Giustizia & Impunità - 31 Maggio 2023
Regeni, la famiglia: “C’è una speranza in più”. La legale Ballerini: “Egitto ha depistato, ma dal governo nessuna prova di forza”
“Da oggi c’è una speranza in più, speriamo che questa sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare. Visto che noi diciamo sempre che ‘Giulio fa cose‘, speriamo che possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli Stati non collaborano”. A rivendicarlo è l’avvocata Alessandra Ballerini, con accanto i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, dopo la decisione del Gup di inviare gli atti alla Consulta. Sarà così la Corte costituzionale a dover chiarire se la vicenda processuale può andare avanti anche senza la certezza che gli agenti egiziani siano formalmente a conoscenza delle accuse che gli sono rivolte. A chiamare in causa la Consulta è stato Roberto Ranazzi, giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, che ha chiesto di esprimersi sulla questione relativa all’assenza degli imputati, i quattro agenti egiziani della National Security Agency, il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore friulano.
“Sì è aperto uno spiraglio, a questa speranza ci aggrappiamo, insieme a chi ci ha sostenuto”, è l’auspicio di Claudio Regeni. Bisognerà però attendere che la Consulta decida, non prima di ‘sei, otto, dieci mesi”, secondo i tempi anticipati dalla legale della famiglia. “Sarà un tempo lungo, ci auguriamo che il ‘popolo giallo’ e la scorta mediatica continuino a starci vicino, perché abbiamo capito quanto sia importante l’opinione pubblica, ha avvertito la madre di Giulio. “Sarà la magistratura a fare le veci di una politica che non ha mandato segnali, continuando a evocare una ‘collaborazione egiziana‘ in realtà inesistente? Se ci troviamo qui è perché il nostro governo non ha dato prove di forza, mentre dall‘Egitto sono arrivati molti depistaggi e il Cairo ha chiarito che non voleva collaborare. Ma noi crediamo nella giustizia, sono sette anni e mezzo che ci crediamo”, ha concluso Ballerini.