“Vivo in una casetta poco distante dal mare, circondata da palme: la mattina lavoro da casa, pranzo a volte in spiaggia, mentre il pomeriggio vado a lavorare in un bar o nell’area comune di un resort”. Martina Vitali ha 38 anni, è originaria di Ravenna e vive e lavora a Siargao, un’isola delle Filippine. “Alla soglia dei 30 anni dovevo prendere una decisione, partire o restare: sono partita”. Dal 2014 Martina vive è all’estero, tra Barcellona, la sua seconda casa, e le Filippine. “Ricordo di essere partita dall’aeroporto di Bologna un giorno di fine novembre del 2014. Ravenna mi stava troppo stretta e così ho lasciato il lavoro e sono partita con un biglietto di sola andata”. Una laurea in comunicazione pubblicitaria e marketing all’Università di Pesaro e Urbino, Martina negli anni ha fatto diversi lavori: “Oggi mi sono specializzata come redattrice freelance per agenzie di comunicazione, magazine di viaggio e case editrici. Nel tempo libero faccio consulenze di viaggio e porto avanti il mio progetto per i Nomadi Digitali nelle Filippine”.
Barcellona è la base dove torna sempre, ma nel 2017 ha iniziato a viaggiare nel Sud Est Asiatico e da quel momento fa la spola tra Europa e Asia, alternando la vita in Catalogna a quella nelle Filippine, dove è attualmente, in un’isola a 800 chilometri da Manila, con 200mila abitanti, considerata il paradiso per i surfisti di tutto il mondo. Per lei le Filippine sono un Paese “speciale”, che si differenzia “totalmente” dal mondo occidentale. “I filippini sono adorabili, gentili, sempre disponibili, cordiali ed estremamente aperti verso gli stranieri”. La vita scorre lenta: “Qui ho imparato a vivere delle piccole cose, a rilassare corpo e mente, ad affrontare i problemi con serenità”. Con una consapevolezza: “Nel Sud Est Asiatico ti rendi presto conto di quanto in Europa, ma in generale nella società occidentale, viviamo male: stressati, sempre di corsa, sempre pronti a lamentarci di qualsiasi cosa”.
A Siargao sono diverse le strutture alberghiere che hanno un ristorante o un’area comune aperta a tutti (non solo agli ospiti) dove è possibile fare smartworking. “Verso le 18 è d’obbligo la pausa tramonto sul ponte più famoso dell’isola”. Nei weekend non mancano le escursioni e i giri in moto. “Quando posso, partecipo ad attività di volontariato, come le giornate di pulizia delle spiagge”.
Certo, in caso di imprevisti la situazione può diventare molto complicata. “A volte, quando qualcosa non va come pianificato, si fa fatica a individuare un piano B e a trovare una soluzione al problema”, dice Martina. Al momento lei lavora per clienti europei come freelance con partita Iva registrata in Spagna, dove è residente. “Non ho mai lavorato per un’azienda filippina, ma so per certo che i guadagni qui sono molto più bassi rispetto a un salario europeo”. L’Italia resta il Paese delle sue origini, dove ha fatto le prime esperienze di vita sia personali che professionali, ma è anche il luogo, dice, che “mi ha fatto capire che volevo esplorare il mondo”. “Crescendo ho capito che l’Italia, per la sua mentalità e le sue regole, non faceva per me: avevo bisogno di conoscere altre culture, parlare più lingue e fare altri tipi di esperienze”. Se deve essere sincera, non le manca l’Italia, ma la sua famiglia. “Ho deciso di andare via tanti anni fa e amo quello che sto facendo e dove sto vivendo”.
Il suo sogno è avere una famiglia, girare il mondo (“due desideri forse un po’ difficili da conciliare”), ma in fondo ciò che più desidera per se stessa è quello di essere sempre soddisfatta della vita come lo è ora, in un’isola a 12mila chilometri da casa. Se dovesse dare un consiglio ai giovani italiani, quale sarebbe? Credere sempre in se stessi, darsi da fare per riuscire a ottenere ciò che si vuole e non ascoltare troppo le critiche degli altri. “Perché sì, per me l’Italia è un Paese pieno di criticoni, di gente che spara a vuoto giudizi e si lamenta di ogni cosa, demoralizzando gli altri facendo vedere spesso la parte negativa di ogni idea”.
Tornare? “Siamo un Paese stupendo a livello culturale, storico, gastronomico. Questo non lo nego. Ma per me essere in Italia ora significherebbe fare un passo indietro. Non riuscirei più a riadattarmi. Ogni volta che torno, anche se per pochi giorni, ho questa sensazione”, risponde. “L’Italia non fa per me: è tutto troppo statico, mentalità troppo chiusa, mancanza di opportunità professionali, troppa burocrazia. Ho imparato a vivere easy all’estero – conclude – e in Italia questo non è possibile. So che tornerò a Barcellona, perché è lì che vedo il mio futuro, ma non lo vedo nel nostro Paese”.