Un cerotto per le donne per alleviare i sintomi legati alla menopausa e aumentare il desiderio sessuale. La società di ricerca Medherant, fondata dal professor David Haddleton dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, ha raccolto quasi 3 milioni di sterline per sviluppare questo tipo di farmaco al testosterone che nel prossimo autunno sarà sottoposto a sperimentazioni cliniche. Si tratta di un trattamento considerato pionieristico, gli scienziati si aspettano risultati promettenti anche sulla sfera sessuale. E qualcuno lo avrebbe già ribattezzato il “Viagra per le donne”- L’obiettivo è quello di ottenere l’approvazione per l’uso clinico, una volta completato con successo l’iter di sperimentazione. Secondo quanto dichiarato dall’università di Warwick, se tutto andasse per il verso giusto, saremmo di fronte a “l’unico cerotto sostitutivo del testosterone disponibile a livello globale e introdotto per primo nel Regno Unito”.
Da sottolineare che, in realtà, esistono già in commercio farmaci sotto forma di cerotti per alleviare la sintomatologia in menopausa. Abbiamo chiesto quindi alla dottoressa Lidia La Marca, ginecologa, oncologa e neuroimmunologa di Bologna (wwwlidialamarca.it) un commento su questo tipo di farmaci e sulla nuova sperimentazione. “I cerotti contenenti sostanze ormonali non sono una novità. Sono utilizzati da alcuni decenni per la terapia ormonale sostitutiva e per le donne a rischio di osteoporosi”, ci spiega La Marca. “Di solito contengono un estrogeno oppure la combinazione di un estrogeno con un progestinico, cioè le due sostanze che fanno parte della classica terapia sostitutiva in menopausa. Inoltre, qualche anno fa era anche stato immesso in commercio un cerotto contenente testosterone da utilizzare nelle donne in menopausa chirurgica. Il prodotto era stato poi rapidamente ritirato per mancata approvazione da parte delle autorità di regolazione americane”.
Dottoressa La Marca, ricorrere a terapie ormonali sostitutive presenta alcune controindicazioni?
“Rispondere a questa sua domanda non è semplice, perché come tutti i farmaci anche le terapie sostitutive per i disturbi climaterici hanno controindicazioni, ma esse differiscono a seconda del prodotto utilizzato. Perché non tutti gli ormoni presenti nei farmaci sono uguali da un punto di vista biochimico, sono diverse le modalità con cui vengono assunti e queste particolarità modificano anche i rischi. Per cui l’informazione deve essere mirata al prodotto specifico. Le grosse controindicazioni sono, ovviamente, i tumori che hanno una componente ormonale (alcuni tumori della mammella, dell’ovaio e dell’utero), malattie del fegato, problemi coagulativi e ipertensione non controllata. Per cui un accurato studio della storia di una specifica paziente donna è fondamentale per escludere questi fattori e per scegliere la combinazione migliore. Recentemente il medico ha a disposizione una categoria di farmaci, gli ormoni bioidentici, che proprio per le caratteristiche che possiedono (sono identici agli ormoni prodotti dalla donna, hanno vie di assorbimento che escludono il sovraccarico epatico e più efficaci), si possono utilizzare a dosi minori e premettono terapie di lunga durata con rischi minimi”.
Lei si occupa anche di salute in ottica Pnei, un orientamento che studia i legami profondi tra sistema immunitario, endocrino e neurologico. Pensare di affrontare i problemi del desiderio sessuale femminile con un farmaco, non è troppo riduttivo?
“In ottica Pnei, puntare l’attenzione solo su un singolo ormone, cioè il testosterone, nell’illusione di risolvere tutti i disturbi presenti in una donna in climaterio è una visione molto parziale della salute. È vero che il testosterone è l’ormone dell’energia vitale (aumenta la forza fisica, mentale, la lucidità, stimola il desiderio sessuale, controlla la forma del corpo tipica dell’età fertile e tanto altro), ma spesso è solo un equilibrio totale della nostra salute che può determinare un vero cambiamento. Se per esempio vi sono problemi di stress quotidiano non ben gestito, problemi di relazione col partner, disordini di vita (scarso sonno, alimentazione inadeguata e di cattiva qualità, ritmi biologici sovvertiti, scarsa attività fisica, carenza vitaminica) utilizzare solo un cerotto al testosterone non sarà la scelta vincente. Dovremmo invece imparare a riequilibrare i nostri ritmi vitali e i nostri pensieri. In altre parole, bisognerebbe partecipare attivamente alla costruzione di un futuro di benessere. In tutto ciò gli ormoni ci possono indubbiamente aiutare, specialmente oggi che il numero di anni di vita della donna dopo la menopausa è diventata una seconda vita, ma la scelta sarà orientata a un riequilibrio ormonale globale”.
Nel caso specifico di questo cerotto, qualora fosse superata la fase sperimentale e approvato per il trattamento in menopausa, che criticità lei intravede?
“Per parlare dello specifico cerotto, non abbiamo ancora notizie sul tipo di ormone utilizzato, sulle quantità che saranno somministrate con il cerotto per cui dobbiamo sospendere il giudizio. Vorrei però dare un’informazione che contrasta col tipo di comunicazione data sulla stampa che informa sulla sperimentazione inglese. Non è vero che oggi non abbiamo a disposizione terapie con il testosterone per la donna. In Italia, e non solo, da qualche anno sono stati commercializzati, come accennato prima, gli ormoni bioidentici tra cui il testosterone e il DHEA, una sostanza da cui derivano gli androgeni. Nella mia pratica clinica già da tempo lo utilizzo, insieme ad altri ormoni bioidentici con risultati molto soddisfacenti”.
Premesso quanto lei ha detto sulla mancanza di dati precisi su questo ormone, proviamo lo stesso a ipotizzare qualche limite di applicazione?
“La somministrazione può essere limitata dalla scarsa adesività alla pelle, alcune donne hanno reazioni irritative o addirittura allegiche alle componenti del cerotto che alla fine impediscono il suo uso. E forse, il limite più importante che possiedono è quello di fornire una dose di farmaco predefinita. A differenza del testosterone bioidentico che va prescritto con ricetta galenica, cioè le dosi vengono stabilite dal medico sulla base di esami che stimano le quantità di ormoni che la donna continua a produrre, sono adattabili alle reali necessità e possono essere variate nel tempo”.