Voleva depistare le indagini, sperava di farla franca. L’ultimo inganno di Alessandro Impagnatiello, l’uomo che ha confessato il femminicidio di Giulia Tramontano incinta al settimo mese di suo figlio, è stato l’invio di un messaggio il 31 maggio sul cellulare della donna che sapeva di aver ucciso quattro giorni prima: “Ho i giornalisti che mi stanno molestando sotto casa, ti prego è invivibile così mia mamma piange, mio fratello e Luciano pure, ti prego. Siamo al 4 giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico”.

Un messaggio a cui la 29enne non avrebbe mai potuto rispondere perché ammazzata con due coltellate alla gola da cui non si era riuscita a difendere. Quel messaggio, un maldestro tentativo di precostituirsi un alibi e per far credere Giulia si fosse allontanata da casa volontariamente, è agli atti dell’indagine della procura di Milano. Impagnatiello è ora in carcere accusato di omicidio aggravato, anche se il gip ha escluso la premeditazione e la crudeltà e si trova in una cella per i detenuti cosiddetti a rischio. L’uomo, che da quando è stato fermato ha ripetuto più volte che “l’unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita”, è infatti controllato con maggiore attenzione rispetto agli altri.

I messaggi tra Alessandro e Giulia – In un altro messaggio l’uomo il 25 maggio scriveva alla convivente: “Ma veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? Vuoi farlo nascere con due genitori già separati ? Ma che madre sei!!! Ma te lo chiedi?”. Quel giorno i due, come si evince dai WhatsApp, stanno discutendo. Le gli ripete di non essere “felice” e che loro storia era al capolinea. “Accetta la mia decisione e chiudiamo il discorso. Non voglio altre discussioni, frustrazioni, ansie e rabbia continua, lasciami stare”. Una volontà che Giulia non è riuscita a portare a compimento. La vittima, secondo quanto riferito a verbale ai carabinieri dalla sorella Chiara, sapeva di non potersi fidare del fidanzato che le aveva già raccontato dell’altra storia qualche mese prima. Per questo a gennaio per un paio di settimane era tornata a casa dei genitori, ma poi era rientrata e aveva proseguito la relazione fin quando l’altra giovane, ingannata dall’uomo, non l’aveva contattata per raccontarle tutto: anche che lei era rimasta incinta e aveva abortito.

“Non voglio più combattere e vivere una vita non soddisfatta al fianco della persona sbagliata – aveva scritto Giulia Tramontano due giorni prima di essere uccisa – Non voglio altre discussioni, frustrazioni, ansie e rabbia continua, lasciami stare. Non sono felice e vorrei ritrovare la mia tranquillità”. “E vuoi trovare tranquillità mettendomi da parte?” le aveva replicato lui. Ma era da quasi un anno che Alessandro ha una relazione parallela con un’altra donna. “Ho ripetuto mille volte la stessa cosa. Ho avvisato più volte e nessuno mi ha mai ascoltata, sempre tutto un’eterna lotta”, scriveva la 29enne esasperata, che aggiunge: “Non ho fiducia in te e non ne avrò mai. Ormai il vaso è rotto e io non voglio sistemarlo”. “Non ti fa per nulla onore parlare così, per niente proprio”, le aveva risposto lui.

Il gip sull’indagato: “Capacità manipolativa” e “instabilità emotiva” – Secondo il giudice per le indagini preliminari, che ha convalidato il fermo ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare, Impagnatiello ha ucciso “senza un reale motivo” per lo “stress” che stava vivendo a causa “non solo della gestione delle due ragazze” con cui aveva una relazione parallela, “ma anche per il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza, per esempio sul luogo di lavoro”. In merito alla giustificazione data dell’omicidio, il giudice ha sottolineato che il barman “ha adottato una soluzione estrema per sottarsi ad una situazione di stress e che pertanto potrebbe nuovamente determinarsi ad una soluzione quale la fuga per sottrarsi alle conseguenze del procedimento”, ossia il carcere. “Inoltre – ha aggiunto il gip – ha dimostrato di avere capacità reattive che gli hanno consentito nelle ore successive e per alcuni giorni” di dissimulare la realtà facendo credere che Giulia fosse sparita. Nel provvedimento si sottolinea l'”estrema gravità dei reati commessi ed i tratti caratteriali dell’indagato” il quale, oltre ad aver manifestato “capacità manipolativa” e “instabilità emotiva”, sperava, “avendo ‘eliminato’ il pericolo costituito da Giulia Tramontano, di proseguire la relazione” con l’altra, donna la quale “invece, avendo scoperto la doppia relazione (…) lo aveva allontanato vanificando e quindi frustrando (nuovamente) le sue aspettative”.

“Le ho dato due coltellate alla gola” – Durante l’interrogatorio dopo il fermo Impagnatiello ha ripercorso il femminicidio nella loro abitazione di Senago, nel Milanese, dopo che Giulia aveva incontrato l’altra donna e aveva avuto conferma del tradimento. “Intanto che io mangiavo una piadina – ha messo a verbale – Giulia è andata in cucina per preparare la cena e ha iniziato a tagliare dei pomodori. Io ero in sala che finivo la mia piadina. A quel punto, di nuovo, Giulia ha riaperto la discussione sul tradimento dicendomi che dopo quello che aveva scoperto la vita le era diventata pesante. E che non riusciva più a vivere. Che non voleva più vivere. Le ho dato due coltellate alla gola – ha raccontato agli inquirenti l’assassino – ha tentato di divincolarsi, ma non riusciva, lo faceva in modo debole. Non ha nemmeno urlato. A quel punto erano le 20.30, era a terra ho pensato: Come mi libero del corpo? E così l’ho portata in bagno e le ho dato fuoco nella vasca”.

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