Si era preoccupata per lei dopo l’incontro di sabato pomeriggio all’Armani Bamboo, tanto da scriverle nelle ore successive. Solo che le risposte ai suoi messaggi, improvvisamente diverse nel tono rispetto a quello che Giulia Tramontano aveva avuto nel vis-a-vis, le scriveva Alessandro Impagnatiello. La 29enne, incinta al settimo mese, era già morta, trafitta da due o tre coltellate sferrate dal barman in quello che per gli inquirenti è un omicidio pianificato. L’altra donna che aveva avuto una relazione con Impagnatiello, una 23enne italo-inglese (e non americana, come appreso in precedenza), ha raccontato tutto ai carabinieri quando è stata sentita tra lunedì e martedì, specificando anche il confronto sui “maltrattamenti psicologici” dell’uomo. “Con Giulia ci siamo parlate e confidate” e trovate d’accordo sul fatto che l’uomo “ci avesse mentito a entrambe”, ha spiegato.
Un racconto dettagliato, dal quale emerge tutta la sua preoccupazione per le sorti di Tramontano, che è stato molto utile agli investigatori per ricostruire lo scenario all’interno del quale è maturato il femminicidio di Senago. “Se hai problemi vieni a casa mia”, è una delle frasi che la 23enne, amante a propria insaputa, ha rivolto a Tramontano durante l’incontro chiarificatore avvenuto sabato 27 maggio alle 5 del pomeriggio. Nel corso della sera avrebbe anche scritto altri messaggi alla vittima, proprio perché preoccupata. A rispondere dall’altra parte sarebbe però stato il 30enne: “Lasciami in pace, ti ho mentito”, le risposte ottenute via chat. La giovane si era anche già “preoccupata”, ha riferito, perché lei non aveva risposto subito ad un suo whatsapp.
L’italo-inglese ha raccontato anche come ha appreso del test del dna per il figlio in arrivo da Tramontano che Impagnatiello avrebbe “falsificato” con l’obiettivo di convincere l’amante della sua buona fede, di voler stare solo con lei rompendo la relazione con la 29enne di origini campane. L’ex collega dell’omicida reo-confesso, ora rinchiuso a San Vittore, ha raccontato ai carabinieri di averlo conosciuto nell’estate del 2022 e di aver avuto una relazione con lui fino a qualche settimana fa. Rimasta incinta negli scorsi mesi, ha deciso di abortire “di comune accordo” perché non si sentiva pronta per essere madre. Solo dopo ha scoperto dell’esistenza di Tramontano, poiché ha rintracciato sul telefono di Impagnatiello delle foto dei due in vacanza a Ibiza. Un viaggio che il barman le aveva assicurato di aver fatto da solo.
Notata la donna insieme a lui, visibilmente incinta, ha chiesto spiegazioni. E in quell’occasione Impagnatiello le avrebbe mostrato il test del dna falso sostenendo che Tramontano aveva problemi psichiatrici e che era costretto a starle vicino per evitare che la donna si facesse del male. Menzogne su menzogne che hanno portato l’italo-inglese a cercare la vittima per chiarirsi. Di più: per metterla in guardia. Un incontro durato poco meno di due ore, in centro a Milano, durante il quale la ragazza ha offerto la sua solidarietà a Tramontano. Rientrata a casa, ha iniziato a ricevere risposte scritte “in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza”. Fino a quando, nei messaggi tra le 20.30 e le 21.50, quando la donna secondo gli inqurenti era già morta, Tramontano ha iniziato a dire che “non essere stata sincera con lei” e di “lasciarla in pace”.
Quei messaggi, è la tesi della procura di Milano, sono in realtà stati scritti da Impagnatiello. L’italo-inglese ha cercato anche lui, ma solo alle 23.29 l’uomo le ha risposto sostenendo che la compagna era a letto, ma di fronte all’insistenza dell’altra donna ha cambiato versione dicendo che si trovava da una sua amica. Poi, attorno alle 2, ha raccontato, Impagnatiello si presenta a casa. Ma lei lo invita ad andarsene e concede solo uno scambio a distanza, forse insospettita. Il barman sostiene che Tramontano “se n’è andata” e quindi lui ora “è un uomo libero”. Non basta a convincere l’italo-inglese, che cerca anche i familiari di Tramontano quando scopre che la donna è scomparsa. Lunedì è l’ultimo giorno in cui rivede Impagnatiello sul luogo di lavoro. Sentita a verbale dai carabinieri, lo descrive come “strano” ed “evasivo”. Non solo: spiega anche di aver notato che all’interno dello zaino dell’uomo sono visibili “dei guanti in lattice di color azzurro”. Sono tutti elementi che aiuteranno gli investigatori a chiudere il cerchio attorno al barman.