Per mantenere il posto (che non ha più) nell’assise cittadina di Bene Vagienna, in provincia di Cuneo, avrebbe dovuto rinunciare al ricorso al Tar, ma l’ormai ex consigliere Claudio Ravotti, esponente del gruppo di opposizione ‘L’altra Bene’ questa decisione non l’ha voluta prendere. Non si è dimesso, né ha rinunciato alla battaglia intrapresa a settembre 2021. Prima di entrare a far parte dell’assise, insieme a una decina di concittadini, si era rivolto al Tar del Piemonte per far annullare il permesso che consentiva a una società agricola di costruire un impianto destinato a un allevamento che, attraverso vari passaggi burocratici, tuttora rischia di avere una capienza di oltre 106mila polli. La vicenda, stando alle date, è venuta alla luce proprio in seguito al ricorso. Per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Claudio Ambrogio, trattandosi di “interessi privati”, Ravotti non poteva mantenere la sua posizione nel ricorso e la carica pubblica. Di fatto, nei giorni scorsi, l’assise ha votato la sua decadenza. Ma l’ex consigliere non la pensa così e gli hanno manifestato solidarietà Legambiente e Pro Natura. “Se non ci fosse stato il nostro ricorso al Tar oggi in frazione di Isola ci sarebbe un allevamento intensivo di polli di circa un milione di capi all’anno in dispregio alle regole imposte dal Piano Regolatore e dalle leggi a tutela della salute pubblica e ambientale” spiega a ilfattoquotidiano.it. E continua: “Solo dopo la nostra azione il Comune ha fatto un passo indietro e la Provincia ha dato parere negativo”. Opposta la versione del sindaco che, interpellato da ilfattoquotidiano.it, in primo luogo parla di “pollaio” e commenta: “Se c’è qualcuno che ha fatto qualcosa per chiuderlo, sono io e non lui (Ravotti, ndr). Io ho fatto riaprire la Conferenza dei servizi e ho fatto annullare il permesso”. Ma dato che il permesso è stato annullato, perché l’ex consigliere ha scelto di non ritirarsi da quel procedimento? “Perché esiste ancora il rischio che in quell’area possa sorgere un allevamento intensivo senza che nessuno dei proprietari dei terreni circostanti abbia voce in capitolo” replica.

Il nodo dell’incompatibilità – La questione dell’incompatibilità è disciplinata nel testo unico degli enti locali: se un amministratore comunale ha una causa in corso con contro l’amministrazione, non può continuare a mantenere la carica, per evitare che interessi personali del singolo consigliere possano influire sulla decisione del collegio, che deve perseguire l’interesse pubblico. Il Comune fa notare che i ricorrenti “sono proprietari di unità abitative poste nelle immediate vicinanze del sito”. Quindi, Ravotti come gli altri, sarebbe spinto da interessi personali, inconciliabili con la sua carica. “Secondo diverse sentenze, però – spiega a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Mauro Mantelli, che assiste Ravotti – l’incompatibilità per lite pendente va esclusa nel caso in cui l’impugnazione di atti deliberativi sia stata proposta a tutela di interessi generali. Ed è questo il caso, dato che l’ex consigliere ha partecipato a un’azione collettiva contro la realizzazione di un allevamento intensivo” i cui impatti sulla comunità sono noti. Una questione così poco privata che contro l’impianto sono state raccolte oltre 500 firme, iniziativa a cui hanno aderito il vicino Comune di Trinità, Legambiente, Paese Nostro, Pro Natura Cuneo e Anpa.

Come si è arrivati al ricorso – Al Tar si è arrivati per annullare il permesso a costruire rilasciato a luglio 2020 dall’Ufficio Tecnico del Comune di Bene Vagienna all’azienda agricola Giaccardi Manuela (e poi volturato a giugno 2021 alla società La Cascina). A settembre 2021 è stata inoltrata alla Provincia l’istanza di rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale. La prima Conferenza di Servizi si è svolta a gennaio 2021: il Comune non era presente, ma ha inviato il permesso rilasciato mesi prima. La seconda Conferenza dei servizi è stata convocata ad aprile ed anche in questo caso il Comune era assente. Un mese dopo è stata rilasciata l’Aia e, a giugno 2021, sono partiti i lavori. A quel punto alcuni cittadini hanno chiesto i documenti al Comune, scoprendo del permesso rilasciato un anno prima. Il sindaco ha organizzato un incontro con i residenti della zona. “Alla presenza di circa 50 concittadini – racconta Ravotti – ha detto che non ne sapeva niente e che era appena stato informato che si sarebbe dovuto costruire un allevamento per circa 80mila polli. Nel corso dell’incontro, poi, diversi rappresentanti del Comune hanno confermato il possesso delle autorizzazioni necessarie”. In qualità di proprietario di un terreno vicino a quello interessato ai lavori, Ravotti ha così deciso di chiedere alla Provincia l’accesso agli atti e, poi, insieme a una decina di residenti, di rivolgersi al Tar.

Il dietrofront e le versioni degli enti coinvolti – “Solo dopo quel ricorso – spiega Ravotti – a novembre 2021, il sindaco di Bene Vagienna ha inviato alla Provincia una nota, invitandola a valutare l’opportunità di procedere a un riesame dell’Aia rilasciata ed eventualmente procedere al suo annullamento o modifica”. Scriveva il sindaco: “Il Comune di Bene Vagienna ha rilasciato il permesso di costruire fondandosi su un progetto presentato che risultava significativamente diverso e meno impattante rispetto a quello sottoposto alla valutazione di impatto ambientale”. Nella relazione tecnica allegata alla richiesta per il permesso, infatti, si parlava di 29.800 polli da carne (massimo consentito dal piano regolatore) per un totale di 447 quintali, quindi conforme alle norme tecniche di attuazione comunali, che prevedono un limite di peso di animali vivi pari a 480 quintali. Ma il progetto per cui è stata chiesta la Via riguarda un allevamento con una capienza potenziale di 106.768 polli, quasi 4 volte quello consentito dalle disposizioni urbanistiche. Cosa scrive, a riguardo, la Provincia? “Il permesso a costruire trasmesso dal Comune alla Provincia in vista della prima conferenza dei servizi non riportava in alcun modo la capienza massima di capi avicoli assegnata all’allevamento”. Non solo: “L’ente (il Comune, ndr) non partecipava alle sedute delle due conferenze e, conseguentemente, il suo assenso si considerava acquisito senza condizioni”. Da qui la considerazione che la Provincia non ha avuto modo di comprendere il contrasto tra il progetto presentato al Comune e quello allegato all’istanza di Via/Aia. “Senza nulla voler argomentare in merito alla mancata tempestiva presa di posizione del Comune – scrive sempre la Provincia – preme sottolineare come fosse materialmente impossibile, per l’amministrazione provinciale, concludere il modo diverso il primo procedimento”. In sintesi, “l’incompatibilità non era emersa in sede istruttoria, perché non debitamente segnalata dal Comune”.

I ricorsi ancora aperti – E così a novembre 2021 la Provincia ha annullato in autotutela l’autorizzazione, riconvocando una terza conferenza dei servizi, durante la quale è stato dato atto del parere urbanistico edilizio negativo del Comune, così come di quelli (sempre negativi) dell’Asl e di Mondo Acqua. La conferenza si è chiusa con il parere negativo ufficializzato con la determina dell’11 maggio 2022. “Non è stata intrapresa nessuna iniziativa per sospendere i lavori che, invece, hanno subito un’accelerata” spiega Ravotti. Non solo. La proprietà ha impugnato l’annullamento (si sono costituiti in giudizio Comune e Provincia) e ha chiesto la sospensione della determina (in quel caso a costituirsi in giudizio è anche Ravotti, come unico tra i firmatari del primo ricorso chiamato in causa dalla proprietà). “È questo il punto” spiega l’avvocato Claudio De Maria, il legale che segue il consigliere nel procedimento. “Se Ravotti si ritirasse – aggiunge – il ricorso dei cittadini andrebbe avanti, ma lui perderebbe la possibilità di dire la sua negli altri due ricorsi presentati dalla proprietaria. E, dato che è stato l’unico tra i cittadini a essere chiamato in causa, la perderebbero anche gli altri ricorrenti”. Ma perché gli altri procedimenti sono così importanti? “Perché anche se i cittadini perdessero il ricorso – conclude il legale – la proprietaria potrebbe al massimo realizzare un allevamento di dimensioni minori. Per realizzare un impianto come quello per cui era stata ottenuto l’Aia (106.000 polli, ndr), la proprietà dovrebbe vincere anche il ricorso con cui ha impugnato la determina provinciale di annullamento dell’autorizzazione, proprio quello nel quale Ravotti è l’unico a poter dire la sua”.

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