Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di condividere tra di loro l’energia prodotta e immessa in rete in una determinata località. La condivisione avviene tramite la rete di distribuzione pubblica a fronte del pagamento del servizio, e contribuisce alla riduzione della quantità di energia proveniente, sempre tramite la rete pubblica, da impianti remoti di terzi, gestita da operatori commerciali.
Ne abbiamo parlato anche in questo blog come di una soluzione virtuosa, che contribuisce a ridurre i gas climalteranti promuovendo un’economia solidale e la proprietà diffusa dell’energia. Tutti dicono di volerle ma… il tempo passa, mancano i provvedimenti attuativi e le norme esistenti sono un ginepraio che pare ideato ad arte per scoraggiarne la nascita. Per segnalare le criticità, Italia Nostra pubblica qui di seguito un intervento scritto dal Prof. Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino.
Il primo stimolo a costituire delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) viene da alcune direttive europee, in particolare la cosiddetta RED II, pubblicata l’11 dicembre 2018. Gli stati membri dovevano recepire i contenuti della direttiva nei loro ordinamenti entro il 30 giugno 2021. L’Italia si muove lentamente sicché, per iniziativa parlamentare, il cosiddetto “milleproroghe” del 2019 recepisce un emendamento che diviene l’art. 42bis della legge 8/2020, entrata formalmente in vigore il 1 marzo 2020. Tale articolo si presenta come una norma ponte in attesa del pieno recepimento della RED II e consente la realizzazione delle CER sia pure in un assetto transitorio.
I vincoli e le connotazioni di queste CER permettono, soprattutto fuori dalle grandi aggregazioni urbane, la formazione di comunità molto piccole in cui, per forza di cose, i flussi di scambio sono molto modesti. In concreto il numero di queste comunità effettivamente costituite è estremamente ridotto. Uno dei vincoli comunque prevede che gli impianti a disposizione della comunità per lo scambio di energia al suo interno possano essere solo quelli allacciati alla rete dopo il 1 marzo 2020.
Comunque sia, lo schema di comunità previsto non ricalca la comunità suggerita dal buon senso, in quanto si preoccupa innanzitutto di salvaguardare il tradizionale regime di mercato in cui il singolo consumatore o anche produttore/consumatore si affaccia. Semplicemente, a questo regime dato viene sovrapposto un regime di incentivi proporzionale al flusso di energia virtualmente scambiato all’interno della comunità entro ogni intervallo orario, così come rilevato dalla lettura dei contatori. In pratica ciascuno continua a pagare o incassare come se la comunità non ci fosse, ma quest’ultima si vede assegnare una tariffa incentivante proporzionale a quanto formalmente scambiato. Tariffa incentivante che è a carico di tutti gli utenti italiani dell’energia, che la pagano attraverso gli oneri di sistema presenti in bolletta. Insomma, anche i kWh che i contatori indicano come scambiati (quindi provenienti dagli impianti della comunità) vengono pagati ad un soggetto commerciale esterno, salvo però a servire come base per il calcolo di un incentivo.
La norma ponte doveva essere superata al momento del pieno recepimento della direttiva europea, che effettivamente avviene col decreto legislativo 199/2021 che entra formalmente in vigore il 15 dicembre 2021, quasi sei mesi dopo il termine previsto dalla direttiva. Come avviene però sovente, il D.Lgs. 199 è sì in vigore, ma ahimè non è operativo, perché per esserlo richiede alcuni ulteriori provvedimenti attuativi; in particolare due, in capo rispettivamente all’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) e al ministro competente (il ministero corrispondeva dapprima all’acronimo MITE e oggi all’acronimo MASE). Il provvedimento di ARERA, in base al decreto 199, era dovuto entro 90 giorni (dal 15 dicembre 2021), quello del ministro entro 180 giorni.
ARERA ha pubblicato la sua delibera (727/2022/R/EEL) il 27 dicembre 2022 (413 giorni dopo l’entrata in vigore del decreto 199); del provvedimento del ministro si sono perse le tracce. Il guaio è che anche la delibera ARERA, come sta scritto nel testo della medesima, si applica solo a partire dalla data del provvedimento ministeriale, per cui oggi ci si trova ancora nel regime transitorio dell’art. 42bis. Comunque, dopo di allora, sull’atto ministeriale è calato il silenzio.
Il mitico D.Lgs. 199 (la legge), all’art 32, comma 3, punto c) specifica che i clienti domestici (soci di comunità dell’energia) possono optare per lo scorporo in bolletta dell’energia che condividono all’interno della CER e dà ad ARERA il compito (entro i famosi 90 giorni) di stabilire come tali soggetti debbano agire per comunicare la loro scelta. Si tratta insomma dell’applicazione del buon senso: se condividiamo energia prodotta dai nostri impianti, perché dovremmo pagarla a soggetti esterni che non la producono?
Ebbene l’Autorità, nella sua delibera del 27 dicembre u.s. (quella stessa che per diventare operativa aspetta il provvedimento ministeriale di cui si sono perse le tracce), afferma che lo scorporo sarebbe complicatissimo (non spiega perché) e che pertanto non può essere attuato subito. C’è di più; sempre ARERA nella sua delibera prescrive che, quando si attuerà lo scorporo, la quota parte di tariffa incentivante che corrisponde a colui o colei che ha scelto lo scorporo non venga attribuita alla CER (come dice la legge), bensì al venditore (di energia) del socio. Che bisogno c’è di parlamenti, governi e così via? Al bene del paese provvedono le “autorità”!
Tra l’altro, l’applicazione dello scorporo (l’autorità lo chiama scomputo) esteso a tutti i legittimi soci di una comunità (non solo a quelli domestici), oltre ad essere un’applicazione del buon senso, permetterebbe di fare a meno di erogare una tariffa incentivante a carico di tutte le utenze nazionali, in quanto l’energia scambiata va oggettivamente in detrazione a quella che il gruppo deve acquistare all’esterno a prezzi di mercato, permettendo quindi un risparmio diretto, facilmente comprensibile e consistente sulle bollette di tutti i soci, fermo restando che si continuerebbe a pagare il costo del trasporto attraverso la rete pubblica (solo a bassa tensione, però).
Tanto per non farci mancare niente, a tutte queste questioni giuridico-burocratico-amministrative possiamo aggiungere anche qualcosa di concreto e materiale. La rete pubblica non è al momento adatta a recepire rilevanti volumi di energia immessa in modo diffuso a bassa tensione: occorre provvedere, con adeguati investimenti, ad una ristrutturazione generale. Qualcosa sta avvenendo, ma senza troppa fretta, anche se al momento ci sono porzioni del territorio nazionale in cui la rete risulta letteralmente satura riguardo all’allaccio di piccoli impianti da rinnovabili. Se ci diamo da fare con grande entusiasmo per attivare nuovi impianti al servizio di comunità dell’energia possiamo poi trovarci di fronte al fatto che l’allacciamento alla rete può tardare, rispetto al momento in cui lo chiediamo, di parecchi mesi, se non peggio. O anche, per impianti recenti già allacciati, scoprire che essi vengono per certi periodi disconnessi d’ufficio per evitare appunto scompensi sulla rete inadeguata.
In conclusione, riguardo alle comunità dell’energia (e alla transizione energetica), siccome tutto quello che avviene non pare essere casuale si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una titanica presa in giro.
Italia Nostra
Associazione per la tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale
Ambiente & Veleni - 31 Maggio 2023
Comunità energetiche, basterebbe buonsenso ma sembra di essere davanti a una presa in giro
Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di condividere tra di loro l’energia prodotta e immessa in rete in una determinata località. La condivisione avviene tramite la rete di distribuzione pubblica a fronte del pagamento del servizio, e contribuisce alla riduzione della quantità di energia proveniente, sempre tramite la rete pubblica, da impianti remoti di terzi, gestita da operatori commerciali.
Ne abbiamo parlato anche in questo blog come di una soluzione virtuosa, che contribuisce a ridurre i gas climalteranti promuovendo un’economia solidale e la proprietà diffusa dell’energia. Tutti dicono di volerle ma… il tempo passa, mancano i provvedimenti attuativi e le norme esistenti sono un ginepraio che pare ideato ad arte per scoraggiarne la nascita. Per segnalare le criticità, Italia Nostra pubblica qui di seguito un intervento scritto dal Prof. Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino.
Il primo stimolo a costituire delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) viene da alcune direttive europee, in particolare la cosiddetta RED II, pubblicata l’11 dicembre 2018. Gli stati membri dovevano recepire i contenuti della direttiva nei loro ordinamenti entro il 30 giugno 2021. L’Italia si muove lentamente sicché, per iniziativa parlamentare, il cosiddetto “milleproroghe” del 2019 recepisce un emendamento che diviene l’art. 42bis della legge 8/2020, entrata formalmente in vigore il 1 marzo 2020. Tale articolo si presenta come una norma ponte in attesa del pieno recepimento della RED II e consente la realizzazione delle CER sia pure in un assetto transitorio.
I vincoli e le connotazioni di queste CER permettono, soprattutto fuori dalle grandi aggregazioni urbane, la formazione di comunità molto piccole in cui, per forza di cose, i flussi di scambio sono molto modesti. In concreto il numero di queste comunità effettivamente costituite è estremamente ridotto. Uno dei vincoli comunque prevede che gli impianti a disposizione della comunità per lo scambio di energia al suo interno possano essere solo quelli allacciati alla rete dopo il 1 marzo 2020.
Comunque sia, lo schema di comunità previsto non ricalca la comunità suggerita dal buon senso, in quanto si preoccupa innanzitutto di salvaguardare il tradizionale regime di mercato in cui il singolo consumatore o anche produttore/consumatore si affaccia. Semplicemente, a questo regime dato viene sovrapposto un regime di incentivi proporzionale al flusso di energia virtualmente scambiato all’interno della comunità entro ogni intervallo orario, così come rilevato dalla lettura dei contatori. In pratica ciascuno continua a pagare o incassare come se la comunità non ci fosse, ma quest’ultima si vede assegnare una tariffa incentivante proporzionale a quanto formalmente scambiato. Tariffa incentivante che è a carico di tutti gli utenti italiani dell’energia, che la pagano attraverso gli oneri di sistema presenti in bolletta. Insomma, anche i kWh che i contatori indicano come scambiati (quindi provenienti dagli impianti della comunità) vengono pagati ad un soggetto commerciale esterno, salvo però a servire come base per il calcolo di un incentivo.
La norma ponte doveva essere superata al momento del pieno recepimento della direttiva europea, che effettivamente avviene col decreto legislativo 199/2021 che entra formalmente in vigore il 15 dicembre 2021, quasi sei mesi dopo il termine previsto dalla direttiva. Come avviene però sovente, il D.Lgs. 199 è sì in vigore, ma ahimè non è operativo, perché per esserlo richiede alcuni ulteriori provvedimenti attuativi; in particolare due, in capo rispettivamente all’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) e al ministro competente (il ministero corrispondeva dapprima all’acronimo MITE e oggi all’acronimo MASE). Il provvedimento di ARERA, in base al decreto 199, era dovuto entro 90 giorni (dal 15 dicembre 2021), quello del ministro entro 180 giorni.
ARERA ha pubblicato la sua delibera (727/2022/R/EEL) il 27 dicembre 2022 (413 giorni dopo l’entrata in vigore del decreto 199); del provvedimento del ministro si sono perse le tracce. Il guaio è che anche la delibera ARERA, come sta scritto nel testo della medesima, si applica solo a partire dalla data del provvedimento ministeriale, per cui oggi ci si trova ancora nel regime transitorio dell’art. 42bis. Comunque, dopo di allora, sull’atto ministeriale è calato il silenzio.
Il mitico D.Lgs. 199 (la legge), all’art 32, comma 3, punto c) specifica che i clienti domestici (soci di comunità dell’energia) possono optare per lo scorporo in bolletta dell’energia che condividono all’interno della CER e dà ad ARERA il compito (entro i famosi 90 giorni) di stabilire come tali soggetti debbano agire per comunicare la loro scelta. Si tratta insomma dell’applicazione del buon senso: se condividiamo energia prodotta dai nostri impianti, perché dovremmo pagarla a soggetti esterni che non la producono?
Ebbene l’Autorità, nella sua delibera del 27 dicembre u.s. (quella stessa che per diventare operativa aspetta il provvedimento ministeriale di cui si sono perse le tracce), afferma che lo scorporo sarebbe complicatissimo (non spiega perché) e che pertanto non può essere attuato subito. C’è di più; sempre ARERA nella sua delibera prescrive che, quando si attuerà lo scorporo, la quota parte di tariffa incentivante che corrisponde a colui o colei che ha scelto lo scorporo non venga attribuita alla CER (come dice la legge), bensì al venditore (di energia) del socio. Che bisogno c’è di parlamenti, governi e così via? Al bene del paese provvedono le “autorità”!
Tra l’altro, l’applicazione dello scorporo (l’autorità lo chiama scomputo) esteso a tutti i legittimi soci di una comunità (non solo a quelli domestici), oltre ad essere un’applicazione del buon senso, permetterebbe di fare a meno di erogare una tariffa incentivante a carico di tutte le utenze nazionali, in quanto l’energia scambiata va oggettivamente in detrazione a quella che il gruppo deve acquistare all’esterno a prezzi di mercato, permettendo quindi un risparmio diretto, facilmente comprensibile e consistente sulle bollette di tutti i soci, fermo restando che si continuerebbe a pagare il costo del trasporto attraverso la rete pubblica (solo a bassa tensione, però).
Tanto per non farci mancare niente, a tutte queste questioni giuridico-burocratico-amministrative possiamo aggiungere anche qualcosa di concreto e materiale. La rete pubblica non è al momento adatta a recepire rilevanti volumi di energia immessa in modo diffuso a bassa tensione: occorre provvedere, con adeguati investimenti, ad una ristrutturazione generale. Qualcosa sta avvenendo, ma senza troppa fretta, anche se al momento ci sono porzioni del territorio nazionale in cui la rete risulta letteralmente satura riguardo all’allaccio di piccoli impianti da rinnovabili. Se ci diamo da fare con grande entusiasmo per attivare nuovi impianti al servizio di comunità dell’energia possiamo poi trovarci di fronte al fatto che l’allacciamento alla rete può tardare, rispetto al momento in cui lo chiediamo, di parecchi mesi, se non peggio. O anche, per impianti recenti già allacciati, scoprire che essi vengono per certi periodi disconnessi d’ufficio per evitare appunto scompensi sulla rete inadeguata.
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Roma, 12 mar. - (Adnkronos) - Stefano De Martino domina la serata di martedì grazie ad 'Affari tuoi' e 'Stasera tutto è possibile'. Nella fascia di access prime time, il gioco dei pacchi di Rai1 ha conquistato ben 6.020.000 spettatori, pari a uno share del 27,7%. A seguire, in prime time, 'Stasera Tutto è Possibile' su Rai2 si aggiudica il primato di share (13,8%) tra i programmi in onda nella stessa fascia, intrattenendo 2.158.000 spettatori. Su Canale 5, infatti, 'La Sirenetta' ha totalizzato 2.305.000 spettatori e il 12,2% di share mentre 'Miss Fallaci' su Rai1 ha interessato 2.180.000 spettatori con uno share del 12%.
Fuori dal podio troviamo: La7 con DiMartedì che ha registrato 1.498.000 spettatori (8,9% share) mentre Italia 1 con 'Le Iene Show' ha raggiunto 1.133.000 spettatori (8,6% share). A seguire: Rete 4 con 'E' Sempre Cartabianca' (697.000 spettatori, 4,8% share); Rai3 con 'Le Ragazze' (644.000 spettatori, 3,4% di share); Tv8 con 'The Karate Kid' - La leggenda continua (283.000 spettatori, 1,7% share); Nove con 'Man on Fire – Il fuoco della vendetta' (282.000 spettatori, 1,8% di share).
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - "Il voto democratico è stravolto, viene ribaltato l'esito, un inganno vergognoso agli elettori, una ferita per la nostra democrazia". Lo ha affermato il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera nell'esame della proposta della Giunta delle Elezioni per la proclamazione a deputato di Andrea Gentile di Forza Italia al posto di Elisa Scutellà del Movimento 5 stelle.
"Andrea Gentile -ha proseguito l'ex premier- ha un merito che tutti gli riconosciamo: è di nobile lignaggio politico e quindi pretende per naturale propensione ereditaria quel seggio ed è riuscito ad assoggettare tutta la Giunta delle Elezioni concentrata per questo risultato che oggi siamo qui a votare. Potrebbe capitare a tutte le forze politiche di ritrovarsi con il cambio di regole elettorali, i cittadini calabresi hanno seguito le regole di questa legge elettorale e le istruzioni aggiuntive del ministero dell'Interno".
"Il fatto è gravissimo: non parlate di favor voti, questo è favor coalitionis, l'espediente vergognoso che avete elaborato per avvantaggiarvi voi partiti che siete in coalizione. Duecento schede recuperate al voto, una truffa. La Procura indagherà anche se siete allergici ai giudici".
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - "Sono gravi e spiacevoli le offese rivolte alla deputata Maddalena Morgante sui social. Le esprimo la mia solidarietà. Rinnovo la più ferma condanna per le parole e i gesti di odio, che contrastano con il libero e civile dibattito democratico". Così il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - "Lei ministro Tajani oggi è qui per riscuotere un seggio nell'interesse del partito. Quando parleremo del piano di riarmo?" Lo ha affermato il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, intervenendo alla Camera nell'esame della proposta della Giunta delle Elezioni per la proclamazione a deputato di Andrea Gentile di Forza Italia al posto di Elisa Scutellà del Movimento 5 stelle.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - Henkel archivia il 2024 con un fatturato pari a 21,6 miliardi di euro. La crescita organica, ovvero depurata dall’effetto dei cambi e delle operazioni straordinarie, è stata del 2,6%, trainata sia dall’aumento dei prezzi sia dei volumi. Il margine operativo (Ebit) si attesta a 3,1 miliardi di euro, incremento molto significativo pari al 20,9%. Il margine Ebit si attesta al 14,3%, in miglioramento di ben 240 punti base mentre l'utile per azione privilegiata (Eps) è di 5,36 euro, +25,1% a tassi costanti di cambio. Il flusso di cassa ammonta a 2,4 miliardi di euro. E' stato inoltre proposto un incremento a doppia cifra dei dividendi: 2,04 euro per azione privilegiata (+10,3%) e deciso il piano di riacquisto delle azioni fino a 1 miliardo di euro.
“Il 2024 è stato caratterizzato ancora una volta da grandi sfide e molta incertezza nello scenario macroeconomico - afferma il ceo di Henkel, Carsten Knobel -. Nonostante questo, siamo riusciti a fare progressi consistenti rispetto all’anno precedente, abbiamo raggiunto e persino superato alcuni traguardi importanti. I solidi risultati ottenuti nel corso del 2024 dimostrano la capacità di perseguire con successo la nostra agenda strategica di crescita. Nel 2024 è cresciuto il fatturato organico, abbiamo migliorato significativamente la profittabilità con un incremento dei margini di 2,4 punti percentuali, sostenuto dall’eccellente sviluppo dei margini lordi, e aumentato del 25% gli utili per azione privilegiata. Per raggiungere questi risultati è stato fondamentale accrescere il valore dei nostri prodotti per i clienti e i consumatori. Le sinergie create dall’integrazione di consumer brands, insieme alle misure già annunciate di ottimizzazione del portafoglio, hanno ulteriormente contribuito”.
“Abbiamo mantenuto una forte focalizzazione sul nostro business e sulla crescita, investendo ad esempio in attività di marketing rivolte al mercato consumer e accelerando l’innovazione in entrambe le divisioni. Vogliamo che i nostri azionisti partecipino al successo dell’azienda ed è per questo che, al prossimo annual general meeting, proporremo l’incremento a doppia cifra dei dividendi. Abbiamo inoltre deciso un piano di riacquisto delle azioni per un valore fino a 1 miliardo di euro”, aggiunge Knobel. I risultati 2024 conclude Carsten Knobel, "mostrano con chiarezza che la trasformazione di Henkel sta progredendo in modo efficace e, grazie all’agenda strategica di crescita fondata sul nostro purpose, siamo sulla strada giusta per costruire il futuro dell’azienda. Nel 2025 ci aspettiamo un ulteriore sviluppo del fatturato e della marginalità, nonostante lo scenario intorno a noi resti altamente impegnativo. Voglio ringraziare tutte le persone Henkel per lo straordinario impegno e l’ottimo spirito di squadra che, ancora una volta, ci hanno permesso di crescere in un anno davvero sfidante”.
La volatilità e l’incertezza dello scenario macroeconomico e geopolitico mondiale resteranno molto elevate per tutto l’anno. L’andamento dell’economia globale lascia prevedere una moderata crescita nel 2025 con un impatto sull’incremento della domanda nei mercati e nei settori, sia industriale che consumer, in cui opera Henkel. Inflazione e tassi di interesse sono attesi in calo anche nel corso del 2025. Rispetto ai costi delle materie prime, Henkel prevede un aumento nella fascia bassa o media delle percentuali a una cifra considerando la media 2024. Le oscillazioni valutarie avranno un impatto neutro o negativo sul fatturato, stimato nella fascia bassa delle percentuali a una cifra.
Sulla base di queste considerazioni, nell’anno fiscale 2025 Henkel stima una crescita del fatturato organico compresa tra 1,5 e 3,5%. Per la divisione Adhesive Technologies la crescita è attesa tra 2,0 e 4,0%, per Consumer Brands tra 1,0 e 3,0%. Il tasso depurato di ritorno sulle vendite (margine Ebit depurato) è previsto tra 14,0 e 15,5%, con Adhesive Technologies tra 16,0 e 17,5%, e Consumer Brands tra 13,5 e 15,0%. Per quanto riguarda l’utile depurato per azione privilegiata (EPS), l’incremento è stimato nella fascia tra bassa e alta delle percentuali a una cifra, a tassi costanti di cambio.
Nella prima parte dell’anno si prospetta un andamento lento, ma la crescita del fatturato organico dovrebbe accelerare nel corso del 2025, con un secondo semestre più forte del primo per entrambe le divisioni. Ciò è dovuto all’incertezza dell’andamento dell’industria, dei mercati e della fiducia dei consumatori in alcuni mercati chiave, tra cui il Nord America. Nell'anno fiscale 2024 la divisione Adhesive Technologies ha registrato un fatturato di 10.970 milioni di euro, con una crescita nominale dell’1,7% rispetto al 2023 e uno sviluppo in termini organici del 2,4%. L’andamento dei volumi è stato favorevole soprattutto nella seconda metà dell’anno grazie alla ripresa della domanda in alcuni mercati rilevanti, tra cui ad esempio il segmento Mobility & Electronics.
Il fatturato di consumer brands è stato pari a 10.467 milioni di euro, in calo dello 0,9% in termini nominali rispetto all’anno precedente. La crescita organica è stata del 3%, sostenuta principalmente dall’incremento dei prezzi e dallo sviluppo molto positivo del mercato Hair. Il margine operativo depurato (Ebit depurato) è aumentato in misura significativa del 20,9% a 3.089 milioni di euro (anno precedente: 2.556 milioni di euro). Il tasso depurato di ritorno sulle vendite (margine Ebit depurato) è stato del 14,3%, molto più alto dell’anno precedente (2023: 11,9%).
L’utile depurato per azione privilegiata è cresciuto del 23,2% a 5,36 euro (anno precedente: 4,35 euro). A tassi costanti di cambio, l’utile è aumentato del 25,1%. Il capitale circolante netto in percentuale sui ricavi è stato pari al 3%, più alto del precedente anno fiscale (2023: 2,6%). Il flusso libero di cassa ha toccato i 2.362 milioni di euro, in calo rispetto all’anno precedente (2023: 2.603 milioni di euro). Il risultato dell’anno scorso era stato positivamente impattato dalla normalizzazione del capitale circolante netto. In conseguenza di quanto illustrato, la posizione finanziaria netta è stata pari a -93 milioni di euro, inferiore allo scorso anno (12 milioni di euro al 31 dicembre 2023) per effetto dei pagamenti sostenuti per le acquisizioni.
Il prossimo 28 aprile, in occasione dell’annual general meeting, sarà proposto agli azionisti l’aumento del dividendo rispetto all’anno passato pari al 10,3%, ovvero 2,04 euro per azione privilegiata e 2,02 euro per azione ordinaria. Questo corrisponde a un rapporto di payout del 37,9%, che è nella fascia tra il 30 e il 40% indicata come obiettivo. L’incremento è possibile grazie alla solida performance di Henkel e alla solida base finanziaria dell’azienda.
Strasburgo, 12 mar. (Adnkronos) - Le contromisure adottate oggi dalla Commissione europea in risposta ai dazi sull'import di acciaio e alluminio varate dagli Stati Uniti puntano a colpire soprattutto Stati e distretti elettorali a maggioranza repubblicana, in modo da massimizzare il danno inflitto dall'amministrazione Trump e spingerla al negoziato. Ma riguardano anche Stati in cui nel 2024 hanno vinto i Democratici.
"Adottiamo una risposta forte - spiega un alto funzionario Ue - se ci parlano con quel linguaggio, rispondiamo con la stessa moneta". Anche durante il primo mandato di Donald Trump i controdazi erano stati calibrati in modo da prendere di mira anzitutto gli Stati in mano al partito del tycoon.
Tra i prodotti importati colpiti oggi dall'Ue figurano "carne bovina e pollame", che sono prodotti in grandi quantità nel Kansas e e nel Nebraska, entrambi conquistati dai Repubblicani nel 2024. Altri Stati particolarmente colpiti dalle misure sono Georgia e Alabama, che hanno entrambi visto la vittoria del Gop nel 2024, ma anche la Virginia, dove hanno prevalso i Democratici. Alcune misure riguardano poi un bastione democratico come la California.
"Le nostre misure - precisa la fonte - non sono coordinate con Canada e Regno Unito, ma evidentemente siamo in contatto e ci parliamo. In questa fase non c'è coordinamento formale sul livello delle misure adottate" con Londra e Ottawa. Oggi "stiamo reagendo a misure inique" adottate dagli Usa. "Oggi non prendiamo di mira i servizi", ma "tutte le opzioni sono sul tavolo. Non escludiamo risposte maggiori e più creative tramite servizi, diritti di proprietà intellettuale ed altro, ma oggi quello che adottiamo" sono misure commerciali.
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - "Forza Italia esprime grande soddisfazione per l'esito del vertice tra capigruppo, ministro Nordio ed altri esponenti di Governo del dicastero della Giustizia. È passata la linea che noi abbiamo sempre sostenuto. In questa legislatura, oltre alla grande riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e il rinnovamento del Csm basato sul sorteggio che porrà fine alle correnti politicizzate delle toghe, si è ribadito che devono essere approvate le leggi sulla prescrizione, sui limiti temporali rinnovabili delle intercettazioni, sui sequestri degli smartphone". Lo afferma il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri.
"Si tratta di provvedimenti -aggiunge- che Forza Italia ha particolarmente sostenuto e che sono già stati esaminati da un ramo del Parlamento. La loro approvazione, in tempi rapidi, attuerà buona parte del pacchetto giustizia contenuto nei programmi della coalizione di centrodestra. La riunione di via Arenula ha quindi avuto un esito chiaro e molto soddisfacente. Ora al lavoro perché non ci devono essere perdite di tempo e si deve andare direttamente alla realizzazione di questi obiettivi, riformando la giustizia ed arginando il suo uso politico da parte di correnti togate politicizzate”.