Solidarietà per Bruna, la donna trans manganellata dai vigili di Milano. Si sono ritrovate in piazza a Milano le associazioni arcobaleno per protestare contro l’episodio che ha coinvolto la cittadina brasiliana. Tra i cartelli con la scritta “Trans lives matter” e “Tocchi una di noi tocchi tutte noi“, era presente anche Monica Romano, consigliera del Comune di Milano e attivista dell’Acet, l’associazione per la cultura e l’etica transgender, tra gli organizzatori della manifestazione. “Quello a cui abbiamo assistito successivamente all’aggressione è stato un continuo scarica barile. Il sentimento forte che ci ha accompagnati in questi giorni è stato quello di essere soli a dover affrontare tutto questo” ha spiegato il presidente di Acet, Guglielmo Giannotta, che ha raccontato, a fronte dell’aumento di richieste di assistenza da parte di persone trans, di investire lo stesso numero di ore lavorative nell’attivismo “per non lasciarle in mezzo a una strada”.

Per la presidente dello Sportello Trans ‘Ala Milana’, Antonia Monopoli, “gli abusi di potere sono all’ordine del giorno, implicitamente incoraggiati da una classe politica che si rifiuta di difendere le persone vittime di discriminazione. Siamo stanchi. Non vogliamo scuse, vogliamo provvedimenti esemplari. Sono preoccupata che così tante persone si schierino con i carnefici invece che con la vittima: vuol dire che il marcio è più profondo di quel che sembra ed è molto radicato nelle istituzioni”. Le associazioni, tra cui anche i Sentinelli e il Cig Arcigay di Milano, chiedono un tavolo permanente di lavoro con il Comune di Milano per lavorare insieme sulla tutela e sull’implementazione del tenore medio di vita delle persone transgender, non binarie e di genere non conforme, “soprattutto in questo momento storico così difficile, nel quale la comunità trans è una delle comunità più sotto il mirino del governo attuale”.

“Quando i miei figli erano piccoli dicevo loro di rivolgersi a chi indossava l’uniforme nel caso si trovassero in difficoltà. Non so se lo farei ancora” ha detto Elena Mantovani, portavoce dell’associazione Famiglie Arcobaleno. “Oltre ad essere attivista – ha spiegato – sono agente di polizia locale. Vorrei poter dire che non siamo così e che la maggior parte di noi incarna il nostro motto: ‘Nobis urbe commendant’, a noi è affidata la città. Vorrei poter dire che tutti gli agenti conoscono bene il significato di questa frase” ma “sono ferita, addolorata e estremamente arrabbiata: voglio chiedere scusa a Bruna e a tutta la mia comunità”. Un applauso commosso ha accolto la testimonianza della donna. A chiusura del sit-in, la piazza si è unita in un flash mob: si è seduta a terra con le braccia levate al cielo a palmi aperti al grido di “Basta abusi” ripetuto tre volte

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