Buoni i dati sull’occupazione dell’area euro e dell’ Italia in aprile. Nel nostro paese la disoccupazione è scesa al 7,8%, con un live calo rispetto a marzo (- 0,1 punti percentuali) e un più robusto – 0,4 punti nel confronto rispetto all’anno prima. Come scrive l’Istat le persone in cerca di lavoro sono scese sotto quota due milioni (1 milione 986mila), 14mila in meno di marzo e 72mila in meno su aprile 2022. Il tasso di occupazione (la quota di popolazione con un lavoro sul totale di quella in età lavorativa) sale al 61% mentre, quello di inattività (che non ha e non cerca un impiego) cala al 33,6% (-0,1 punti sul mese, -0,9 sull’anno). L’occupazione è aumentata soprattutto grazie alle donne. Nel complesso gli occupati sono 48mila in più rispetto a marzo, dato frutto di un incremento di 52mila persone per le donne e di un calo di 4mila per gli uomini. Su base annua l’incremento degli occupati è di 390mila. Il tasso di occupazione femminile è salito così in aprile al 52,3% con un aumento di 0,3 punti su marzo e una crescita di 1,4 punti su aprile 2022. Incoraggiante anche il dato sulle tipologie contrattuali. I contratti a tempo indeterminato sono saliti in un mese di 74mila unità, mentre quelli a termine sono 30mila in meno (- 149mila rispetto all’aprile 2022). Verosimile che molti di questi nuovi posti fissi siano trasformazioni di precedenti impieghi precari. Rispetto all’aprile 2022 i “posti fissi” sono 468mila in più.

Nell’intera zona euro la disoccupazione è scesa al 6,5% (dal 6,6% di marzo) mentre nell’intera Ue rimane stabile al 6%. Il tasso italiano rimane uno dei più elevati, preceduta da Spagna (12,7%) e Grecia (12,2%). In Germania i disoccupati sono solo il 2,9%, in Francia il 7%. “I dati diffusi quest’oggi dall’Istat confermano alcune tendenze in atto nel mercato del lavoro del nostro Paese come la crescita, in termini assoluti, dell’occupazione, ma se esaminati attentamente emergono aspetti sulla qualità del lavoro che non possono essere sottovalutati, anzi ci indicano l’urgenza di rimuovere le diffuse condizioni di precarietà”. Così la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli. I dati Istat “sono segnali positivi, incoraggianti. Anche la crescita del Pil va ulteriormente sostenuta e incoraggiata, perché significa liberare risorse per finanziare le tante grandi riforme, per investire sulla qualità del lavoro e le politiche sociali e per contrastare le diseguaglianze. I dati occupazionali sono importanti e bisogna consolidare, rafforzare questo trend positivo“, commenta il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

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