Secondo Paul Valery, genovese da parte di madre, il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta. Un aforisma che profuma di macaia. E chi scrisse ciò che segue potrebbe confermarlo, ma purtroppo non è più tra noi.
I mesi di maggio e giugno sono stati caratterizzati da gravi eventi idrologici che investirono in modo particolare tutta la regione Emiliano-Romagnola. Nel periodo infatti si susseguirono quasi ininterrottamente precipitazioni, con conseguenti intumescenze più o meno gravi nei corsi d’acqua, che raggiunsero l’eccesso nei giorni 29 e 30 maggio (nda: del 1939). Le piene si manifestarono di eccezione per la estensione della zona che ne fu interessata, per la elevatezza dei valori di portata raggiunti e ancora per la entità dei danni che ebbero ad apportare le esondazioni dei corsi d’acqua maggiormente investiti.
La grande quantità di pioggia caduta senza interruzione in tutta la Romagna dal pomeriggio del giorno 28 maggio fino a tutto il giorno 30, dopo un periodo eccezionalmente piovoso per la regione ha avuto origine da una depressione secondaria, segnalata dal «Bollettino Giornaliero dell’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque» il 29 maggio sull’Italia, persistendo pure il 30 successivo, su tutto il Mediterraneo centrale e occidentale e sull’Africa settentrionale, contrapposta a un anticiclone sulle Isole Britanniche.
Dopo una breve sosta, le piogge ripresero, con minore intensità, il giorno 31 e si protrassero a quasi tutto il 3 giugno. Le precipitazioni che causarono le piene eccezionali nei corsi d’acqua della Romagna investirono, dalle ore 9 del 29 alle ore 9 del 30 maggio, una estesa plaga sulla quale il massimo di pioggia si manifesta nella zona compresa all’incirca fra il limite collinare il sud della via Emilia a nord, il crinale dell’Appennino a sud, il torrente Senio ad ovest ed il torrente Marecchia ad est (Figura 1).
Se nell’insieme le precipitazioni osservate non appaiono eccezionali, perché al di sotto di massimi registrati in altre località in questi ultimi anni per uguale intervallo di tempo, pure e da rimarcare la notevole estensione della zona investita dai ·massimi. Infatti la isoieta 140 millimetri interessa tutto il bacino del Ronco e la parte alta e media del Montone per oltre 300 chilometri quadrati di superficie, mentre la isoieta 100 racchiude tutti i bacini montani della regione, dal torrente Senio al torrente Marecchia, sino alle estreme propaggini collinari prossime alla via Emilia, per una estensione complessiva più valutabile intorno ai 2000 chilometri quadrati.
Le piene che conseguirono all’evento meteorologico, sui corsi d’acqua della regione, furono eccezionali principalmente nei tronchi vallivi dei torrenti Santerno, Senio, Lamone, Montone, Ronco e Savio, nonché nel tratto infimo del fiume Reno ove alla piena normale di questo corso si aggiunsero i copiosi deflussi degli affluenti inferiori (Figura 2). Le conseguenze delle piene sulla regione romagnola furono veramente catastrofiche.
Si ebbero a lamentare frane e crolli in più località dei bacini montani, esondazioni nelle campagne adiacenti i corsi d’acqua nei tratti di questi non arginati a monte della via Emilia, allagamenti e danni a opere e a terreni del Ravennate e del Forlivese prossimi al torrente Savio che, rotte le arginature a Castiglione di Cervia e a Savio, riversò le proprie acque nelle campagne sottostanti sommergendo una superficie di circa complessivi 5.500 ettari.
Altro evento dimostratosi di particolare interesse, e che si può riallacciare alla particolare situazione pluviometrica verificatasi nella regione nel corso dei mesi di maggio e giugno, fu la piena del giorno 14 giugno. Anche di questa, che pur non presentandosi con caratteri di eccezione come la precedente, si e manifestata ugualmente di certo interesse idrologico.
La piena del 14 giugno, che gli elementi caratteristici classificano tra gli eventi ricorrenti con una certa frequenza nella regione Emiliano-Romagnola, pone in maggiore evidenza i caratteri che fanno di quella del 29-30 maggio un evento raro ed eccezionale. In modo particolare, dal confronto degli elementi rilevati per ambedue le piene, appare che non sono stati i valori delle portate massime al colmo a porre la prima piena tra gli eventi di eccezione, bensì la persistenza dei valori elevati delle portate prossime al colmo, conseguenti a uno stato pluviometrico eccezionale più per durata che per intensità. I danni stessi causati dalla prima sono una diretta conseguenza della persistenza delle piogge e della durata del colmo delle onde di piena, in quanto, una onda unica di notevole durata e formata da cuspidi susseguentesi a brevissimo intervallo di tempo cosi come si è presentata, non trovando nei terreni golenali sufficiente espansione all’invaso delle proprie acque, ebbe ad esaltarsi nei tronchi vallivi raggiungendo valori di eccezione sicuri apportatori di nefaste conseguenze alle opere di contenimento.
– Estratto dagli “Annali Idrologici 1939, Parte Seconda”, Sezione Autonoma del Genio Civile con sede in Bologna, Ministero dei Lavori Pubblici, Servizio Idrografico (Roma: Istituto Poligrafico dello Stato, 1952).
La cronologia è una delle essenziali differenze idrometeorologiche tra il disastro primaverile del 1939 e quello 2023. Nel primo, l’intensità maggiore caratterizzò la prima delle due meteore, distanziate di circa due settimane. Nel secondo, è accaduto il contrario e Paul Valery sarà soddisfatto. Ma, per altri aspetti, il passato può anche insegnare qualcosa*. Per esempio: eventi molto intensi possono ripetersi a breve distanza di giorni. Per esempio: dove, come, quando e quanto le opere idrauliche siano servite. E quali tra le diverse tipologie. Oppure se si siano rivelate inutili o, peggio, abbiano aggravato gli impatti, locali e vallivi. Per esempio: dove sarebbe opportuno delocalizzare i beni, le produzioni e le infrastrutture a maggior rischio. Per esempio: dove lavorare sodo per piazzare le difese locali di emergenza che possono ridurre il conto dei danni dal 50 al 75 percento**.
*Rosso, R. (2021) Coping with Floods in Italy: Learning from the Past to Plan Future Adaptation, in Water Law, Policy and Economics in Italy, edited by Turrini, P., Massarutto, A., Pertile, M. & A. de Carli, Heidelberg: Springer.
**Bignami, D.F., Rosso, R. & U. Sanfilippo (2019) Flood Proofing in Urban Areas, Heidelberg: Springer.