“Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza”. Poche parole scritte in cirillico da Novak Djokovic sulla telecamera dopo la vittoria al Roland Garros sullo statunitense Aleksandar Kovacevic diventano un caso politico, nei giorni in cui nel nord del Paese sono esplose tensioni interetniche dopo l’insediamento dei sindaci di etnia albanese in alcuni comuni. La ministra francese dello Sport ed ex direttrice della Federtennis francese (Fft), Amélie Oudéa-Castéra, intervistata da France 2, ritiene che quel “messaggio non è appropriato”. Ora “non deve ricominciare”, ammonisce la ministra di Parigi, criticando quel messaggio ritenuto “militante” e “molto politico”.
Le parole del serbo, che a Parigi insegue il 23esimo Slam, arrivano dopo gli episodi di tensione registrati lunedì a Zvecan, la città nel nord del Kosovo dove è cresciuto il padre di Djokovic. “Mio padre è nato in Kosovo, sento il bisogno di esprimere il mio sostegno al nostro popolo e a tutta la Serbia. La mia posizione è chiara, come ho sempre detto pubblicamente: sono contrario alla guerra, alla violenza, a ogni forma di conflitto”, ha detto ancora il tennista. Gli scontri hanno causato una trentina di feriti tra i soldati della Kfor, la forza di peacekeeping della Nato. I nazionalisti serbi tentavano di aggredire la cerimonia di insediamento del sindaco di etnia albanese. In quella regione i serbi rappresentano la maggioranza della popolazione e alcuni gruppi hanno rifiutato di partecipare alle elezioni amministrative. La Serbia rifiuta infatti di riconoscere il Kosovo come una nazione indipendente, come invece hanno fatto oltre cento membri delle Nazioni Unite dopo la dichiarazione di indipendenza del 2008.
Secondo il presidente della Federazione tennis del Kosovo Jeton Hadergjonaj il messaggio di Djokovic, che nel 2008 partecipò con un videomessaggio alla manifestazione “Kosovo is Serbia“, può inasprire le tensioni. “Un messaggio simile, se arriva da una figura pubblica come quella di Djokovic in un evento come il Roland Garros, non è di aiuto. Capisco che lui abbia ancora legami con quella regione del Kosovo, penso ci viva ancora una parte della sua famiglia, ma il Kosovo è una nazione indipendente, riconosciuta dall’ITF, da Tennis Europe, e da tutta la comunità tennistica internazionale. C’è un principio fondamentale nella Carta olimpica, le organizzazioni sportive all’interno del movimento olimpico devono essere politicamente neutrali. L’Itf è riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale. Chiederemo ufficialmente che Djokovic sia multato”.
Su questo però, va detto che il regolamento dei tornei del Grande Slam ufficialmente non vietano l’espressione di messaggi politici al contrario del Cio. Per questo, ad esempio, nel 2008 il campione di nuoto Milorad Cavic venne sospeso dai Campionati europei di Eindhoven per aver indossato una maglia con la scritta “Il Kosovo è Serbia” durante la cerimonia di premiazione dei 50 farfalla in cui aveva vinto la medaglia d’oro. “Le stesse regole si applicano in tutti gli Slam, il referee e i supervisor verificano che siano rispettate” si legge in un comunicato della Federazione francese, che tra le righe lascia intendere che difficilmente ci saranno provvedimenti.