Reazioni divergenti per borsa e valuta turche in scia alla vittoria di Recep Tayyip Erdogan nelle elezioni presidenziali. Il presidente resterà in carica per altri 5 anni. La borsa di Istanbul apre in rialzo del 2%, mentre la lira scende dello 0,3% e viene scambiata a 1 a 20,03 con il dollaro. Nell’ultimo anno la moneta turca ha perso il 18% nei confronti della valuta americana e il 18,5% sull’euro. I mercati azionari apprezzano probabilmente la stabilità emersa dalla tornata elettorale, viceversa su quello valutario si sconta la possibilità che continui l’ingerenza di Erdogan nelle scelte della banca centrale. Nonostante un’inflazione al 44% (dopo aver raggiunto l’80%) e il deprezzamento della moneta, i tassi di interesse vengono mantenuti artificiosamente bassi per volontà del governo che vuole evitare un effetto frenata sulla crescita economica. Quest’anno, secondo le previsioni Fmi, Il Pil turco dovrebbe crescere del 2,7% (circa la metà rispetto al 2022) per poi accelerare a + 3,6% nel 2024.
Non potendo agire sui tassi, o potendolo fare solo in maniera insufficiente, la banca centrale ha speso 200 miliardi di dollari per sostenere la lira (comprando la valuta nazionale con moneta statunitense). Le riserve di valuta estera ed oro si sono così ridotte a soli 17 miliardi di dollari. È possibile che ora qualcosa cambi, lo si capirà innanzitutto dalle nomine di figure chiave come il ministero del Tesoro e delle Finanze, e il governatore della banca centrale. Secondo gli analisti, che si attendono ulteriori flessioni della lira, le attuali politiche monetarie sono insostenibili e prima o poi il governo sarà costretto a piegarsi alle logiche del mercato, a meno che non decida di muoversi prima.