La Commissione Giustizia della Camera ha concluso martedì in tarda serata il voto degli emendamenti al testo base della proposta di legge che trasforma la gestazione per altri in “reato universale“, cioè perseguibile anche se commesso all’estero. È stato approvato soltanto un emendamento di Forza Italia (firmato dai deputati Pietro Pittalis, Tommaso Calderone e Annarita Patriarca), riformulato dal governo, che prevede la punibilità dei soli cittadini italiani, mentre la formulazione originaria sarebbe stata suscettibile di applicazione anche agli stranieri. Il via libera formale, con il mandato alla relatrice (la deputata di FdI Carolina Varchi) a riferire in assemblea, arriverà la prossima settimana, dopo aver acquisito i pareri richiesti dalle altre Commissioni. Il testo è atteso in Aula il 19 giugno, secondo il calendario approvato martedì dalla conferenza dei capigruppo.
Il ddl interviene sul comma 6 dell’articolo 12 della legge 40 del 2004, che prevede che “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da seicentomila a un milione di euro“. Alla fine della norma è aggiunto un periodo, che all’esito dell’esame in Commissione è stato riformulato così: “Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana”. Finora la Cassazione aveva escluso la punibilità della gestazione per altri commessa in altri Stati, in quanto, perché il reato possa rientrare nell’ambito della giurisdizione italiana, occorre che si sia verificato in Italia “anche solo un frammento della condotta”. Il nuovo divieto è “operativo, cogente, e sono sicura che disincentiverà il ricorso a questa pratica fermando il turismo procreativo“, dice la relatrice Varchi. La pensa diversamente il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Hanno provato a mettere una pezza sulla abnormità della pretesa di punire in Italia un cittadino straniero per una condotta commessa in un Paese dove la gestazione per altri è legale, magari in forma solidale. Praticamente, lo Stato italiano non pretende più di punire un medico canadese che ha contribuito a mettere in atto gpa e viene in vacanza in Italia ma pretenderà comunque di incriminare un medico italiano che lavora in Canada dove la gpa è regolamentata. Insomma, una umiliazione per la nostra civiltà giuridica”.
Tra gli emendamenti bocciati anche tre proposte dello stesso Magi che andavano in senso opposto al progetto della maggioranza, puntando ad ammorbidire le pene per la gestazione per altri: il primo (1.10) eliminava la previsione del carcere, mantenendo la multa da seicentomila a un milione di euro; il secondo (1.11) depenalizzava la condotta, prevedendo una sanzione amministrativa da cinquemila a cinquantamila euro; il terzo (1.17) escludeva la punibilità della gestante e anche della coppia che ricorre alla gestazione, nel caso in cui “la volontà di intraprendere il percorso e di assumere la responsabilità genitoriale è desumibile da atti concludenti”. Mentre il M5s ha sostenuto le proposte di Magi, il gruppo del Pd in Commissione Giustizia ha votato contro: “La decisione è stata presa per una questione di coerenza, perché come partito sui diritti abbiamo una proposta complessiva di più ampia visione, che non mette però in discussione il reato di gestazione per altri”, dice al fattoquotidiano.it la deputata Rachele Scarpa, che però (come il collega Alessandro Zan) ha scelto, a titolo personale, di non partecipare alla votazione sui tre emendamenti, di cui afferma di condividere il merito. “La battaglia sui diritti per noi parte da matrimonio egualitario, dalle adozioni, dalla tutela dei minori con la trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali o nati da gpa. Fermissima è stata comunque la nostra opposizione contro l’assurda proposta di legge Varchi, che equipara in sostanza la gpa a reati contro l’umanità come il genocidio o la tortura”, aggiunge.