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La sua gestione della sanità in Calabria fu stroncata dal ministero. Ora Fontana l’assume in Lombardia: segretaria del Consiglio

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Ora è ufficiale: la nuova segretaria generale del Consiglio di Regione Lombardia sarà Giuseppina Panizzoli. Un nome forse non molto noto agli elettori, ma parecchio controverso negli uffici tecnici. Il motivo lo aveva raccontato il Fatto ad aprile, quando il profilo di Panizzoli aveva iniziato a circolare in Fratelli d’Italia come possibile successore del segretario generale uscente Mauro Fasano: di stanza a Cosenza durante l’emergenza Covid, la gestione sanitaria della dirigente fu stroncata da un’ispezione del ministero, ma alla fine del mandato la dottoressa riuscì comunque a farsi liquidare 50mila euro di premio per i buoni risultati raggiunti.

Adesso, un paio d’anni più tardi, è la Lombardia a premiarla con un ruolo di rilievo e uno stipendio – come chiarito dal bando della Regione – da 182 mila euro lordi all’anno, non così lontano dal tetto di 240 mila fissato per la pubblica amministrazione. Merito di un curriculum di lunga data che vede da decenni Panizzoli collezionare prestigiosi incarichi al Pirellone e dintorni, fin dai tempi del Celeste Roberto Formigoni. Poi, appunto, la “pausa” calabrese nel 2019, che la vede Commissaria dell’azienda ospedaliera di Cosenza durante la fase peggiore dell’emergenza Covid. Come rivelato all’epoca dal Fatto, un’ispezione ministeriale rimarca “l’inadeguatezza gestionale della governance aziendale”, colpa di una serie di obiettivi mancati (dalle assunzioni all’apertura di un polo ospedaliero). Poco male, perché un successivo monitoraggio di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) certifica invece la bontà delle gesta di Panizzoli, che se ne va (contestata pure da Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza poi diventato senatore forzista) intascando un premio da 50mila euro per la propria gestione dell’azienda sanitaria. Con il bis di Attilio Fontana in Lombardia, questa volta a maggioranza Fratelli d’Italia, la nuova occasione, appena decisa dall’ufficio di presidenza del Consiglio regionale.

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