Pendolari, non bastano nuove infrastrutture se non cambiano i meccanismi di gestione
Il circostanziato e approfondito Dataroom del 29 maggio scorso, “perché i pendolari sono ostaggio dei treni”, di Milena Gabanelli e Gianni Santucci non rende completamente l’idea delle cause dell’inefficienza e della scarsa affidabilità dei treni pendolari italiani. Inefficienza che spiega il loro minor utilizzo, circa 2,3 milioni di pendolari contro i 3 milioni del 2019 (sempre pochi), rispetto alle consistenti risorse pubbliche spese. Dato registrato dopo la pandemia e il rinnovato ricorso all’uso dell’automobile dei pendolari per raggiungere il posto di lavoro o la scuola.
Uso maggiore dell’automobile che, inevitabilmente, aumenta la congestione sulle strade e il già alto inquinamento atmosferico. Va precisato che il “grosso” dei pendolarismo non lo troviamo sui treni, ma sugli autobus extra-urbani con oltre 10 milioni di passeggeri all’ anno. Anche questo settore vive la stessa crisi di quello ferroviario. Non è così nel vecchio continente dove, negli ultimi decenni, la liberalizzazione del settore e l’adozione di meccanismi competitivi per l’affidamento dei servizi hanno potenziato e migliorato l’offerta di trasporti pubblici, con il risultato di rendere più efficiente anche la spesa pubblica nel settore.
Il Dataroom cita i lucidi e completi rapporti annuali di Pendolaria. Ma anche Legambiente sembra non volersi mai fare una semplice domanda: perché il trasporto ferroviario convive con livelli di inefficienza che oramai sono stati superati da tempo in ogni Paese europeo sviluppato con le gare e con una regolazione pubblica moderna e responsabile?
La situazione italiana si caratterizza per l’assenza di competizione (regolata) nell’affidamento dei servizi di trasporto pubblico, sia per gli autobus extra-urbani che per i treni regionali. Le competenze istituzionali sono troppo frammentate, senza alcuna regia capace di ottimizzare la spesa pubblica del comparto. Le istituzioni pubbliche spesso proprietarie delle aziende e controllori dei servizi sono orientate a politiche consociative e di consenso, non alla soddisfazione del passeggero. Le aziende pensano prima a se stesse (ai consiglieri di amministrazione, ai loro manager, ai loro fornitori di beni e servizi), poi se avanza tempo ai servizi da svolgere.
L’inerzia amministrativa e consociativa del regolatore pubblico prevale sulla necessità di cambiamento e di innovazione del sistema dei trasporti. Sistema che non è limitato e inefficiente per le percentuali di linee a binario unico o non elettrificate (i dati sono in linea con quelle europee), piuttosto per le caratteristiche gestionali e manutentive di rete, per il materiale rotabile e per l’organizzazione del lavoro con manager che stanno lì indipendentemente dalla loro prestazioni. Il vecchio direttore di Mercitalia Logistic, che ha chiuso il bilancio con una perdita di 144 milioni nel 2022 e di 19 milioni nel 2021, è stato nominato qualche giorno fa amministratore delegato di RFI, la più importante controllata del Gruppo FS .
Le compagnie ferroviarie, da Trenitalia alla lombarda Trenord, mostrano inadeguatezze tipiche di un sistema monopolistico (poco responsabile nella gestione perché garantito dall’assenza di concorrenza e da contributi pubblici sicuri) e della grave carenza di regolazione pubblica.
Infine è da sfatare il mito dell’alta velocità. Non è poi così redditizia come si crede. I ricavi sono in continua flessione mentre, in questi anni, esclusi quelli pandemici, sono cresciuti i margini del trasporto regionale grazie all’aumento dei ricavi relativi ai contratti di servizio con le Regioni (quelli garantiti per l’assenza delle gare). Insomma il gruppo FS chiude i bilanci in attivo grazie al trasporto dei pendolari anche se i servizi peggiorano e i pendolari diminuiscono.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni per due ore di conferenza stampa ha completamente dimenticato le condizioni di vita degli italiani". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Non una parola sulle infinite liste di attesa nella sanità pubblica, sulle bollette insostenibili per le famiglie e le imprese, sulle pensioni che volevano portare a mille euro e invece aumentano di 1,80 euro, sul salario minimo negato a 4 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, sulle accise che aveva promesso di abolire e sulla paralisi dei trasporti pubblici che fanno partire l'Italia con un'ora di ritardo tutti i giorni. Evidentemente - rimarca Schlein - era troppo impegnata nella difesa d’ufficio e nell’interpretazione autentica del pensiero di Trump e Musk”.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Come diceva l'Uomo ragno, a un grande potere corrispondono grandi responsabilità, quindi di solito quando mi confronto con queste cose vedo soprattutto le responsabilità che questo comporta". Ricorre anche ad una battuta il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, per commentare il giudizio di 'Politico' che l'ha considerata la leader più potente d'Europa.
"Mi preoccupa un po' -ha esordito la premier- ho sempre molta difficoltà a parlare di me stessa, soprattutto in termini positivi. Ho trovato sicuramente positivo il percorso che ho fatto negli ultimi tre anni: credo che qualche anno fa mi aveste posizionato tra i distruttori; lo scorso anno ero nei pragmatici; quest'anno capo della classifica, quindi il mio è sicuramente un percorso positivo agli occhi di 'Politico'".
Roma, 9 gen (Adnkronos) - "Il giornalismo di inchiesta è straordinario e prezioso. Possiamo cercare di ragionare su come fare un salto di qualità nella protezione di questi colleghi, giornalisti, che vanno in giro per il mondo. Vogliamo e possiamo aiutarli a fare meglio e a esser meno esposti". Lo ha detto Giorgia Meloni.
"Avevo chiesto a Mantovano di promuovere una riunione in questo senso con le associazioni, l'Ordine dei giornalisti, per cercare di capire insieme quali possano essere strumenti e regole di ingaggio per proteggere meglio", i giornalisti, ha spiegato la presidente del Consiglio.
Roma, 9 gen (Adnkronos) - "Non ho mai parlato di complotto in due anni da presidente del Consiglio. Ho detto che mi ha molto incuriosito questo continuo voler raccontare attorno alla figura di Arianna Meloni cose non vere. Alla prova dei fatti, come si chiama, una strategia? Altrimenti sarebbe cialtroneria. Forse pure peggio". Lo ha detto Giorgia Meloni.
"Io penso ci possa esser l'idea, non della magistratura, a livello politico, di gettare fango su qualcuno. Ma non ho mai parlato di complotto in vita mia. Che poi io possa avere diversi avversari non mi sembra una grande notizia; che ci possano essere mondi, ambienti, gruppi di potere che in passato avevano un rapporto migliore con il potere politico e oggi sono innervositi per non essere adeguatamente tenuti in considerazione è scontato", ha spiegato la presidente del Consiglio.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Non saprei giudicare la lettura di quali siano i leader più influenti, però sicuramente se ho un'influenza cercherò di spenderla in modo proattivo, positivo, concreto per il bene di un continente che altrimenti rischia, in un futuro non lontano da questo, di scivolare verso l'irrilevanza". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, a proposito del giudizio di 'Politico' che l'ha considerata la leader più potente d'Europa.
"Non penso -ha aggiunto la premier- che tra i leader europei sia utile costruire delle competizioni, penso che insieme dobbiamo darci una mano per capire che cosa è stato sbagliato nella strategia, per capire come correggere quella strategia. Questo è un lavoro che cerco di fare ogni giorno, forte di posizioni che sono chiare, che tendenzialmente non baratto, forte di una chiarezza, forte di un approccio pragmatico del quale oggi l'Europa ha disperatamente bisogno".
Londra, 9 gen. (Adnkronos) - Catherine Middleton inizierà il 2025 con la ripresa dei suoi impegni reali, dopo lo stop per l'annus horribilis appena trascorso, durante il quale sia lei che il re si sono sottoposti alle cure per il cancro. Gli amanti dello stile reale saranno deliziati dal fatto che l'anno appena iniziato promette di essere un anno lavorativo come quelli che hanno preceduto il 2024. Con il suo status, le sue risorse e la sua innata eleganza, la principessa incarna un raro insieme di qualità che rendono il suo guardaroba infinitamente affascinante da classificare, sottolinea il Telegraph, ricostruendo le mise più iconiche della futura regina. La rassegna fotografica del quotidiano britannico prende il via con l'abito a pois di Alessandra Rich, indossato al Royal Ascot nel 2022, uno dei preferiti di Kate e che rende anche un omaggio al look della principessa Diana all'Epsom Derby nel 1986.
Catherine - ricorda la testata - indossò una gonna e una camicetta azzurra di Elie Saab per un garden party a Buckingham Palace nel 2023. Stesso look in chiffon e pizzo mostrato al Royal Ascot nel 2019, completo in entrambe le occasioni di un cappello di Philip Treacy. Sempre nel 2023, Catherine indossò un abito 'verde pallina da tennis' a Wimbledon. Una tonalità che sfocia nel giallo, leggermente più sbiadito, dell'abito di Jenny Packham, vestito da Catherine nel 2011 per il suo arrivo all'aeroporto di Calgary, in Canada. Un abito che presentava un raro orlo sopra il ginocchio. Ancora in Canada, ma nel 2016, il Telegraph sottolinea "la diplomazia sartoriale" incarnata alla perfezione con l'abito in pizzo inglese rosso e bianco di Alexander McQueen indossato a Vancouver. In tema di diplomazia, che dire allora dell'abito verde con peplo firmato Alessandra Rich durante la visita della principessa in Irlanda all'inizio del 2020, un colore che rendeva omaggio alla nazione ospitante?
Un altro abito di Alessandra Rich, questa volta per la partenza da Nassau, Bahamas, nel 2022, aveva un'aria celebrativa, con i suoi volant e la vita a peplo. Il design more-is-more ricordava anche il tipo di look che la principessa Diana aveva alla fine degli anni '80. La principessa indossò anche un abito bianco e oro di Alexander McQueen per un banchetto di stato a Kuala Lumpur nel 2012. Lo mise di nuovo per partecipare ai Bafta nel 2020, dopo aver aggiornato le maniche con un design più contemporaneo e sobrio. L'anno prima, disegnato da Sarah Burton sempre per Alexander McQueen, per il suo matrimonio del 2011, l'abito indossato da Kate presentava applicazioni in pizzo sul corpetto e sulla gonna, realizzate a mano dalla Royal School of Needlework, con sede a Hampton Court Palace.
Si trattava di un abito ricco di simbolismo, con fiori di pizzo applicati a mano su tulle di seta avorio per creare un disegno che incorporava la rosa, il cardo, il narciso e il trifoglio. La realizzazione dell'abito è un segreto gelosamente custodito e il risultato fu molto più di un momento di moda: fece la storia della moda. Ultimo, ma, naturalmente, non per importanza, l'abito indossato per l'incoronazione del re nel 2023: era color avorio, ancora una volta di Sarah Burton per Alexander McQueen, ricamato con i simboli floreali del Regno Unito. La sua fascia era una collaborazione tra McQueen e la modista Jess Collett. La principessa Charlotte indossava anche lei una versione ridotta dell'abito della madre, sempre di McQueen. L'abito e il mantello abbinato erano realizzati in crepe di seta color avorio, e il suo copricapo era fatto di lingotti d'argento, cristalli e fili d'argento.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "La decisione del Governo, anticipata dalla Premier nel corso della conferenza stampa, di impugnare la legge campana che consentirebbe a De Luca di correre per un terzo mandato è un passo che mette definitivamente fine anche a qualsiasi ipotesi di ulteriori mandati per Zaia in Veneto”. Lo dice il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico Veneto.
“Lo sosteniamo da tempo – prosegue Martella - in Veneto è finito un ciclo politico. E non troppo presto, visto che il centrodestra governa ininterrottamente da 30 anni e Zaia è al vertice della Regione da ben 15. È stucchevole e anche un po’ infantile il tentativo disperato della Lega veneta di aggrapparsi all’idea di avere lo stesso leader per sempre. Ed è un po’ malinconico questo ultimo atto del presidente della Regione, che anziché arrendersi all’inesorabilità della legge e delle regole democratiche, preferisce fantasticare un’improbabile asse tra Venezia e Napoli, appeso alla speranza che la Consulta possa invalidare la legge sui limiti dei mandati".
"Il limite dei mandati non è antidemocratico, è norma presente in molti Paesi democratici avanzati. Chi ricopre un ruolo esecutivo molto forte, come un governatore, rischia di costruire sistemi di potere che soffocano il ricambio e l’innovazione politica. Non è un caso che una regola simile sia applicata negli Stati Uniti e in altre democrazie consolidate. Il ricambio non è solo sano, ma necessario: dopo 15 anni consecutivi al governo della Regione, ciò che Zaia poteva dare ed esprimere è stato dato ed espresso. E non è un fatto di parte: noi Democratici siamo contrari alla legge campana, pur riguardando un governatore del PD come De Luca. È una norma di buon senso, che fa bene alla politica, che sia al governo la destra o la sinistra. Per una ragione semplice: il mondo cambia, così come cambiano le richieste e le esigenze dei cittadini. Per affrontare queste nuove sfide – conclude Martella - servono nuovi interpreti, capaci di una visione coraggiosa e ambiziosa”.
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Dario Balotta
Esperto di trasporti e ambiente
Economia & Lobby - 3 Giugno 2023
Pendolari, non bastano nuove infrastrutture se non cambiano i meccanismi di gestione
Il circostanziato e approfondito Dataroom del 29 maggio scorso, “perché i pendolari sono ostaggio dei treni”, di Milena Gabanelli e Gianni Santucci non rende completamente l’idea delle cause dell’inefficienza e della scarsa affidabilità dei treni pendolari italiani. Inefficienza che spiega il loro minor utilizzo, circa 2,3 milioni di pendolari contro i 3 milioni del 2019 (sempre pochi), rispetto alle consistenti risorse pubbliche spese. Dato registrato dopo la pandemia e il rinnovato ricorso all’uso dell’automobile dei pendolari per raggiungere il posto di lavoro o la scuola.
Uso maggiore dell’automobile che, inevitabilmente, aumenta la congestione sulle strade e il già alto inquinamento atmosferico. Va precisato che il “grosso” dei pendolarismo non lo troviamo sui treni, ma sugli autobus extra-urbani con oltre 10 milioni di passeggeri all’ anno. Anche questo settore vive la stessa crisi di quello ferroviario. Non è così nel vecchio continente dove, negli ultimi decenni, la liberalizzazione del settore e l’adozione di meccanismi competitivi per l’affidamento dei servizi hanno potenziato e migliorato l’offerta di trasporti pubblici, con il risultato di rendere più efficiente anche la spesa pubblica nel settore.
Il Dataroom cita i lucidi e completi rapporti annuali di Pendolaria. Ma anche Legambiente sembra non volersi mai fare una semplice domanda: perché il trasporto ferroviario convive con livelli di inefficienza che oramai sono stati superati da tempo in ogni Paese europeo sviluppato con le gare e con una regolazione pubblica moderna e responsabile?
La situazione italiana si caratterizza per l’assenza di competizione (regolata) nell’affidamento dei servizi di trasporto pubblico, sia per gli autobus extra-urbani che per i treni regionali. Le competenze istituzionali sono troppo frammentate, senza alcuna regia capace di ottimizzare la spesa pubblica del comparto. Le istituzioni pubbliche spesso proprietarie delle aziende e controllori dei servizi sono orientate a politiche consociative e di consenso, non alla soddisfazione del passeggero. Le aziende pensano prima a se stesse (ai consiglieri di amministrazione, ai loro manager, ai loro fornitori di beni e servizi), poi se avanza tempo ai servizi da svolgere.
L’inerzia amministrativa e consociativa del regolatore pubblico prevale sulla necessità di cambiamento e di innovazione del sistema dei trasporti. Sistema che non è limitato e inefficiente per le percentuali di linee a binario unico o non elettrificate (i dati sono in linea con quelle europee), piuttosto per le caratteristiche gestionali e manutentive di rete, per il materiale rotabile e per l’organizzazione del lavoro con manager che stanno lì indipendentemente dalla loro prestazioni. Il vecchio direttore di Mercitalia Logistic, che ha chiuso il bilancio con una perdita di 144 milioni nel 2022 e di 19 milioni nel 2021, è stato nominato qualche giorno fa amministratore delegato di RFI, la più importante controllata del Gruppo FS .
Le compagnie ferroviarie, da Trenitalia alla lombarda Trenord, mostrano inadeguatezze tipiche di un sistema monopolistico (poco responsabile nella gestione perché garantito dall’assenza di concorrenza e da contributi pubblici sicuri) e della grave carenza di regolazione pubblica.
Infine è da sfatare il mito dell’alta velocità. Non è poi così redditizia come si crede. I ricavi sono in continua flessione mentre, in questi anni, esclusi quelli pandemici, sono cresciuti i margini del trasporto regionale grazie all’aumento dei ricavi relativi ai contratti di servizio con le Regioni (quelli garantiti per l’assenza delle gare). Insomma il gruppo FS chiude i bilanci in attivo grazie al trasporto dei pendolari anche se i servizi peggiorano e i pendolari diminuiscono.
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Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
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Roma, 9 gen. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni per due ore di conferenza stampa ha completamente dimenticato le condizioni di vita degli italiani". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Non una parola sulle infinite liste di attesa nella sanità pubblica, sulle bollette insostenibili per le famiglie e le imprese, sulle pensioni che volevano portare a mille euro e invece aumentano di 1,80 euro, sul salario minimo negato a 4 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, sulle accise che aveva promesso di abolire e sulla paralisi dei trasporti pubblici che fanno partire l'Italia con un'ora di ritardo tutti i giorni. Evidentemente - rimarca Schlein - era troppo impegnata nella difesa d’ufficio e nell’interpretazione autentica del pensiero di Trump e Musk”.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Come diceva l'Uomo ragno, a un grande potere corrispondono grandi responsabilità, quindi di solito quando mi confronto con queste cose vedo soprattutto le responsabilità che questo comporta". Ricorre anche ad una battuta il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, per commentare il giudizio di 'Politico' che l'ha considerata la leader più potente d'Europa.
"Mi preoccupa un po' -ha esordito la premier- ho sempre molta difficoltà a parlare di me stessa, soprattutto in termini positivi. Ho trovato sicuramente positivo il percorso che ho fatto negli ultimi tre anni: credo che qualche anno fa mi aveste posizionato tra i distruttori; lo scorso anno ero nei pragmatici; quest'anno capo della classifica, quindi il mio è sicuramente un percorso positivo agli occhi di 'Politico'".
Roma, 9 gen (Adnkronos) - "Il giornalismo di inchiesta è straordinario e prezioso. Possiamo cercare di ragionare su come fare un salto di qualità nella protezione di questi colleghi, giornalisti, che vanno in giro per il mondo. Vogliamo e possiamo aiutarli a fare meglio e a esser meno esposti". Lo ha detto Giorgia Meloni.
"Avevo chiesto a Mantovano di promuovere una riunione in questo senso con le associazioni, l'Ordine dei giornalisti, per cercare di capire insieme quali possano essere strumenti e regole di ingaggio per proteggere meglio", i giornalisti, ha spiegato la presidente del Consiglio.
Roma, 9 gen (Adnkronos) - "Non ho mai parlato di complotto in due anni da presidente del Consiglio. Ho detto che mi ha molto incuriosito questo continuo voler raccontare attorno alla figura di Arianna Meloni cose non vere. Alla prova dei fatti, come si chiama, una strategia? Altrimenti sarebbe cialtroneria. Forse pure peggio". Lo ha detto Giorgia Meloni.
"Io penso ci possa esser l'idea, non della magistratura, a livello politico, di gettare fango su qualcuno. Ma non ho mai parlato di complotto in vita mia. Che poi io possa avere diversi avversari non mi sembra una grande notizia; che ci possano essere mondi, ambienti, gruppi di potere che in passato avevano un rapporto migliore con il potere politico e oggi sono innervositi per non essere adeguatamente tenuti in considerazione è scontato", ha spiegato la presidente del Consiglio.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Non saprei giudicare la lettura di quali siano i leader più influenti, però sicuramente se ho un'influenza cercherò di spenderla in modo proattivo, positivo, concreto per il bene di un continente che altrimenti rischia, in un futuro non lontano da questo, di scivolare verso l'irrilevanza". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, a proposito del giudizio di 'Politico' che l'ha considerata la leader più potente d'Europa.
"Non penso -ha aggiunto la premier- che tra i leader europei sia utile costruire delle competizioni, penso che insieme dobbiamo darci una mano per capire che cosa è stato sbagliato nella strategia, per capire come correggere quella strategia. Questo è un lavoro che cerco di fare ogni giorno, forte di posizioni che sono chiare, che tendenzialmente non baratto, forte di una chiarezza, forte di un approccio pragmatico del quale oggi l'Europa ha disperatamente bisogno".
Londra, 9 gen. (Adnkronos) - Catherine Middleton inizierà il 2025 con la ripresa dei suoi impegni reali, dopo lo stop per l'annus horribilis appena trascorso, durante il quale sia lei che il re si sono sottoposti alle cure per il cancro. Gli amanti dello stile reale saranno deliziati dal fatto che l'anno appena iniziato promette di essere un anno lavorativo come quelli che hanno preceduto il 2024. Con il suo status, le sue risorse e la sua innata eleganza, la principessa incarna un raro insieme di qualità che rendono il suo guardaroba infinitamente affascinante da classificare, sottolinea il Telegraph, ricostruendo le mise più iconiche della futura regina. La rassegna fotografica del quotidiano britannico prende il via con l'abito a pois di Alessandra Rich, indossato al Royal Ascot nel 2022, uno dei preferiti di Kate e che rende anche un omaggio al look della principessa Diana all'Epsom Derby nel 1986.
Catherine - ricorda la testata - indossò una gonna e una camicetta azzurra di Elie Saab per un garden party a Buckingham Palace nel 2023. Stesso look in chiffon e pizzo mostrato al Royal Ascot nel 2019, completo in entrambe le occasioni di un cappello di Philip Treacy. Sempre nel 2023, Catherine indossò un abito 'verde pallina da tennis' a Wimbledon. Una tonalità che sfocia nel giallo, leggermente più sbiadito, dell'abito di Jenny Packham, vestito da Catherine nel 2011 per il suo arrivo all'aeroporto di Calgary, in Canada. Un abito che presentava un raro orlo sopra il ginocchio. Ancora in Canada, ma nel 2016, il Telegraph sottolinea "la diplomazia sartoriale" incarnata alla perfezione con l'abito in pizzo inglese rosso e bianco di Alexander McQueen indossato a Vancouver. In tema di diplomazia, che dire allora dell'abito verde con peplo firmato Alessandra Rich durante la visita della principessa in Irlanda all'inizio del 2020, un colore che rendeva omaggio alla nazione ospitante?
Un altro abito di Alessandra Rich, questa volta per la partenza da Nassau, Bahamas, nel 2022, aveva un'aria celebrativa, con i suoi volant e la vita a peplo. Il design more-is-more ricordava anche il tipo di look che la principessa Diana aveva alla fine degli anni '80. La principessa indossò anche un abito bianco e oro di Alexander McQueen per un banchetto di stato a Kuala Lumpur nel 2012. Lo mise di nuovo per partecipare ai Bafta nel 2020, dopo aver aggiornato le maniche con un design più contemporaneo e sobrio. L'anno prima, disegnato da Sarah Burton sempre per Alexander McQueen, per il suo matrimonio del 2011, l'abito indossato da Kate presentava applicazioni in pizzo sul corpetto e sulla gonna, realizzate a mano dalla Royal School of Needlework, con sede a Hampton Court Palace.
Si trattava di un abito ricco di simbolismo, con fiori di pizzo applicati a mano su tulle di seta avorio per creare un disegno che incorporava la rosa, il cardo, il narciso e il trifoglio. La realizzazione dell'abito è un segreto gelosamente custodito e il risultato fu molto più di un momento di moda: fece la storia della moda. Ultimo, ma, naturalmente, non per importanza, l'abito indossato per l'incoronazione del re nel 2023: era color avorio, ancora una volta di Sarah Burton per Alexander McQueen, ricamato con i simboli floreali del Regno Unito. La sua fascia era una collaborazione tra McQueen e la modista Jess Collett. La principessa Charlotte indossava anche lei una versione ridotta dell'abito della madre, sempre di McQueen. L'abito e il mantello abbinato erano realizzati in crepe di seta color avorio, e il suo copricapo era fatto di lingotti d'argento, cristalli e fili d'argento.
di Cristiano Camera
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "La decisione del Governo, anticipata dalla Premier nel corso della conferenza stampa, di impugnare la legge campana che consentirebbe a De Luca di correre per un terzo mandato è un passo che mette definitivamente fine anche a qualsiasi ipotesi di ulteriori mandati per Zaia in Veneto”. Lo dice il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico Veneto.
“Lo sosteniamo da tempo – prosegue Martella - in Veneto è finito un ciclo politico. E non troppo presto, visto che il centrodestra governa ininterrottamente da 30 anni e Zaia è al vertice della Regione da ben 15. È stucchevole e anche un po’ infantile il tentativo disperato della Lega veneta di aggrapparsi all’idea di avere lo stesso leader per sempre. Ed è un po’ malinconico questo ultimo atto del presidente della Regione, che anziché arrendersi all’inesorabilità della legge e delle regole democratiche, preferisce fantasticare un’improbabile asse tra Venezia e Napoli, appeso alla speranza che la Consulta possa invalidare la legge sui limiti dei mandati".
"Il limite dei mandati non è antidemocratico, è norma presente in molti Paesi democratici avanzati. Chi ricopre un ruolo esecutivo molto forte, come un governatore, rischia di costruire sistemi di potere che soffocano il ricambio e l’innovazione politica. Non è un caso che una regola simile sia applicata negli Stati Uniti e in altre democrazie consolidate. Il ricambio non è solo sano, ma necessario: dopo 15 anni consecutivi al governo della Regione, ciò che Zaia poteva dare ed esprimere è stato dato ed espresso. E non è un fatto di parte: noi Democratici siamo contrari alla legge campana, pur riguardando un governatore del PD come De Luca. È una norma di buon senso, che fa bene alla politica, che sia al governo la destra o la sinistra. Per una ragione semplice: il mondo cambia, così come cambiano le richieste e le esigenze dei cittadini. Per affrontare queste nuove sfide – conclude Martella - servono nuovi interpreti, capaci di una visione coraggiosa e ambiziosa”.