di Federica Fullone
Classe 1996, studentessa di biologia, Samela Satere-Mawe è un’attivista ambientale del popolo Sateré Mawé nello stato del Amazonas. Nella lotta per difendere i territori indigeni, i giovani, come Samela, stanno prendendo in mano la propria narrazione grazie all’utilizzo della tecnologia.
Durante un’intervista alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2021 (COP26), a Samela è stato chiesto perché fosse diventata un’attivista. Riflettendo sulla sua storia personale di donna indigena, Samela ha affermato “Penso che siamo nati attivisti!”.
L’attivismo ambientale è solo un nome nuovo per ciò che i Sateré-Mawé fanno da secoli nella Zona Ovest di Manaus. I Sateré-Mawé sono un popolo della foresta amazzonica, il cui territorio ancestrale si trova alle sorgenti dei tributari dell’Amazzonia. Il loro primo contatto con gli europei avvenne nel XVII secolo con l’arrivo dei missionari gesuiti. A causa dell’invasione delle foreste e delle malattie portate dagli stranieri, centinaia dei 13.350 Sateré-Mawé si trasferirono nelle aree urbane, come fecero i genitori di Samela prima della sua nascita.
La lotta del movimento indigeno è in corso da quando l’invasione ha decimato i villaggi, le persone e le lingue indigene. Una lotta che oggi i giovani indigeni combattono con armi contemporanee come i social media.
Samela è segretaria dell’Associazione delle Donne Indigene Satere-Mawe a Manaus e fa parte del team di comunicazione dell’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile. E’ convinta che se la foresta amazzonica muore, anche la sua tribù amazzonica morirà. Per Samela, le persone indigene sono una parte integrante della natura, e la natura è un’estensione di loro stessi. Ed è questa connessione profonda a rendere le persone indigene le migliori custodi della foresta. Per i Sateré-Mawé, la foresta amazzonica non è solo un luogo fisico, ma è anche parte integrante della loro identità culturale e spirituale. Essi si ritengono parte di un ecosistema interconnesso, in cui ogni essere vivente ha un ruolo e un valore. Le loro conoscenze sull’ambiente naturale, tramandate da generazioni, sono fondamentali per la conservazione degli ecosistemi e la promozione di pratiche sostenibili.
“Niente su di noi senza di noi”. Così Samela Sateré Mawé si è rivolta ai partecipanti alla COP27 in Egitto, sottolineando l’importanza del coinvolgimento dei popoli indigeni nelle decisioni riguardanti l’ambiente. Attraverso i social media, Samela cerca quotidianamente di coinvolgere il suo popolo destrutturando e semplificando le notizie che lo riguardano: democratizzando l’informazione. Tuttavia, l’accesso ad internet è ancora limitato nelle comunità indigene.
“Guardate cosa state facendo. Dovete fermarvi, dovete consultarci, dobbiamo dialogare, dobbiamo fare un dibattito”. Con questa espressione Samela sottolinea la ferita del dover lasciare la propria terra per sensibilizzare gli attori politici del Nord Globale sugli impatti dei cambiamenti climatici e chiedere un dialogo e una consultazione sulla protezione del territorio indigeno.
Samela è nata dopo la costituzione dell’Associazione delle Donne Indigene Sateré-Mawé, che è avvenuta ufficialmente nel 1995. Fin da piccola, è cresciuta all’interno dell’associazione, partecipando attivamente a riunioni, atti e manifestazioni. L’Associazione è stata fondata da sua nonna con la speranza di costruire un futuro migliore dopo che la comunità Sateré-Mawé si è dovuta trasferire a Manaus. Attualmente, l’associazione conta 60 membri. L’artigianato è diventato la principale fonte di reddito per le donne indigene coinvolte.
È interessante sottolineare il ruolo sempre più rilevante che le donne indigene stanno assumendo a differenza del passato. Un esempio è quello delle figure di Sônia Guajajara e Célia Xakriabá, forti protagoniste femminili, elette deputate federali e ora rappresentanti del popolo indigeno in un contesto politico più ampio. Questa presenza è di estrema importanza per Samela, che vede la rappresentanza come un elemento fondamentale per garantire una voce autentica e adeguata alle questioni indigene.
Samela Satere-Mawe, una giovane donna indigena che “delimitando gli schermi e occupando i social media”, porta avanti la lotta per preservare l’ ambiente, semplificando, destrutturando e decolonizzando la cultura e ciò che le persone pensano dei popoli indigeni.