Szymon Marciniak resta l’arbitro della finale di Champions League tra Manchester City e Inter, in programma il 10 giugno a Istanbul. L’Uefa ha deciso di soprassedere alla partecipazione del fischietto polacco a una recente manifestazione organizzata da un leader di estrema destra della Polonia. Marciniak si è sostanzialmente scusato spiegando che “non sapevo che l’evento fosse associato a un movimento di estrema destra” e assicurando che “se fossi stato a conoscenza di questo fatto avrei rifiutato categoricamente l’invito”.
Marciniak è stato ospite all’evento “Everest”, che si è svolto il 29 maggio a Katowice, organizzato da Slawomir Mentzen, leader del partito di estrema destra Konfederacia, che predica posizioni xenofobe, omofobe, razziste e antisemite. Le prove della sua presenza si trovano in Rete: c’è anche un post dello stesso Mentzen, politico salito alla ribalta 4 anni fa con un’agenda “contro ebrei, gay, aborto, tasse e Ue”, che annunciava la presenza dell’arbitro internazionale all’evento.
“I valori promossi da questo movimento sono del tutto contrari alle mie convinzioni personali e ai principi che sostengo nella mia vita”, ha sostenuto Marciniak sottolineando il suo “incrollabile sostegno ai valori sostenuti dall’Uefa, in particolare l’inclusività e il rispetto per tutti gli individui, principi al centro dello spirito del calcio e perfettamente in linea con le mie convinzioni personali”. L’arbitro polacco ha assicurato che “da ora in avanti mi impegnerò ad essere più attento nell’esaminare gli eventi e le organizzazioni a cui mi associo” e a “imparare da questa esperienza e a garantire che questi errori non si verifichino in futuro”.
Di fronte alla presa di posizione di Marciniak, la Uefa riconosce “le sue scuse e i suoi chiarimenti”. L’organo di calcio europeo inoltre in queste ore ha contattato ‘Neveragain’, una Ong affiliata alla rete FARE, che aveva denunciato il coinvolgimento di Marciniak. La stessa organizzazione “ha chiesto che il signor Marciniak rimanga al suo posto come arbitro per la finale, affermando fermamente che la sua rimozione minerebbe la promozione dei valori di antidiscriminazione”. La Uefa “si impegna a promuovere un ambiente calcistico inclusivo, rispettoso e leale e si oppone fermamente all’odio, alla discriminazione e all’intolleranza – si legge infine nella nota – Ribadiamo il nostro impegno a promuovere l’unità, il rispetto e il fair play all’interno di questo bellissimo gioco”.