il cantautore ha rlasciato una lunga intervista al Corriere della Sera: "... Faccio malvolentieri la promozione dei dischi, questa forse è la prima vera intervista della mia vita, anche perché stiamo parlando da due ore e non mi sembra di star facendo un’intervista. Forse perché vivo per i fatti miei, di carattere sono schivo, solitario, e questa mia lontananza viene interpretata come se me la tirassi..."
“Mi sono presentato tre volte ad Amici, due volte a X Factor, due volte a Sanremo giovani, al tempo di Carlo Conti, e non mi hanno mai preso”, così Ultimo in una lunga intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. La vita a San Basilio, “un quartiere molto popolare” di Roma, e le canzoni di Venditti per “resistere alle sofferenze, ai fallimenti”. Come, appunto, quello di fare provini a vuoto. E perché ha scelto di essere conosciuto come Ultimo (si chiama Niccolò Moriconi, ndr): “Con gli amici del parchetto ci chiamavamo Les Miserables, come il romanzo di Victor Hugo, l’avevamo anche scritto per terra con lo spray. La nostra chat su WhatsApp si chiama i Miserabili. Avevo pensato a Miserabile anche come nome d’arte; ma suonava davvero male. Ultimo invece mi è parso subito perfetto. Un biglietto da visita dettagliatissimo“. Tra inizi, percorso che l’ha portato a riempire gli stadi e ad essere amatissimo da migliaia di persone, c’è spazio per qualche confessione: “Ogni tanto la sera una canna me la faccio, soprattutto in California dove è legale. Mi rilassa. Non dico sia giusto, è meglio non farlo, così come è meglio non bere coca-cola e non mangiare hamburger da McDonald’s. Non ho il mito della marijuana, ma credo che andrebbe legalizzata”. Ultimo parla anche di psicoterapia, ed è un bene che faccia sentire la sua voce per abbattere quello che è ancora incredibilmente tabù: “Ho frequentato a lungo uno psichiatra e una psicoterapeuta, Raffaella, le sono molto affezionato. Non c’è nulla di male ad avere un problema; il vero problema è negare di averne. Parli a un medico, ma in realtà stai parlando a te stesso. È importante parlarsi, conoscersi, capire cosa c’è dietro a quello che siamo”. Non mancano, e non potrebbe essere altrimenti, le domande su Sanremo. Il quarto posto di quest’anno con qualche giornalista in sala stampa che esulta: “Ci sono rimasto male. Soprattutto per loro. Non sono una vittima, me te magno. Fai quel che cavolo vuoi, me ne sbatto, vorrei solo sapere: perché? Perché sei contento se Ultimo arriva quarto? Cosa c’è nella tua testa? Perché esulti, perché mi schernisci con quei gesti? (…) Forse perché non sono passato da voi giornalisti. Perché sono arrivato direttamente al pubblico. Perché faccio malvolentieri la promozione dei dischi, questa forse è la prima vera intervista della mia vita, anche perché stiamo parlando da due ore e non mi sembra di star facendo un’intervista. Forse perché vivo per i fatti miei, di carattere sono schivo, solitario, e questa mia lontananza viene interpretata come se me la tirassi. Forse perché ho iniziato con un’etichetta indipendente, poi quando ho visto che il mondo della musica è pieno di personaggi squallidi che si approfittano degli artisti alle prime armi mi sono fatto un’etichetta mia, la Ultimo Record“. E chiarisce anche il suo rapporto con Mahmood: “Non abbiamo avuto modo di conoscerci perché ognuno si fa i cavoli suoi, ma non ho nulla contro di lui. Quel momento ci ha visti contrapposti, ma era una diatriba creata da altri”. Il cantautore dice di “non voler dare giudizi su leader politici” e racconta che l’amore con Jaqueline, la figlia di Heather Parisi, è nato “senza esserci mai dati un bacio. Ha una naturalezza, una solarità, un modo di essere invisibile ai più. Volevo capire cosa si nascondeva dietro di lei. Così appena è stato possibile l’ho raggiunta in America”.