di Pietro Francesco Maria De Sarlo
In un esilarante duetto, nella puntata del 30 maggio di DiMartedì, tra Ginevra Bompiani e Carlo Calenda, quest’ultimo ha spiegato che non vuole fare il campo largo con il M5S perché sono un ‘disvalore’ per il Paese. Complimenti alla faccia di bronzo per uno che si è appena lanciato con Renzi stracci putridi pieni di opportunismi, convenienze e furbizie: un vero faro per le future generazioni.
Poi continua accusando il M5S di aver fatto governi con tutti (Salvini, il Pd e Draghi). E qui la critica ci sta tutta. Peccato che aveva appena finito di spiegare che del Pd condivideva la proposta del salario minimo, che è invece un battaglia storica del M5S, e che avrebbe appoggiato proposte ritenute valide sia che provenissero dal Pd sia dal governo di destra. Niente di nuovo, in pratica quella che il Divo Giulio definì ‘politica dei due forni’.
Dulcis in fundo, a una Bompiani che lo blandiva paragonandolo addirittura a Giscard D’Estaing, rispondeva che mai avrebbe fatto politica con Di Maio e Conte, mettendoli di fatto sullo stesso piano.
Ora capisco le crisi di vuoto di memoria, e di vuoto tout court di Calenda, ma Di Maio è stato uno dei complottisti della scorsa legislatura utilizzato per una congiura di Palazzo per fare fuori Conte e il M5S. Ha avuto per questo un’ampia mercede perché il Palazzo, Mario Draghi, lo ha proposto a una importante carica europea, che ha ottenuto di recente anche grazie, secondo notizie di stampa, a Sergio Mattarella. Insomma un Razzi 2, più furbo e più evoluto ma che di certo è un vivido esempio, insieme al Palazzo, di disvalori in politica.
Di Conte si può dire tutto il male possibile, ma è aggredito con ruvidezza dalla stampa dei salotti buoni dalla sua prima apparizione pubblica e, fino a prova contraria, ha gestito il Paese nella fase acuta della pandemia con un inizio di campagna vaccinale che, numeri alla mano, è stata tra le migliori in Europa, gestita poi da Figliuolo ma non superata. In aggiunta si è portato a casa 200 miliardi e passa di fondi europei; Renzi e il Palazzo hanno raccontato agli italiani che non avrebbe saputo gestirli e che per questo ci voleva Mario Draghi. Che fine sta facendo il Pnrr con Draghi e Meloni è sotto gli occhi di tutti.
E a questa narrazione supponente e onirica Bompiani faceva la piaciona e Floris era silente.
Certo magari Polito ha ragione nel dire che la sconfitta elettorale del Pd dipenda da Elly Schlein per non aver continuato la politica riformista del Pd: quella di Letta detto Enrico che ha regalato il Paese alle destre? Ma c’è da fidarsi delle analisi di uno che di fronte al collasso della sanità lombarda con il Covid ha tirato fuori la Schadenfreude – il piacere provocato dalle sventure altrui – del Sud contro il Nord?
Senza contare che a determinare la sconfitta della sinistra, anche questa volta, è stata l’astensione di più del 50% e non la travolgente avanzata delle destre. E qual è la parte della popolazione che non vota perché non si sente rappresentata? Magari perché il Pd e i vari Floris, Gruber, Parenzo, De Gregorio, Formigli e messa cantando hanno convinto gli italiani che quella della destra liberista europea sia l’unica politica economica possibile e che è meglio chiedere il commissariamento del Paese con il Mes che pensare a politiche diverse. Infatti quello che fa ‘Io sono Giorgia’ è esattamente quella che avrebbe fatto ‘Letta detto Enrico’ se avesse vinto le elezioni. Idem per le armi all’Ucraina e l’appiattimento atlantista.
Perché il popolo di sinistra non si scalda per le vicende di Annunziata e Fazio? Sarà perché a mia memoria da questi campioni di democrazia e giornalismo non è mai arrivata una domanda seria a Monti o Draghi?
Elly è un’anatra zoppa. È costretta a innumerevoli capriole per giustificare l’invio di armi, e altrettante dovrà farne per approvare il Mes in parlamento. Se non si libererà immediatamente della zavorra riformista del Pd, il popolo di sinistra resterà a casa e Elly durerà poco.