È stato presentato stamattina a Roma presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana il XIX Rapporto annuale di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia. Frutto di un anno di visite agli istituti penitenziari, il Rapporto – cui si è scelto di dare un titolo forte: “È vietata la tortura” – fotografa la realtà delle nostre carceri, rimandandone un’immagine che difficilmente si concilia con lo scopo costituzionale della pena detentiva.
Sono oltre 9.000 le persone in più che si trovano in carcere rispetto ai posti effettivamente disponibili. Se il tasso di affollamento ufficiale medio è pari al 110,6%, quello reale arriva al 119%, essendo indisponibili oltre 3.500 posti letto a causa delle sezioni attualmente chiuse per manutenzione. Solo Cipro e Romania hanno in Europa tassi di affollamento penitenziario maggiori di quello italiano. Il tasso di affollamento non è tuttavia omogeneo sul territorio nazionale. Oggi le situazioni più preoccupanti si registrano in Lombardia (151,8%), Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (135,9%). Guardando ai singoli istituti troviamo condizioni estreme: il carcere di Tolmezzo è sovraffollato al 190%, quello di San Vittore a Milano al 185,4%, quello di Varese al 179,2%, quello di Bergamo al 178,8%.
Oltre la metà dei detenuti che riportano una condanna definitiva, ovvero 20.753 persone, deve scontare una pena residua inferiore ai tre anni. In molti casi potrebbero accedere a una delle misure alternative alla detenzione, che sono ben più efficaci in termini di lotta alla recidiva e che pesano assai meno sulle tasche dei cittadini. Per non dire dei 19.338 detenuti che tra le imputazioni hanno la violazione della legge sulle sostanze stupefacenti. Una diversa politica sulle droghe avrebbe un enorme risultato, oltre che sui destini delle persone che la subiscono, anche sui problemi delle nostre carceri.
Sempre di più il carcere è un luogo dove rinchiudiamo le varie forme di disagio sociale. Sono loro che costituiscono la grande massa della popolazione detenuta. Dalla nostra rilevazione diretta è emerso ad esempio come si contino 9,2 diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti, pari quasi al 10%. Il 20% delle persone detenute assume psicofarmaci potenti quali stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Addirittura il 40,3% assume sedativi o ipnotici. A fronte di ciò, le ore di servizio settimanale degli psichiatri sono in media 8,75 ogni 100 detenuti, quelle degli psicologi 18,5 ogni 100 detenuti. I suicidi sono stati 26 in questi primi mesi del 2023. Lo scorso anno arrivarono al tragico numero record di 84. Fu l’estate a vedere una terribile accelerazione. Ci auguriamo che si faccia qualcosa per prevenire che ciò accada di nuovo.
Sono cose che andiamo raccontando da tempo, nel nostro tentativo di rendere un po’ più trasparenti le mura delle carceri e di raccontare fuori quanto vediamo dentro. Tra le cose che vediamo, a volte c’è la violenza. La vediamo e la denunciamo. E la combattiamo nelle aule dei tribunali.
Oggi si è aperta una discussione, sia a livello parlamentare che governativo, per modificare la legge che ha introdotto il reato di tortura nel codice penale italiano, se non addirittura per abrogarla. Vi è un obbligo internazionale e interno di punire la tortura. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la Costituzione italiana: tutte impongono che la tortura sia reato. Se oggi il reato di tortura venisse modificato secondo le linee anticipate dal governo e tese sostanzialmente a indebolirlo, i processi attualmente in corso ne risentirebbero fino ad estinguersi in una generale impunità. Parlo ad esempio del processo per il brutale pestaggio di massa avvenuto nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile 2020, il più grande processo per tortura d’Europa. Antigone è parte civile nel procedimento, davanti a oltre cento imputati tra poliziotti penitenziari e altri funzionari del carcere.
“È vietata la tortura”: è a questo ovvio dato di fatto che abbiamo voluto intitolare il nostro Rapporto. Lo abbiamo fatto per ricordare che l’Italia democratica non tollererà che si faccia su questo neanche il più piccolo passo indietro.