Diventa un rebus l'”immunità diplomatica” concessa dal Sudafrica a Vladimir Putin in vista della riunione dei Paesi Brics (Brasile, Cina, India, Russia e Sudafrica) in programma a Johannesburg a fine agosto. Sul presidente russo, infatti, pende un mandato di arresto internazionale spiccato a marzo dalla Corte penale dell’Aja, che lo vuole processare per deportazione illegale di bambini. Mercoledì il ministro degli Esteri di Pretoria, Naledi Pandor, ha dichiarato che l’immunità sarà concessa a tutti i funzionari internazionali che parteciperanno a eventi legati al vertice, facendo pensare che Putin potesse beneficiare di uno scudo contro la cattura. Ma dopo qualche ora un comunicato dello stesso ministero ha precisato: “Si tratta di un conferimento standard di immunità che effettuiamo per tutte le conferenze e i vertici internazionali che si tengono in Sudafrica, indipendentemente dal livello di partecipazione” e “non annullano alcun mandato che possa essere stato emesso da un tribunale internazionale nei confronti di un partecipante alla conferenza”.

Interpellato dall’Ansa, un portavoce ha ribadito il carattere di routine dell’immunità, ma non ha voluto rispondere alla domanda se questa valga anche per Putin. Rilanciando il comunicato, i media locali lasciando intendere che il governo di Pretoria stia cercando di trovare una via legale per far intervenire il capo del Cremlino all’appuntamento. Alla domanda se Putin sarà presente a Johannesburg, il suo portavoce Dmitry Peskov si è limitato a dire che la Russia prenderà parte al vertice “al dovuto livello“, in quanto “attribuisce un enorme significato allo sviluppo di questo formato per l’integrazione”. Ma ha avvertito il governo sudafricano: “Davvero, speriamo che i partner in un tale importante formato almeno non facciano affidamento su decisioni illegali di questo tipo”. E anche la Corte penale internazionale non deve fidarsi troppo, se un suo portavoce, raggiunto sempre dall’Ansa, sottolinea che “i Paesi che ospitano i vertici hanno l’obbligo legale di cooperare con la Corte nel quadro dello statuto di Roma”.

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