Riprendendo lo studio di Nimmi Mistry, il dottor Pietro Rosetta spiega i rischi e le cause dei problemi legati alla salute degli occhi
Lo facciamo quando ci sentiamo stanchi o dopo avere guardato fissi per ore il monitor di pc e smartphone. Per darci un po’ di sollievo, ci strofiniamo gli occhi con le mani. Un gesto banale che però è fonte di rischi quasi insospettabili. A lanciare l’allarme sulle pagine del Mirror è stata Nimmi Mistry, un ottico di Vision Direct, che ha spiegato come strofinarsi gli occhi esponga a una serie di problemi. In particolare, sarebbe da evitare lo sfregamento durante le ore di lavoro, perché potrebbe provocare graffi sulla cornea e infezioni. “Uno studio scientifico del 2018”, ha spiegato Mistry, “ha dimostrato che Staphylococcus aureus e Streptococcus sono presenti sulle superfici delle tastiere dei computer e dei telefoni cellulari, entrambi possono essere trasferiti all’occhio semplicemente attraverso il tatto e causare potenziali infezioni oculari come la congiuntivite batterica. Sfregandosi gli occhi, soprattutto alla scrivania, è possibile trasferire i batteri dalla superficie della tastiera o del telefono agli occhi, aumentando il rischio di infezione; non solo, può causare graffi sulla cornea, la parte più esterna dell’occhio, rendendo più suscettibili a tali infezioni”.
“Confermo che questo tipo di fenomeno è in aumento negli ultimi anni”, ci spiega il dottor Pietro Rosetta, responsabile di Oculistica di Humanitas San Pio X. “Se abbiamo l’abitudine di strofinarci gli occhi, la presenza diffusa di batteri sui cellulari e sulle tastiere dei computer è sicuramente una fonte di possibili infezioni”.
Dottor Rosetta, a cosa andiamo incontro se trascuriamo i primi sintomi?
“Di sicuro a un’evoluzione incontrollata dell’infezione che può portare a seri disturbi alla vista. Per questo motivo è fondamentale la tempestività della diagnosi effettuando una visita specialistica. Ma dobbiamo considerare che oltre a batteri e virus esistono anche altri agenti infettivi come i protozoi, tra i quali l’Acanthamoeba, presente nelle acque stagnanti e in grado di aggredire la cornea”.
In quali casi potremmo essere esposti a questi protozoi?
“Chi per esempio porta a lungo lenti a contatto senza osservare le norme di disinfezione consigliate o si sciacqua con acque stagnanti, non potabili; in quest’ultima situazione è bene evitare il contatto con gli occhi. Ma bisogna anche considerare lo stato di salute degli stessi e quanto possano essere più vulnerabili a un’infezione”.
Può farci qualche esempio?
“Consideriamo chi soffre di secchezza oculare. Ricordo che le lacrime contengono un antibiotico naturale, il lisozima: in caso di ‘occhio secco’, questo antibiotico è meno presente e quindi l’occhio risulta più vulnerabile alle aggressioni batteriche. Occorre perciò avere ancora più attenzione all’igiene, evitando di toccarsi le palpebre o di entrare in contatto con la cornea. Inoltre sono da considerare anche i rischi di un’infezione virale che può essere trasmessa da persona a persona”.
Per la prevenzione, insomma, dobbiamo fare più attenzione all’igiene.
“Certamente. Sciacquandoci il viso dopo avere lavato bene le mani. Basta farlo con acqua fresca. E poi, non sottovalutiamo il rischio che corriamo se, mentre ci stropicciamo gli occhi, esercitiamo una pressione meccanica sulla cornea“.
Perché, cosa può accadere?
“Quel tipo di pressione può, in alcuni soggetti predisposti, provocare un progressivo sfiancamento della cornea chiamato ectasia, cioè una causa di visione offuscata. Con uno studio della rigidità della cornea, oggi siamo in grado di riconoscere in anticipo chi corre questo rischio. Infine, non dimentichiamo che esercitando una pressione sui bulbi oculari possiamo provocare un rallentamento della frequenza cardiaca”.