Le truppe russe di Vladimir Putin hanno invaso l’Ucraina nel febbraio dell’anno scorso, in flagrante violazione dello statuto dell’Onu e di tutte le norme del diritto internazionale. Una situazione di tensione pre-bellica con molte vittime civili e militari covava però tra i due paesi almeno fin dal 2014, e circola una narrazione secondo la quale la tensione era principalmente alimentata dall’Ucraina. All’interno di questa narrazione, l’invasione del 2022 troverebbe una parziale giustificazione “difensiva”. Sebbene nessuna provocazione possa giustificare una invasione armata, nell’opinione pubblica i fatti del 2014, mal ricordati e peggio narrati, hanno un peso.

Tutte le narrazioni storiche possono essere inquinate dalla propaganda e ricostruire i fatti è sempre difficile; in questi casi si dovrebbe cercare di risalire il più possibile alle testimonianze dell’epoca. Un testimone importante fu Boris Nemcov (o Nemtsov, a seconda della traslitterazione preferita), politico russo, già vicepremier sotto Eltsin, antagonista di Putin. Nemcov fu assassinato il 27 febbraio 2015 a Mosca; il giorno successivo avrebbe dovuto guidare una manifestazione contro la guerra in Ucraina. Nemcov sapeva quello che rischiava: nove anni prima era stata assassinata Anna Politkovskaja che aveva raccontato le guerre di Putin in Cecenia.

Una raccolta di scritti e appunti di Nemcov curata dalla Fondazione per la Russia Libera, che agisce in esilio, è stata editata in forma di dossier e può essere consultata e scaricata. Il testo dovrebbe essere letto da tutti coloro che vorrebbero ricostruire la storia dell’inizio delle ostilità russo-ucraine. E’ una testimonianza e va confrontata con altre testimonianze, ma certamente è più attendibile dei resoconti propagandistici di Putin e dei suoi trolls.

Il primo capitolo della relazione si intitola “Perché Putin ha bisogno di questa guerra” e dimostra come uno degli scopi della guerra (nel 2014!) fosse il calo di popolarità di Putin e la necessità di una impresa “patriottica” che la rilanciasse: propaganda e politica interna. L’annessione della Crimea alla Russia e l’inizio delle provocazioni russe nel Donbass coincidono con un improvviso recupero di popolarità di Putin. Nel terzo capitolo (“Come fu ripresa la Crimea”) Nemcov parla dei “piccoli uomini verdi” militari di formazioni speciali dell’esercito russo in missione in Crimea con divise prive di insegne; il capitolo è arricchito con varie testimonianze e citazioni ufficiali dai discorsi di Putin e di alti ufficiali russi. Sono inoltre ricordati i trattati ufficiali tra Russia e Ucraina violati da Putin. Il quarto capitolo parla della presenza di unità o elementi dell’esercito russo nell’Ucraina orientale (cioè nel Donbass).

Non è possibile riassumere un libro, anche breve, nel post di un blog: ciò che un post può fare è fornire ai lettori l’informazione su dove e come scaricare il rapporto di Boris Nemcov, e sperare che i lettori vogliano leggere in originale un documento che è costato la vita del suo estensore e che per questo acquista una autorevolezza che è difficile scalfire. Nessuna testimonianza potrà mai essere completa, perché il testimone rivela ciò che lui conosce, che non è mai l’interezza della vicenda narrata; ma Boris Nemcov non è un testimone qualsiasi.

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