A volte bastano due valigie per contenere tutta una vita.

Peggy Kleiber in quelle due valigie mise la sua vita, fatta delle migliaia di vite che aveva ripreso durante la sua erratica esistenza. Quindicimila scatti fotografici rimasti pressoché sconosciuti fino alla scomparsa della sua autrice, nel 2015.

Una storia, quella del ritrovamento delle foto, che è interessante quanto quella delle stesse singole foto di questa donna svizzera che aveva eletto l’Italia e Roma a sua seconda casa.

Le due valigie non erano mai state mai aperte, finché la sorella della Kleiber, scoprendo tante foto di Roma, contatta un’amica che vive nella Capitale per segnalargliele. Questa, insieme ad un vicino di casa, si rivolge allora alla associazione Marmorata 169, che ha come obiettivo indagare la trasformazione metropolitana e il suo degrado. Si capisce subito di essere di fronte ad una Vivian Maier europea (la famosa babysitter, fotografa autodidatta, scoperta come maestra di street photograph dopo la sua morte, nel 2009).

Prende corpo l’idea di dedicare alla Kleiber una mostra nel Museo più titolato ad ospitare questo genere di iniziative, quello di Roma, in Trastevere. Detto, fatto. Il Comune di Roma riconosce la grandezza dell’opera della fotografa svizzera. La mostra, aperta il 18 maggio, ci rivela 150 istantanee della Roma e della Sicilia degli anni ’60.

Appena l’un percento delle foto scattate dalla Leica M3 con la quale Peggy cristallizza soprattutto scene dinamiche o di impatto che oggi definiremmo ‘grafico’, con un occhio degno di Cartier Bresson e – come faceva lui – rigorosamente in bianco e nero e con l’obiettivo più classico e difficile, il 50mm.

I suoi sono scatti apparentemente casuali, forse frutto anche di un pizzico di fortuna, ma con una carica emozionale superlativa, come la mamma che lancia in aria la sua bambina o i due preti che attraversano la strada verso il Colosseo, contrappuntati da due Fiat 600.

Immagini di un tempo passato, quelle dell’insegnante Peggy, documenti di un passato perduto, come l’incredibile immagine di Valle Aurelia a Roma, senza un solo palazzo ma che ne raccontano la storia in un solo fotogramma. Dal Centro storico, battuto ossessivamente, alle periferie più estreme e ai margini delle borgate di Roma, proprio negli anni in cui Pasolini ne scopriva le storie.

Una delle sezioni della mostra è dedicata ai viaggi di Peggy: molti in Italia, in Umbria, Toscana e Sicilia, dove incontra Danilo Dolci, il poeta ed educatore, il Gandhi italiano, e lo ritrae durante gli “scioperi al contrario” soffermandosi come sempre anche sui visi dei bambini di Partinico.

Quello che si può scoprire al Museo di Roma in Trastevere è un piccolo tesoro di immagini inedite che ci riempiono di nostalgia e di stupore. Approfittatene, fino al 15 ottobre.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’isola degli Arrusi, a Bologna una mostra fotografica sugli omosessuali al confino nell’Italia fascista

next
Articolo Successivo

La Bellezza, Luca Sommi attualizza i classici della letteratura, dell’arte e della filosofia, raccontando l’insensatezza di ogni guerra – L’estratto in anteprima

next