Per evitare problemi al cuoio capelluto è meglio controllare bene i propri shampoo: se ci sono le sigle "MEA", "TEA" e "DEA" bisogna cambiare prodotto
Compri uno shampoo, lo adoperi finché non termina e ti ritrovi con la forfora o i capelli grassi che prima non avevi. Sembra un paradosso, invece è proprio così. A determinare ciò, sono delle sostanze di sintesi, MEA, TEA e DEA, contenute in moltissimi detergenti per capelli. Sono impiegate, nonostante i possibili effetti collaterali, come schiumogeni, regolatori del ph e per emulsionare gli ingredienti presenti in un cosmetico. I rischi causati dall’utilizzo costante di prodotti di consumo per la cura personale che contengono questo gruppo di sostanze, spaziano dalle irritazioni alla sensibilizzazione cutanea, dalla disidratazione o al contrario da un eccesso di produzione di sebo. A questo si aggiunge la forfora, che con le sue odiate squame biancastre crea in che ce l’ha, un notevole disagio sociale e tanta insicurezza personale. Si tratta ovviamente di disfunzioni seccanti del cuoio capelluto, che sono poi difficili da risolvere in poco tempo. Segnano infatti l’inizio di un circolo vizioso che prevede l’acquisto di costose lozioni e di prodotti curativi, con un conseguente aumento del profitto delle grandi aziende del settore, a discapito della nostra salute.
La Campagna for Safe Cosmetics, attiva in tutto il mondo per rendere i prodotti di bellezza e per la cura personale più sicuri, allerta sui rischi derivati dall’impiego di MEA, TEA e DEA. Elenca quali componenti relativi a questo gruppo di sostanze possono essere presenti nella lista ingredienti (INCI) di un comune detergente. Gli elementi da ricercare sono: Trietanolammina, Dietanolammina, DEA, TEA, Cocamide DEA, Cocamide MEA, DEA-cetil fosfato, DEA oleth-3 fosfato, Lauramide DEA, Linoleamide MEA, Myristamide DEA, Oleamide DEA, Stearamide MEA e TEA-lauril solfato.
Tutte diciture indecifrabili e difficili anche solo da leggere, ma che contengono sempre una di queste tre sigle: MEA, TEA o DEA. Si possono quindi facilmente memorizzare, in modo da evitarle più agevolmente dagli acquisiti per l’igiene personale. Attenzione quindi: se sono presenti nel proprio shampoo, meglio interromperne l’utilizzo per evitare eventuali conseguenze, dato che possono generare reazioni irritanti, di disequilibrio e favorire, come abbiamo visto, la formazione di forfora e chiome grasse.
L’alternativa ecologica e naturale c’è sempre, basta cercarla. In commercio ci sono ottimi shampoo concepiti in modo sostenibile con ingredienti naturali e formulati con tensioattivi non inquinanti e rispettosi dell’equilibrio del cuoio capelluto, come indicato dalle certificazioni ecobio. E grazie al crescente interesse per il settore cosmetico green, i prezzi sono oggi sempre più abbordabili. Per avvicinarsi anche al virtuoso e auspicabile mondo zero waste si può optare per gli shampoo solidi, di grande tendenza negli ultimi anni, che sono venduti nel formato di un panetto in involucri di carta e senza flacone di plastica, dato che non contengono acqua. Si tratta di un’evoluzione intelligente e moderna della classica saponetta, tanto amata dai nonni per lavarsi i capelli. Quando il passato ritorna, ed è pure ecologico e cool.