“L’obiettivo della delega fiscale è la riforma complessiva del sistema, con una riduzione progressiva delle aliquote Irpef per abbassare la pressione fiscale. Questo significa, nella nostra idea, ampliare sensibilmente lo scaglione più basso (attualmente con aliquota al 23% fino a 15mila euro lordi anno, ndr)per ricomprendervi molti più lavoratori”. Lo ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al tavolo con i sindacati. Nel 2022 il 41% dei contribuenti italiani (ossia 16,7 milioni di individui) ha dichiarato redditi sotto i 15mila euro lordi l’anno, un altro 13,5% (6,7 milioni di persone) redditi tra 15mila e 20mila euro, con un prelievo (sulla parte di reddito che eccede i 15mila) del 25%. È verosimilmente a questa fascia di contribuenti che andrebbero i benefici dell’intervento ipotizzato dalla presidente del Consiglio.
Meloni ha parlato anche di contratti di lavoro. “Vogliamo incentivare ancora l’occupazione a tempo indeterminato, soprattutto nell’ambito dell’occupazione femminile, che rimane il nostro principale gap rispetto alla media europea. Se colmassimo quel divario, colmeremmo di fatto tutto il gap occupazionale che abbiamo rispetto agli altri Paesi europei. Questo rimane un grandissimo tema soprattutto per le regioni del Mezzogiorno. I nostri provvedimenti – ha spiegato la premier – si sono quindi concentrati soprattutto sui fragili, sulle donne, sui giovani e sui percettori del reddito di cittadinanza”, ha spiegato ai sindacati.
Sul fronte delle pensioni “si lavorerà sul rafforzamento del sistema previdenziale, con particolare riguardo alle pensioni future. Dobbiamo garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni” ha detto, secondo quanto si apprende, Meloni al tavolo con i sindacati, senza però spiegare dove verranno trovate le risorse per questi interventi. Per quanto attiene alla perdita del potere d’acquisto dei salari la presidente del Consiglio ha detto che intende “istituire a Palazzo Chigi un osservatorio governativo sul tema del potere d’acquisto: salari, monitoraggio dei prezzi e della politica dei prezzi, controllo dell’attuazione e degli effetti dei provvedimenti che noi abbiamo introdotto e che magari non hanno dato i risultati previsti, come per esempio la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia”. “Mi interessano tutti i temi che sollevate e se avessi le risorse avrei già fatto tutto, ma mettendo insieme tutte le richieste si arriva a decine di miliardi. Occorre fare delle scelte che puntano sul moltiplicatore più alto”, ha affermato la premier Giorgia Meloni ai sindacati
“Le mobilitazioni di maggio hanno prodotto questa convocazione del governo e questa disponibilità, che prima non c’era, a fissare tavoli specifici. Nel merito però oggi il giudizio non è naturalmente positivo, risultati non ci sono stati, non hanno dato risposte alle nostre rivendicazioni”, commenta il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro. “Noi consideriamo importante questa convocazione, ma risultati ad oggi non ci sono, quindi per quello che ci riguarda bisogna proseguire la mobilitazione“. “Bene la disponibilità dell’esecutivo a riprendere il confronto a Palazzo Chigi e nei ministeri. La Cisl sarà inchiodata alle trattative sapendo che non si può stare con un piede ai tavoli e con l’altro in piazza”, scrive però su Twitter il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
“In generale e in via prioritaria, noi vogliamo che sia redistribuita la ricchezza per dare la possibilità a chi lavora di vedere aumentati i propri salari: in questo Paese c’è un problema che riguarda le politiche salariali, perché i lavoratori, negli ultimi due anni, hanno perso il 10% del loro potere d’acquisto”. Così, a quanto si apprende, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, si è espresso nel corso dell’incontro dei sindacati a Palazzo Chigi. Sul cuneo “avete fatto una scelta giusta: è una nostra rivendicazione, abbiamo fatto uno sciopero generale quando c’era il governo Draghi e manifestazioni con sciopero lo scorso anno. Ma siamo preoccupati perché non è strutturale. Il governo potrebbe aiutare a rinnovare i contratti detassando gli aumenti contrattuali e la contrattazione di secondo livello. C’è troppo lavoro precario e sottopagato”, ha detto il leader della Uil.