenza”.

I Cinque Stelle hanno accettato, anche perché rischiavano di scomparire dalla politica vicentina. La sfida ai piedi di Monte Berico è pesante. Il centrosinistra spera di ripetere il colpo messo a segno un anno fa a Verona con Damiano Tommasi e creare, con Padova (Sergio Giordani) e Rovigo (Edoardo Gaffeo), un’énclave amministrativa di quattro città capoluogo in una regione controllata da Fratelli d’Italia e Lega.

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