Nel 2017 ho avuto l’onore di scrivere “Educazione Diffusa per salvare il mondo e i bambini”, un libro a quattro mani con Paolo Mottana, professore di filosofia dell’educazione e di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali all’Università di Milano Bicocca. Un testo che nasceva dalla necessità di immaginare un cambiamento della scuola che ascoltasse i nuovi fermenti della società.
L’educazione e l’istruzione in Italia ha grosse necessità di finanziamento: ancora nel 2021 secondo i dati Eurostat l’Italia era l’ultima tra i 31 paesi europei analizzati in termini di spesa pubblica in investimenti per l’istruzione, dell’università e della ricerca. La forza politica di cui faccio parte per un solo anno ha guidato il Ministero dell’Istruzione ed ha aumentato gli investimenti: 8 miliardi alla scuola, aumento dell’organico e finanziamenti strutturali aggiuntivi per università, ricerca e diritto allo studio, stabilizzando i ricercatori precari. Tuttavia nello stesso periodo l’Italia è stata travolta dalla pandemia. Nella scuola il mio contributo, sul piano educativo, in quel 2020 è stato la realizzazione dei Patti educativi di Comunità tra enti comunali e Ministero dell’Istruzione, per iniziare ad immaginare e realizzare una scuola che si espande nel proprio quartiere, che chiama ad essere attori tutti i cittadini, come ogni ente attivo in città.
Purtroppo oggi che sono ritornato al lavoro di docente ho trovato una scuola ancora più sofferente di 10 anni fa. Non solo non sono aumentare strutturalmente le risorse, ma il peso di una scuola più complessa ricade sempre di più su un numero ridotto di persone. Gli ambienti scolastici, l’organizzazione, le regole, il contesto chiudono centinaia di ragazzi, docenti e genitori in una gabbia che diventa un luogo di sofferenza che non riesce a cambiare la vita dei più deboli, degli studenti con famiglie devastate, dei ragazzi e delle ragazze con problemi economici o che abitano in contesti culturali degradati.
È chiaro quindi che abbiamo necessità di un cambiamento radicale e non di piccoli aggiustamenti. Paolo Mottana, con il contributo di Giuseppe Campagnoli, nel suo nuovo libro Il sistema dell’educazione diffusa, ristruttura i cicli scolastici in ciclo della scoperta (cinque anni), ciclo dell’esplorazione (cinque anni) e ciclo dell’affinamento (due anni) rivoluzionando totalmente l’esperienza educativa.
I gruppi di lavoro devono accogliere non più di quindici allievi guidati da un’équipe di cinque educatori capitanati da un mèntore, che non solo ha grandi competenze umane e relazionali ma sia investito dell’organizzazione delle risorse, delle esperienze e degli spazi da coinvolgere sul territorio, che sono il perno dell’operazione educativa. Ciò necessità di una struttura organizzativa e segreteria più vasta di quella attuale.
Sempre di più la realtà custodisce saperi e conoscenze che sono lasciate fuori dalle mura della scuola generando l’inadeguatezza del vivere e di essere protagonisti di un mondo con regole che variano velocemente.
Dal servizio sociale al lavoro come sperimentazione attiva in luoghi reali, dall’espressione simbolica (teatro, danza, musica, arte, letteratura, cinema, fotografia ecc.) alla cura del corpo (dalla bioenergetica alle arti marziali, dalla meditazione all’educazione affettiva e sessuale), fino alla natura, alla scienza e all’indagine come conoscenza del territorio in tutti i suoi aspetti, l’educazione diffusa propone di mettere i ragazzi in situazioni concrete, di fargli vivere esperienze stimolanti, coinvolgenti ed appaganti, all’altezza delle loro attitudini e capacità, in un percorso che sia sì previsto ma che si modifichi calibrandosi anche sui talenti via via emergenti.
L’esercizio dell’esperienza offre spontaneamente l’occasione di cimentarsi, di sbagliare, di provare e ottenere successo. Le discipline tradizionali diventano alimentazioni culturali, chiamate in causa da situazioni concrete, dall’esperienza del territorio, del lavoro, dei luoghi, della natura, del corpo. Di fronte alla prospettiva sciagurata di un’ulteriore tecnologizzazione della vita dei nostri figli, apriamo le porte delle scuole e dei quartieri, dei territori e delle mille occasioni di esperienza.
Il libro di Paolo Mottana è un’occasione per coinvolgere i più grandi esperti educativi, pedagogisti, docenti e dirigenti del nostro Paese per ragionare su questa nuova prospettiva e tracciare le linee guida di un cambiamento profondo della scuola in una società che si affaccia a sfide mai affrontate prima.