Un libro che racconta la sua vita in musica e un disco che la sua musica permette di ascoltarla (uscito il 26 maggio, raccoglie i suoi più grandi successi). Raf si è raccontato al Corriere della Sera, dalle origini della passione per la musica passando per quando il primo giugno 1980 a Bologna incontrò Joe Strummer nel backstage del live dei Clash: “Mi disse che credeva ancora nelle rivoluzioni. Gli interessava la contestazione in Italia, gli spiegai le differenze con quella inglese. Qui c’era la deriva del terrorismo. Poi sul palco schivammo le lattine. Oggi fa sorridere, ma per qualcuno i Clash di London calling avevano tradito l’anarchia“.
Il successo arriva poco dopo con Self Control: “Mi creò traumi psicologici. Non sostenevo il compromesso. Mi nascondevo. La mia coscienza diceva: ma non ti vergogni di fare musica dance? L’ho capito dopo che il brano è un piccolo capolavoro”. E di pezzi rimasti nella storia della musica italiana, da lì, ce ne sono stati tanti. “Con la morte di Bowie è finito il Novecento e il mito degli anni Settanta”, ha detto il cantautore pugliese. E ha spiegato: “Quella supernova ha reso la mia generazione parte di un’esplosione di luce. Dopo, la musica non ha prodotto cose altrettanto interessanti. Per me Bowie è stato un alieno. Come i Beatles. Ogni tanto gli extraterrestri atterravano, era un’emozione che quasi non riuscivo a reggere”.