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A “Citofonare Rai 2” il ricordo commosso di Massimo Troisi, colui che in realtà “non se n’è mai andato”

Risate, ricordi e grande commozione hanno invaso lo studio di 'Citofonare Rai 2', il programma condotto da Paola Perego e Simona Ventura

Ricordare, ventinove anni dopo, colui che in realtà “non se n’è mai andato”. Risate, ricordi e grande commozione hanno invaso lo studio di ‘Citofonare Rai 2‘, il programma condotto da Paola Perego e Simona Ventura, in un ampio spazio dedicato a Massimo Troisi, a una settimana esatta da quello che sarà l’anniversario della sua scomparsa. Presenti Enzo Decaro, suo collega nel trio de La Smorfia, Amanda Sandrelli, grande protagonista con Massimo in ‘Non ci resta che piangerè, e Gerardo Ferrara, controfigura di Troisi sul set de ‘Il Postinò. Un giorno, quello del 4 giugno, che cade in un periodo speciale per la città di Napoli, come ha voluto ricordare Enzo Decaro: “Domenica prossima saranno 29 anni dalla sua ‘partenza dal corpo fisico’, e il 4 giugno ci sarà anche la festa popolare per il Napoli, in una città tutta azzurra e addobbata. Il passare degli anni rende paradossalmente ‘accettabile’ la sua assenza, perché la sua è una presenza costante di battute, di scene che fanno ridere ma specialmente di pensiero”.

Non potevano mancare gli aneddoti: “Massimo – racconta la Sandrelli – venne a casa mia per parlare con mia madre visto che voleva proporle un ruolo in ‘Ricomincio da tre’. All’epoca avevo ancora 15 anni ma ero già pazza di lui e de ‘La Smorfia’. In quell’incontro, però, fui la traduttrice in simultanea dal napoletano all’italiano: ogni volta che lui parlava mia madre mi guardava con occhi sbarrati, non capiva nulla”. E dalle risate si passa alla commozione, una grande commozione. Quella di Gerardo Ferrara, controfigura di Troisi sul set de ‘Il Postino’, ultimo film. “Sono stato vicino a lui da fine marzo fino a venerdì 3 giugno – racconta Ferrara, senza riuscire a trattenere le lacrime -. Ho avuto la possibilità di conoscerlo, amarlo ancora di più ma soprattutto di affiancarlo e sostenerlo nelle scene più faticose. Ci teneva tanto al film perché si rivedeva in Mario Ruocco, rappresentava il suo personaggio”.