“Il Consiglio comunale è uno strumento. Fridays non diventa un partito, ma è importante per noi avere delle persone che portino l’attenzione sui nostri temi, anche a livello istituzionale”. Valentina Gastaldi è una delle prime attiviste di Fridays for Future elette in Consiglio comunale: ha 22 anni, è studentessa di Relazioni internazionali e diplomazia a Padova, è stata eletta con la lista Brescia Attiva. Un risultato importante, non solo perché con 748 preferenze è stata la quarta candidata più votata nella coalizione di centrosinistra di Laura Castelletti, ma anche perché segna l’inizio di un esperimento, all’interno del movimento, per incidere in modo nuovo sulla politica locale. “Ci pensiamo come attivisti, a prescindere – specifica – Lo siamo tanto quando facciamo un presidio, quanto se siamo in Consiglio comunale”.

Come è nata l’idea di Brescia Attiva?
L’idea non è partita da Fridays for Future, ma da un gruppo di persone che hanno fatto parte dei Verdi, almeno dieci anni fa, e di Legambiente Brescia. A fine settembre 2022 hanno fatto una chiamata aperta per pensare a un progetto per le elezioni 2023 e hanno invitato anche il nostro gruppo. Alcuni di noi hanno deciso di rispondere e iniziare a confrontarci sui temi, per vedere se eravamo allineati. C’è stata una fusione di generazioni, con una parte di persone under 30 e una parte con più di sessanta anni, superpreparata, che veniva dall’ambientalismo classico e scendeva in piazza da molti più anni di noi. Tra loro c’erano anche Ettore Brunelli, ex assessore all’ambiente, e Monica Frassoni, ex presidente dei Verdi Europei.

Vi hanno lasciato spazio?
La cosa bella è stata che quando, a febbraio, abbiamo dovuto decidere chi candidare, tutte le persone over 60 si sono rifiutate. Hanno deciso di sostenerci, di lasciare spazio ai più giovani.

Che cosa avete portato di nuovo come Fridays?
Abbiamo portato in Brescia Attiva il nostro metodo di facilitazione e moderazione delle riunioni. All’inizio è stato accolto con fatica, ma ha reso le cose più semplici rispetto alle classiche discussioni un po’ caotiche, senza turni di parole. Abbiamo adottato anche il metodo di lavoro e la struttura del nostro gruppo locale, con la divisione in tavoli per temi, che poi abbiamo inserito come punti del programma. Il mese di campagna elettorale è stato sfiancante, ma molto bello. Abbiamo cercato di organizzare un sacco di cose in stile Fridays, cioè in modo diverso dalla politica istituzionale: eventi di divulgazione, un torneo di basket, la biciclettata, aperitivi con il pirlo, lo spritz bresciano, cioè momenti che fossero accoglienti e dove potessimo chiacchierare con i cittadini. Si è creato un bell’humus e si sentiva il calore della comunità che ha portato al risultato finale.

Quindi le persone hanno reagito bene alla vostra scelta?
È stata accolta molto bene dai membri delle associazioni locali, ma anche dalle persone comuni. Penso che abbiano pensato sia stata una scelta sensata e che non ci siamo inventati ambientalisti solo quel giorno lì, per le elezioni, ma che eravamo preparati e facevamo le cose con interesse sincero. Alcuni si sono stupiti quando abbiamo deciso di entrare nella coalizione di centro-sinistra. Abbiamo fatto i quattro anni precedenti a protestare contro il Comune e l’ex sindaco Emilio Del Bono. Laura Castelletti, anche se è espressione di quella stessa maggioranza, non è la stessa persona e ha mostrato apertura verso i nostri temi. Ha dimostrato di avere bisogno di persone competenti sul tema dell’ambiente. Abbiamo cercato di spiegare questo alle persone.

Cosa è entrato di Fridays e di Brescia attiva nella coalizione?
Avevamo proposto “Brescia a zero emissioni entro il 2035”. All’inizio la coalizione non voleva fissare un anno. A forza di insistere siamo riusciti a ottenere l’obiettivo del 2040, cioè dieci anni di anticipo rispetto al 2050, previsto nella dichiarazione di emergenza climatica, che già avevamo fatto firmare in città. Siamo riusciti a inserire nel programma anche il tema delle bonifiche delle aree inquinate che circondano l’ex fabbrica Caffaro. Eravamo l’unica lista ad essersene occupata. In generale, non ci siamo preoccupati di parlare anche di questioni scomode, come il limite di 30 Km/h sulle nostre strade o la necessità di avere città inclusive.

Città inclusive?
Faccio un esempio. Recentemente una strada è stata riqualificata e sono stati costruiti un teatro, una biblioteca e dei campi da basket e da calcio. Non sono stati però previsti spazi adatti alle bambine, che sarebbero potute andare solo nella biblioteca. Tante delle bambine che abitavano in quella zona non potevano accedere a spazi misti. Se si fosse coinvolta la popolazione dal basso con consultazioni o workshop si sarebbe venuti a conoscenza prima del problema. L’idea in generale è pensare alle modifiche urbanistiche che dobbiamo fare, anche in ottica di genere e inclusività per le persone con disabilità.

E adesso come proseguirete?
Adesso dovremo vedere se effettivamente ci verrà dato dello spazio per incidere politicamente. Per esempio, un assessorato o una Direzione per la transizione climatica, per coordinare gli assessorati, con risorse e un riconoscimento del nostro lavoro. Cercheremo di portare l’attenzione ai temi del clima e dell’ambiente in Consiglio comunale, dove magari altrimenti non arriveremmo. Questa tornata, in generale, ha portato un grande rinnovamento anche nel Pd, con tanti giovani impegnati in città. Noi possiamo essere una forza aggregante.

Cosa farete se ci saranno degli scontri?
Scontrarsi sarà inevitabile. Noi siamo i più progressisti su molti temi, ma va bene così. Cercheremo di fare divulgazione interna, anche nello spazio politico, facendo capire le nostre motivazioni con dati e informazioni, senza volere la rottura. Non proponiamo cose folli, ma che portano numerosi vantaggi, anche se possono sembrare spaventose.

Brescia può diventare un modello per le altre città italiane?
Brescia poi è candidata come Capitale verde europea per il 2024. Castelletti non conta che ci accetteranno quest’anno, ma sicuramente ci daranno dei feedback su come migliorare. Il nostro progetto sui trasporti pubblici, sull’elettrificazione e sugli altri temi è molto ambizioso, ma anche quello della sindaca lo è. Se avremo spazio, potremo dimostrare che i nostri obiettivi sono realizzabili.

Da attivista ora in politica, cosa pensi dell’invito di La Russa di andare a spalare in Emilia Romagna?
Penso che sia inutile abbassarsi al livello di chi insulta, perché, di base, è la solita storia della persona che guarda il dito che indica la luna e non la luna. È molto facile prendersela con giovani e gli attivisti per il clima: pongono temi difficili e le persone non hanno il tempo né la voglia di occuparsene, nemmeno quando si allaga loro la casa, come è successo in Emilia, o crolla una strada, come qui a Brescia. Poi non sono assolutamente rappresentati in politica. Sono altro e non hanno la possibilità di poter rispondere in maniera paritaria. Spero che, grazie alla sensibilizzazione che faremo in Consiglio, le persone, soprattutto quelle adulte, possano cambiare idea ed evolversi.

Prima le alluvioni in Emilia Romagna, ora Brescia. Pensi che questo possa aiutarvi nel cambiare le cose?
I fatti in Emilia Romagna mi hanno terrorizzato. Ci sono molte persone a cui voglio bene in quelle zone e, come penso per tutte le attiviste e attivisti per il clima sono stata terrorizzata perché si risveglia quella paura che ci deriva dalla consapevolezza di cosa può significare crisi climatica. Da un lato, mi sento impotente perché non siamo riusciti a fare nulla in tempo. Dall’altro, sono arrabbiata perché non veniamo ascoltati e la situazione non fa che peggiorare. L’unica cosa positiva è che spero che, soprattutto ora che siamo in fase di contrattazioni per tutti gli assessorati qui a Brescia, quello che è successo aiuti la sindaca e le persone che lavorano alla costruzione del Consiglio e della Giunta a capire quanto sia un tema cruciale quello della crisi climatica. Non si può rimandare o sminuire per motivazioni politiche. Dobbiamo avere la forza di fare scelte politicamente difficili e coraggiose.

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