Il processo sportivo a carico della Juventus sulla cosiddetta “manovra stipendi”, i rapporti con gli agenti e le partnership con altri club è stato anticipato a martedì. La prima udienza era in programma il 15 giugno davanti al Tribunale federale nazionale della Figc, ma le parti in causa – la Procura federale, coordinata da Giuseppe Chinè, e la difesa del club bianconero – si sono accordate per arrivare a un patteggiamento. I dettagli non sono ancora noti: si parla di una multa con un’ulteriore penalizzazione di qualche punto, che potrebbe impedire definitivamente alla Juve la qualificazione in Europa League. Ma non è esclusa nemmeno l’ipotesi della sola maxi-multa. In udienza l’accordo dovrà essere validato dai giudici federali: in caso di ok, dovrà passare ancora al vaglio del procuratore generale dello sport, Ugo Taucer.

I dirigenti sotto accusa sono l’ex presidente Andrea Agnelli, l’ex vicepresidente Pavel Nedved, l’ex Chief football officer Fabio Paratici, l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, Giovanni Manna (all’epoca dei fatti direttore sportivo della Under 23), Paolo Morganti (all’epoca dei fatti Head of football operations) e Stefano Braghin (all’epoca dei fatti direttore del settore giovanile): a tutti è contestata la violazione dell’articolo 4 comma 1 del codice di giustizia sportiva, quello sulla lealtà sportiva. È la stessa norma costata ai bianconeri la penalizzazione di dieci punti in classifica in un altro processo sportivo, quello sulle plusvalenze fittizie.

Per quanto riguarda la manovra stipendi 201920, ad Agnelli e Paratici e Paratici la violazione del codice di giustizia sportiva “per avere depositato presso la Lega Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Maurizio Sarri, omettendo di depositare gli accordi economici di integrazione ovvero di recupero di tre delle quattro mensilità rinunciate (aprile, maggio, giugno 2020) già conclusi con i medesimi calciatori e con l’allenatore, nella consapevolezza che gli accordi economici contenenti le integrazioni stipendiali per il recupero delle mensilità rinunciate sarebbero stati depositati dopo il 30.6.2020, ovvero dopo la chiusura dell’esercizio contabile al 30.06.2020, come poi effettivamente accaduto”.

La stessa violazione – e in questo caso tra i dirigenti indagati c’è anche Pavel Nedved – è contestata per la stagione 2020-21, in relazione agli accordi di riduzione stipendio di 17 calciatori “nella consapevolezza che non vi sarebbe stata alcuna riduzione stipendiale effettiva, in quanto i medesimi importi sarebbero stati riconosciuti agli stessi calciatori (circostanza poi non verificatasi soltanto per Dybala e Cristiano Ronaldo) nelle stagioni sportive successive, così come già concordato fra le parti attraverso scritture private non riportate su moduli federali”, le cosiddette side letter.

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