L’Europa chiede “alle autorità di Pristina di fermare le operazioni di polizia verso i palazzi delle municipalità nel Nord” e “i manifestanti violenti cessino le ostilità e continuino il dialogo con i due leader“. Da parte sua il Cremlino, all’indomani delle tensioni scoppiate nel Nord del Kosovo – dove manifestanti serbi protestano contro l’insediamento nei loro uffici dei nuovi sindaci di etnia albanese eletti nel voto locale del 23 aprile scorso – addossa la colpa dell’escalation alle forze Nato, che hanno agito in modo “non professionale”, provocando “una violenza non necessaria” e una “escalation” della situazione. Resta alta la tensione al confine tra Serbia e Kosovo e anche il ministro della Difesa Guido Crosetto conferma che c’è una “volontà politica di alzarla”, sottolineando l’urgenza della fine delle ostilità “perché il confine tra il Kosovo e la Serbia è uno di quei luoghi pericolosi in cui una scintilla potrebbe far scoppiare un incendio”. Intanto la Nato ha disposto il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (ORF) per i Balcani occidentali, che erano pronte all’impiego in sette giorni, “una misura di prudenza – ha dichiarato l’ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell’Allied Joint Force Command di Napoli – per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“. In serata il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, alla vigilia di una riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Oslo, ha annunciato: “Abbiamo deciso di dispiegare altri 700 militari della forza di riserva operativa per i Balcani occidentali e di mettere un altro battaglione delle forze di riserva in stato di massima allerta in modo che possa essere dispiegato in caso di necessità”.
Gli italiani feriti – Nel frattempo migliorano le condizioni dei 14 militari italiani feriti, tutti appartenenti al nono Reggimento Alpini, che sono stati trasportati in diverse strutture sanitarie della Kfor nella regione. In particolare, uno dei militari è stato portato presso l’ospedale militare Nato specialistico di Skopje, un altro presso l’ospedale militare Nato di Pristina per le cure e gli accertamenti del caso. Tutti gli altri militari coinvolti – spiega il ministero della Difesa – sono stati assistiti al posto di medicazione della base italiana di Villaggio Italia a Peja-Pec. Tre dei militari coinvolti sono stati già dichiarati guariti e hanno ripreso regolarmente servizio.
Le proteste – Intanto oggi manifestanti serbi si sono nuovamente radunati stamane davanti ai Municipi di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic per continuare la protesta. Per ora la situazione appare tranquilla, anche se è evidente una massiccia presenza di unità della polizia kosovara e di militari della Kfor, la Forza Nato in Kosovo a presidiare i punti sensibili. Stando ai media locali, i nuovi sindaci di Zvecan e Zubin Potok non intendono raggiungere oggi i loro uffici nelle rispettive sedi municipali ma dovrebbero svolgere la loro attività in sedi distaccate situate in villaggi vicini. Il sindaco di Leposavic sembra sia rimasto bloccato ieri nella sede del Municipio, dove avrebbe trascorso la notte. Dure condanne dei gravi incidenti di ieri sono giunte nelle ultime ore anche da Eulex e Unmik, le missioni Ue e Onu in Kosovo. E proseguono le accuse incrociate tra Pristina e Belgrado, che si addossano a vicenda la responsabilità delle nuove forti tensioni e degli scontri nel nord del Kosovo. Ieri sera il presidente serbo Aleksandar Vucic ha indicato il premier kosovaro Albin Kurti e la sua politica incendiaria e ostile ai serbi quali unici responsabili di tale situazione, e ha fatto appello alla comunità internazionale e ai paesi del Quint in particolare di ‘riportare alla ragione’ Kurti, prima che sia troppo tardi. La presidente del Kosovo Vjosa Osmani da parte sua ha puntato il dito contro le ‘strutture parallele’ della Serbia nel nord del Kosovo, trasformatesi a suo dire in autentiche ‘bande criminali’ che destabilizzano la situazione al nord.
Borrell: “In Europa c’è già abbastanza violenza” – “L’Ue si aspetta che le parti si comportino in modo responsabile e spianino la strada all’attuazione dell’accordo per la normalizzazione: sono al lavoro per organizzare al più presto un incontro di alto livello”, ha detto l’alto rappresentante della Politica estera Ue Josep Borrell nel corso del punto stampa con il presidente del Montenegro Jakov Milatovich, aggiungendo che “gli Stati membri dell’Unione Europea stanno discutendo le possibili misure da intraprendere se le parti non compiranno passi verso l’allentamento delle tensioni”. Oltre poi a ribadire la condanna alle violenze, l’Alto rappresentante ha sottolineato che “ogni azione unilaterale deve essere evitata” e che “in Europa c’è stata e c’è già abbastanza violenza. Oggi non ci possiamo permettere un altro conflitto: spero che la mia voce venga ascoltata e che le persone si comportino di conseguenza rispetto a queste richieste“, ha concluso.
Russia e Cina contro la Nato – Ad attaccare le forze Nato, difese senza esitazione dall’Europa, c’è il Cremlino: la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha dichiarato che i militari Kfor sono responsabili di “una violenza non necessaria” e una “escalation” della situazione. Poi ha puntato il dito contro i Paesi occidentali, che devono mettere fine alla loro “falsa propaganda” sul Kosovo, e “smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà”. Sulla crisi interviene anche la Cina, che dichiara di prestare “molta attenzione agli sviluppi” e all’escalation della tensione tra i soldati della Nato e i manifestanti serbi, sostenendo “gli sforzi di Belgrado a tutela della sua sovranità e integrità territoriale contro le azioni unilaterali intraprese dalle Istituzioni provvisorie di autogoverno a Pristina“. La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha detto che Pechino “chiede l’attuazione dell’obbligo di istituire un’associazione/comunità di municipalità a maggioranza serba, esortando la Nato a rispettare seriamente la sovranità e l’integrità territoriale dei Paesi interessati a favore della pace regionale”.