E adesso che farà Aleksander Ceferin? L’avvocato sloveno nel suo ufficio di Nyon avrà ricevuto in anteprima la notizia del patteggiamento tra la Juventus e la Procura Figc sulle manovre stipendi, che ha escluso ulteriori penalizzazioni per il club bianconero. Il presidente dell’Uefa è sempre rimasto alla finestra da quando, lo scorso 24 ottobre, la procura di Torino notificò alla Juve la chiusura delle indagini preliminari dell’inchiesta penale “Prisma”. Sedici gli indagati, fra cui l’allora presidente bianconero e suo ex amico Andrea Agnelli. Ceferin ha aspettato che la giustizia sportiva italiana facesse il suo corso, tifando – neanche troppo segretamente – per una sanzione esemplare. Alla fine invece la Figc ha “afflitto” la Juventus, per usare il termine simbolo di questa vicenda, con 10 punti che la escludono dalla prossima Champions League. Ma non ha affondato il colpo. Il presidente Gabriele Gravina, che è pure vice di Ceferin, ha salvato capra e cavoli. L’effetto principale del patteggiamento bianconero invece punta dritto a Nyon e allo stesso Ceferin: la Juventus è qualificata alla prossima stagione di competizioni europee – se sarà Europa League o Conference lo deciderà l’ultima giornata – quindi adesso tocca all’Uefa uscire allo scoperto e decidere se sanzionare i bianconeri con l’esclusione dalle coppe.
Questa volta la Vecchia Signora ha giocato d’anticipo e si è cautelata: il patteggiamento mette fine a qualsiasi possibilità di ricorso in Italia, ma salva il futuro del club. La Juve è infatti certa di avere il pass per una delle due coppe minori, se poi verrà stralciato dall’Uefa sarà un danno relativo, calcolato. Caso diverso, invece, se i bianconeri fossero rimasti fuori da tutto. A quel punto Ceferin avrebbe potuto infierire ulteriormente, squalificando la Juve per la prima annata utile: in altre parole, una circostanza che avrebbe costretto il club a restare fuori dalla Champions per almeno due stagioni. Oggi dunque il potere sanzionatorio di Ceferin è stato ridimensionato. Ma vale anche un’altra considerazione: in caso di Juve fuori dalle Coppe, difficilmente la Uefa si sarebbe sporcata le mani con un’altra penalizzazione sportiva, optando magari per una multa. In questa situazione, invece, Ceferin è costretto a decidere se sanzionare i bianconeri. Da un lato ha la possibilità di punire uno dei tre club che ad oggi ancora non ha abbandonato il progetto della Superlega. Dall’altro, rischia di costruire un precedente che in futuro potrebbe anche ritorcersi contro altre squadre.
Da un punto di vista tecnico, infatti, la questione è da inquadrare all’interno delle regole del Fair play finanziario. Norme scritte sull’acqua, quindi. A Nyon l’Uefa sta svolgendo la sua indagine parallela esaminando tutte le carte processuali che riguardano i bianconeri: la decisione deve essere presa entro giugno. L’associazione che governa il pallone europeo potrebbe sanzionare la Juve perché, alterando il bilancio con le plusvalenze fittizie e le manovre stipendi, ha strappato un accordo migliore con la stessa Uefa sul Fair play finanziario. L’ultimo settlement agreement tra club e Nyon aveva previsto una mini-multa da 3 milioni e mezzo. Ma era basato appunto sui bilanci contestati dalla procura di Torino e dalla giustizia sportiva. Il mancato rispetto delle regole sul Fair play finanziario prevede come sanzione più grave proprio l’esclusione dalle coppe europee. Finora, però, l’Uefa non ha mai avuto il coraggio di penalizzare veramente un top club e alla fine sono sempre arrivate delle tiratine d’orecchio, al massimo il blocco del mercato in entrata per una sessione. Infatti, il Fair play – non solo per questo – non ha mai funzionato.
Se in questo caso invece Ceferin e l’Uefa decidessero di usare la mano pesante, diventerebbe evidente la volontà politica di punire la Juventus anche per il progetto Superlega. “Dei tre club che si dichiarano i salvatori del calcio, uno è in procedimento penale per il proprio bilancio e l’altro per aver trasferito denaro a uno dei i leader nell’organizzazione degli arbitri. Vedremo se anche il terzo ha qualcosa”, dichiarava a inizio aprile Ceferin commentando le situazioni di Juve e Barcellona (il terzo club a cui faceva riferimento è il Real Madrid). In quell’intervista rilasciata poco prima di essere rieletto a capo dell’Uefa, l’avvocato sloveno aveva voluto sottolineare però anche un altro aspetto: “Rispetto ancora la Juventus come club“. In altre parole: il suo nemico è Agnelli, che lo ha tradito lavorando alla Superlega sotto il suo naso. Ceferin si sarebbe aspettato quindi un riposizionamento della nuova dirigenza bianconera su questo fronte. Anzi, questo probabilmente era e resta il suo obiettivo principale. Al momento, però, non è successo. Adesso tocca al presidente dell’Uefa fare la sua mossa e uscire finalmente allo scoperto. Nel mezzo c’è la credibilità del calcio, compromessa a botte di ripicche e accordicchi.