“Se n’è andata, adesso sono libero”. L’ultima bugia di Alessandro Impagnatiello l’ha detta all’amante statunitense quando aveva già ucciso Giulia Tramontano. Un whatsapp tra le 19 e le 20 di sabato, nella stessa ora in cui gli investigatori collocano l’omicidio, per cercare un contatto con la collega, che però, spaventata, ha preferito non incontrarlo proponendogli solo un confronto a distanza “da due finestre”.
Impagnatiello avrebbe telefonato e messaggiato con la ragazza della sua seconda relazione, scrivendola anche: “Il figlio non è mio”. Poche ore prima era stata la collega a cercare Tramontano in un incontro chiarificatore fra le due donne che fino a poche settimane prima non sapevano dell’esistenza l’una dell’altra. Il 30enne barman dell’Armani Bamboo di Milano non aveva voluto partecipare a quell’appuntamento. Dopo quel faccia a faccia, sarebbe maturato l’omicidio nella casa di Senago dove Tramontano, incinta al settimo mese, e Impagnatiello convivevano. Il 30enne ha impugnato un coltello e sferrato due o tre fendenti alla donna.
Non è stata l’unica bugia di Impagnatiello, che da mesi teneva una sorta di vita parallela. Nel corso dell’inchiesta, sfociata nella confessione nella tarda serata di mercoledì, sono emerse numerose incongruenze e il barman si è stato tradito con le sue contraddizioni. Quando domenica 28 maggio si è presentato lui dai carabinieri per denunciare la scomparsa ha raccontato di essere uscito di casa per comprare della marijuana fornendo però un indirizzo inesistente. Da lì gli accertamenti degli inquirenti guidati dalla pm Alessia Menegazzo e l’aggiunto Letizia Mannella su telefoni, auto, tracce biologiche, dichiarazioni fino al ritrovamento del corpo.
L’omicidio sarebbe avvenuto tra le 19.05 di sabato, quando una telecamera davanti all’abitazione ha ripreso per l’ultima volta Giulia, e le 20. Altre telecamere di sorveglianza hanno inquadrato, poi, gli spostamenti successivi dell’uomo per andare a nascondere il corpo, dopo averlo caricato nella sua auto e dopo due tentativi di bruciarlo. La macchina, controllata mercoledì dagli investigatori e nella quale sono state trovate tracce di sangue, puzzava ancora di benzina.