Una penalizzazione “idonea”, perché soddisfa i criteri di “afflittività, proporzionalità e ragionevolezza”. Così la Corte di appello federale della Figc, dopo la nuova udienza del processo plusvalenze, spiega perché ha deciso di sanzionare la Juventus con 10 punti in classifica, sancendo allo stesso tempo il proscioglimento dell’ex vicepresidente Pavel Nedved e di altri consiglieri bianconeri. I giudici, come si legge nelle 20 pagine di motivazioni della sentenza, respingono l’accusa degli attuali vertici del club bianconero, secondo cui la penalizzazione non sarebbe “proporzionale“. Le motivazioni arrivano dopo che la Juventus ha annunciato che non presenterà ricorso contro questa sentenza, confermando di fatto il -10 in classifica. Infatti, i bianconeri puntano così al patteggiamento sull’altro filone, quello relativo alla manovra stipendi e non solo, per evitare un’altra pesante penalizzazione e archiviare la partita con la giustizia sportiva mantenendo un posto in Europa o Conference League, in attesa di un eventuale giudizio dell’Uefa.
“Conclusivamente la sanzione della penalizzazione di 10 punti in classifica da scontare nella stagione sportiva in corso, anche in un’ottica equitativa, si rivela del tutto idonea a soddisfare i criteri di afflittività, proporzionalità e ragionevolezza come innanzi enunciati”, scrive la Corte di appello della Figc. Il punto cruciale che ha portato alla riduzione della penalizzazione da 15 a 10 punti riguarda invece la posizione di Nedved e degli altri consiglieri bianconeri. Già il Collegio di garanzia del Coni, infatti, aveva confermato in via definitiva le inibizioni per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, ritenuti colpevoli come Fabio Paratici e Federico Cherubini, mentre aveva sottolineato che non fosse evidente come gli altri amministratori avessero rivestito un ruolo nell’architettare il “sistema” di plusvalenze fittizie e acrobazie contabili.
Come si è arrivati al -10 – “Al fine di definire il quantum della sanzione da irrogare alla Juventus, occorre far riferimento, in un’ottica comparativa, al contributo causale di ciascuno, in ragione del ruolo rivestito nella vicenda in esame, ed alle sanzioni irrogate ai quattro Consiglieri operativi, tra cui il Presidente della società sportiva, Andrea Agnelli“, spiega i giudici nelle motivazioni, che riportano quanto il comportamento di ciascun dirigenti abbia pesato in termini di punti di penalizzazione. “Ne consegue che un criterio di imputazione delle relative responsabilità personali si riflette sul quantum della sanzione da irrogare al sodalizio sportivo, nei seguenti termini: Fabio Paratici, 30 mesi di inibizione: pesano 4 punti di penalizzazione; Andrea Agnelli, 24 mesi di inibizione: pesano 3 punti di penalizzazione, atteso il ruolo rivestito di Presidente del CdA e legale rappresentante della società; Maurizio Arrivabene, 24 mesi di inibizione: pesano 2 punti di penalizzazione; Federico Cherubini 16 mesi di inibizione: pesa 1 punto di penalizzazione”. Così si spiega come di fatto ‘nasce’ il -10 al club bianconero.
I proscioglimenti – È cambiata invece la posizione di Nedved e degli altri consiglieri non operativi. “Dalla documentazione probatoria offerta dalla Procura Federale e, comunque, dalla mole di documentazione allegata al fascicolo di causa non risulta evidenza della responsabilità dei Consiglieri non operativi nei termini richiesti dal Collegio di Garanzia dello Sport”, si legge adesso nelle motivazioni della sentenza della Corte di appello federale della Figc, dopo la nuova udienza. “Tutte le intercettazioni, quasi sempre de relato, non consentono di individuare alcun elemento che dia conto di consapevolezza o condivisione da parte dei consiglieri non delegati, in ordine ai fatti oggetto di deferimento”, sottolinea ancora la Corte. Che poi spiega qual era la posizione della Procura federale, che invece aveva sanzionato anche Nedved e gli altri consiglieri: “La Procura federale ravvisa nel concetto di ‘responsabilità da posizione‘ il fondamento del comportamento colpevole dei consiglieri non operativi. In altri termini, soprattutto l’approvazione dei bilanci, riferiti alle annualità in contestazione, genera, secondo la Procura federale, la violazione dell’obbligo di agire informato“.